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17 scariche con il DAE ed oltre 30 minuti di RCP: così l’infermiere Egidio Giovanni Ape salvò la vita di un 50enne

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17 scariche con il DAE ed oltre 30 minuti di RCP: così l’infermiere Egidio Giovanni Ape ha salvato la vita di un 50enne
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Dopo quel soccorso ripreso nel nostro precedente articolo (VEDI) arrivano i ringraziamenti della sorella del 50enne che oggi è vivo grazie alla professionalità dell’infermiere Egidio Giovanni Ape

Furono necessarie diciassette scariche elettriche erogate con un defibrillatore automatico esterno ed oltre mezz’ora di rianimazione cardiopolmonare, ma alla fine l’infermiere del 118 di Lecce riuscì a salvare la vita di un 50enne in arresto cardiaco

Era crollato a terra per un malore, rendendo necessario l’intervento della squadra del 118, che secondo molti si è spinta ben oltre le procedure standard per salvare la vita al paziente.

“Non so nemmeno io perché ho insistito così tanto. Non lo so. È stato un miracolo”, racconta l’infermiere del 118.

Erano le ore 20 di venerdì sera, quando un uomo di 50 anni, poco dopo essere uscito da una tabaccheria, crollò al suolo per un malore nel tentativo di raggiungere la sua Alfa Romeo.

Uno dei presenti contatta il 118  facendo giungere nel giro di pochi minuti un’ambulanza sul posto.“Eravamo già nelle vicinanze quando è arrivata la richiesta dalla centrale operativa”, ricorda Egidio Giovanni Ape, 51 anni, infermiere con esperienza pluridecennale in rianimazione e nel 118.

Johnny, come lo chiamano amici e colleghi, ne ha viste di tutti i colori. Eppure, questa volta è stato diverso dal solito. Dopo oltre mezz’ora di rianimazione cardiopolmonare, diciassette scariche di defribillatore, il cuore dell’uomo ha ripreso a battere.

“Non so come ho fatto, è stato un miracolo”

“Non so nemmeno io perché ho insistito così tanto. Non lo so. È stato un miracolo. In genere proviamo per i canonici venti minuti, o fino a esaurimento delle forze, come da manuale, e poi sospendiamo, dovendo documentare con il tracciato che l’elettrocardiogramma è piatto”. Ma quel venerdì Johnny ci provò fino allo stremo delle forze.

Il racconto dell’infermiere: “Ero convinto che l’avrei ripreso”

Ciò che è successo resta difficile da spiegare, anche per un infermiere esperto che ne ha viste tante.  “Ho avvertito una forma di empatia fra me e il paziente. E ho invocato l’intervento divino. Sicuramente c’è stato, perché io non ho fatto nulla di eccezionale”.

Quell’uomo era morto. Eppure, racconta ancora Johnny, “ero convinto che l’avrei ripreso, nonostante fosse blu già al nostro arrivo. C’era una forza interiore che mi spingeva. E dentro di me ripetevo: ce la deve fare, ce la deve fare”. Così l’intervento si era spinto ben oltre i canonici 20 minuti. Finché, davanti alla folla dei presenti, è successo qualcosa.

“Quando ho visto che il ritmo è diventato sinusale, ho deciso sospendere per un attimo l’erogazione del massaggio cardiaco e constatarlo di persona. Ho capito in quel momento che poteva esservi stato all’origine un problema di natura cardiologica. E ho anche capito che era il momento di portarlo via. L’abbiamo fatto salire in ambulanza. Durante il tragitto è andato nuovamente in arresto. La 17sima ed ultima scarica è avvenuta durante il tragitto. Mentre abbiamo continuato il massaggio fino all’arrivo al pronto soccorso”.

“Non mi era mai successo niente di simile”

Il 50enne venne trasferito al Vito Fazzi dove si trova tutt’ora ricoverato. Le sue condizioni sono in progressivo miglioramento.

“E’ raro arrivare alla diciassettesima scarica di defibrillatore – spiega Johnny -. A me, di sicuro, non era mai successo, né in rianimazione, né in tutti questi anni di 118”

Questo l’accorato ringraziamento pubblico della sorella di Mauro

“Buongiorno, sono la sorella di Mauro, quel signore che un mese fa lei ha soccorso in viale della Libertà dopo un arresto cardiaco importante. Travolta dagli eventi ho tralasciato ciò che volevo fare da tempo.. ringraziarla dal profondo del cuore per tutto quello che ha fatto per mio fratello… rileggo spesso quegli articoli ed ogni volta mi vengono i brividi. Lui ora al momento è scollegato, parla ma non ragiona bene ed i medici non sanno dirmi se resterà così, se si riprenderà, come e quando .. è ancora in terapia intensiva… grazie con tutto il cuore per il suo intervento prezioso. Laura”.

Redazione NurseTimes

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