VI PROPONIAMO DUE ARTICOLI. DATI CHE FORSE GIÀ CONOSCIAMO, MA CHE SERVONO A FARCI RIFLETTERE. UNA PIAGA SOCIALE CHE INDISCUTIBILMENTE SI ABBATTE SULLE FASCE PIÙ DEBOLI DELLA POPOLAZIONE E CHE IN QUESTI ULTIMI ANNI DIVENTA UN FENOMENO CHE RICHIEDEREBBE UN INTERVENTO PIÙ DECISO DA PARTE DELLE AUTORITÀ DI CONTROLLO. LA CORRUZIONE IN SANITA’ COME IN QUALUNQUE ALTRO SETTORE PRODUTTIVO DEL PAESE ZAVORRA L’ECONOMIA STESSA E COSTRINGE LE REGIONI A TAGLI LINEARI CHE NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI DIVENTANO TAGLI DEI SERVIZI OFFERTI (TAGLI DEI POSTI LETTO, CHIUSURE DEI SERVIZI, DEPOTENZIAMENTO DELLE STRUTTURE SANITARIE) AI CITTADINI E TAGLI SULLE DOTAZIONI ORGANICHE (BLOCCO DELLE ASSUNZIONI), CON CONSEGUENTE AGGRAVIO SUL PERSONALE IN SERVIZIO.
Nursetimes è CONTRO la corruzione, A FAVORE della buona sanità e salvaguardia della salute dei cittadini.
Ben 25 miliardi di euro sono stati sprecati in sanità nel 2014, circa il 23% del totale della spesa, 111,4 mld. Le voci che hanno gravato di piu’ sono l’eccessivo numero di prestazioni inefficaci, inappropriate o troppo costose rispetto ai benefici reali (7,6 mld) e la corruzione, male italico che si annida anche nel Ssn (5-6 mld). Queste le cifre illustrate dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, in apertura della X conferenza nazionale Gimbe, che riunisce a Bologna circa 500 partecipanti da tutt’Italia, in rappresentanza di tutte le professioni sanitarie.
Gli sprechi, dunque, rappresentano una voragine da 25 miliardi di euro, sottratti a servizi essenziali e innovazione. Di questi “il 30%, circa 7,69 mld – spiega – viene assorbito dal sovra utilizzo di interventi sanitari inefficaci, inappropriati o dai costi elevati rispetto ai benefici reali. In pratica, stiamo sprecando troppo denaro in prestazioni che non servono, a causa della medicina difensiva ma anche dell’orientamento giudiziario, della medicalizzazione della società e delle aspettative dei pazienti, del turn over delle tecnologie, dei conflitti di interesse”. Altro che ‘less is more’.
A questi si aggiungono “5-6 miliardi di euro (20%) erosi da frodi e abusi – prosegue Cartabellotta – comportamenti che minano la credibilità del Ssn e contro cui servono azioni concrete”. Poco piu’ di 4 mld vengono sprecati “nell’acquisto di tecnologie sanitarie, farmaci e strumenti medici e di beni e servizi non sanitarie, come mense e lavanderie, a costi eccessivi, non standardizzati da un capo all’altro della Penisola”. Ma c’è anche un “sottoutilizzo delle prestazioni – evidenzia l’esperto – che brucia 3,08 miliardi (12%) per l’aggravamento delle condizioni dei pazienti, ricoveri e altri interventi evitabili che si fosse agito meglio prima”. Burocrazia, ipertrofia del comparto amministrativo e la scarsa diffusione delle tecnologie assorbono circa 3 mld (12%).
Infine, “l‘inadeguato coordinamento dell’assistenza, fra ospedale e territorio, ma anche all’interno di uno stesso ospedale – afferma Cartabellotta – pesa per 2,56 miliardi di euro (10%)”.
E’ “intollerabile – sottolinea – che 25 miliardi di euro l’anno vengano sprecati in quest modo. Negli ultimi anni la tendenza al definanziamento del Ssn e’ stata costante e non si arresta. In futuro non ci saranno risorse aggiuntive e non si potranno finanziare servizi essenziali e vere innovazioni se le Regioni non avvia un processo di disinvestimento da sprechi e inefficiente per reinvestire in ciò che serve davvero, sulla base delle evidenze scientifiche”.
Un processo “necessario, che deve avvenire responsabilizzando le aziende sanitarie, che a loro volta devono coinvolgere professionisti sanitari e cittadini”. All’insegna del motto ‘less is more’, “perché il troppo in sanità e medicina non sempre e’ salutare ed efficace”, conclude.
Tutto cominciò col Pio Albergo Trivulzio, il 17 febbraio di 23 anni fa. E cominciò proprio in sanità, con una mazzetta pagata (e incassata) per pilotare una gara d’appalto di servizi di pulizia. Una specialità che continua a far gola agli specialisti della corruzione che non si finisce mai abbastanza di scoprire nel ricco universo – 110 mld di spesa pubblica e quasi 35 di spesa privata degli italiani – che gravita attorno al sole del Servizio sanitario nazionale. Tanto grande, l’appetito che quel vortice di denaro continua a suscitare negli affaristi senza scrupoli sulla pelle della salute degli italiani e dei conti pubblici, che per la Corte dei conti la corruzione in sanità continua a restare ai primissimi posti del malaffare nazionale. Tanto che, dopo l’allarme della Procura generale romana della magistratura contabile, sono state le Procure regionali della Corte dei conti che a raffica, una dopo l’altra, in occasione delle aperture dell’anno giudiziario 2015, in queste settimane hanno dipinto un quadro preoccupante e messo in fila casi a non finire di corruzione e sprechi nel Ssn.
Un dossier lungo migliaia di pagine, dopo quello della Procura generale che ha elencato (per difetto) 74 sentenze delle sezioni d’appello per 24 mln di euro, ma anche 143 citazioni in crescita a quota 99 mln. Un’escalation che vede coinvolte praticamente tutte le voci di spesa di asl e ospedali. Il 23,8% per il personale, il 20% risarcimenti per danni a terzi, il 10,5% per consulenze illegittime. E poi il filone sempre caldissimo delle attività contrattuali e degli appalti, che anche in sanità vanno per la maggiore innescando mazzette e tangenti. La corruzione e le truffe, insomma, la fanno da padrone incontrastate, o quasi. Grazie al terreno fertile di gestioni che non raramente poco hanno a che fare con la sana tenuta del bene pubblico. Col risultato che ogni centesimo rubato si traduce fatalmente in un centesimo in meno di salute per gli italiani. Centesimi che diventano centinaia di milioni. Un danno pagato due volte dalla collettività.
E così dalle denunce (e condanne) delle Procure regionali della Corte dei conti, spunta davvero di tutto. Il dossier, raccolto in un’inchiesta del settimanale «Il Sole-24 Ore Sanità», non tralascia nulla. Come il disinfettante per le sale operatorie pagato 3.200 volte in più del prezzo di mercato in Puglia, asl di Foggia. O le indebite regalìe di emolumenti non dovuti al personale, caso frequente da sempre nel settore. E come non segnalare la defuntopoli in Toscana, con dipendenti che fornivano informazione di pazienti deceduti alle ditte di onoranze funebri. Dietro compenso. E poi l’assentesimo mascherato, i medici che praticavano attività privata mentre erano in servizio, o che truffavano il Ssn senza versare la “quota della libera professione”. Come la prescrizione di farmaci griffati anziché di generici. Delitti che fanno del mondo (sanitario) un Paese. E ancora ecco (Lazio) la casa di cura che falsificava tariffe e interventi. E i casi sempre più frequenti di danni del personale sanitario, anche per gravi errori: intervento all’uretere sbagliato. Nel campionario delle malefatte, ci sarebbero anche le borse di studio non dovute (Lombardia). Le citazioni per appropriazioni indebite (Sicilia) che s’impennano. E naturalmente l’imbuto che più di tutti ingoia denari pubblici: gli appalti, l’acquisto di beni e servizi. O ancora (Sicilia) l’indebita liquidazione di pasti e l’emissione di ricette per il ritiro di pannoloni per pazienti inesistenti. Dove l’affare fa sempre spettacolo, appunto. Fino al piccolo Molise zavorrato da debiti sanitari più grandi della regione, dove ci sono state condanne per danno erariale totale (non solo in sanità) da 15,6 mln. Tanto che sulla sanità il Pg ha dovuto annotare amaramente: «Il debito accumulato è un fattore molto negativo per i cittadini, che si ritrovano a pagare di più per avere meno servizi». In ticket e supertasse. Beffa doppia.
Di cui oggi in un convegno al Senato si occuperà il rapporto Ispe (l’istituto per la legalità in sanità) che proporrà un decalogo su formazione, procedure e processi aziendali per prevenire potenziali eventi corruttivi nelle asl e negli ospedali. Bastasse un decalogo per diventare un Paese normale.
Giuseppe Papagni
Fonte: www.adnkronos.com
Fonte: www.ilsole24ore.com
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