Un’analisi dei materiali pervenuti sarà disponibile in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, che si celebrerà il prossimo 12 marzo.
Una raccolta di soluzioni innovative per la prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e per il “recupero” degli stessi dopo essere stati vittima di episodidi violenza. Con questo obiettivo Federsanità ha sollecitato le aziende sanitarie e ospedaliere a proporre i sistemi adottati, in modo da comporre un quadro più aggiornato della situazione, offrendo all’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie uno strumento documentale attuale e concreto per promuovere azioni che garantiscano la sicurezza del personale sanitario.
Un’analisi dei materiali pervenuti sarà disponibile per il prossimo 12 marzo, in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari. “E’ miope cercare le motivazioni della violenza contro i nostri professionisti solo all’interno delle strutture – dice Tiziana Frittelli, presidente di Federsanità e dg dell’AO San Giovanni Addolorata di Roma –. Basti pensare all’indotto della responsabilità professionale sanitaria e alla medicina difensiva per capire che siamo di fronte a un vero e proprio cortocircuito culturale. Occorre investire in comunicazione, soprattutto tra personale medico-sanitario e utenti, per ripristinare un clima di fiducia e di rispetto che nel tempo si è andato perdendo”.
E ancora: “In questi ultimi due anni la pandemia ha stravolto l’approccio dei cittadini rispetto alle strutture sanitarie, e per qualche tempo è sembrato che le aggressioni agli operatorisanitari nelle strutture fossero diminuite, fatta accezione per il fenomeno degli assalti alle ambulanze in alcune aree. Negli ultimi mesi, a seguito del graduale processo di riapertura, il fenomeno si è ripresentato ed è decisamente in crescita. Si tratta di veri e propri atti di violenza, che non possono essere tollerati e vanno condannati agran voce”.
Oggetto dell’iniziativa di sintesi strutturata di Federsanità sono lebuone pratiche adottate in questi anni per contrastare gli atti di violenza, ma anche per recuperare alle attività lavorative i professionisti vittime di violenza, descrivendo le attività messe in campo con il supporto di psicologi e non solo (es. cicloriflessività di Gibbs).
“La violenza sul posto di lavoro, sia essa esterna o interna all’organizzazione, è un rischio sul lavoro, e come tale va valutato per rimuoverlo o minimizzare – ha spiegato Domenico Della Porta, referente nazionale Federsanità per la prevenzione e sicurezza degli operatori sanitari -. Il comparto sanità, dai dati che disponiamo, è quello tra i settori lavorativi più a rischio per aggressioni e violenze. Basti pensare alle 1.500 malattie professionali da stress lavoro-correlato riconosciute dall’Inail nel 2021 proprio tra gli operatori sanitari, per rendersi conto dei postumi provocati proprio da violenze e aggressioni. La ricetta dei datori di lavoro in sanità è osservare in modo rigoroso il D.lgs. 81/08 e s.m.i, senza sottovalutare il rischio di stress lavoro-correlato-SLC. Formare e informare i lavoratori sui temi della legalità, trasparenza, correttezza, indipendenza, dignità e rispetto nei rapporti interpersonali, comunicazione non violenta, diffondendo ad esempio i codici di comportamento ed etico, creare una cultura dellavoro basata sul rispetto reciproco, dare il buon esempio e richiedere atteggiamenti e comportamenti rispettosi dei lavoratori, affrontare precocemente i conflitti tra lavoratori”.
Già nel 2018 Federsanità si era interrogata sull’escalation di aggressioni agli operatori sanitari, verificando lo stato di attuazione della Raccomandazione del ,inistero della Salute per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari, n. 8 del novembre 2007. L’indagine era stata condotta in collaborazione con Fnomceo.
Redazione Nurse Times
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