I genitori preoccupati per l’uso della tecnologia da parte dei loro figli dovrebbero prima guardare alle proprie abitudini.
È possibile creare un rapporto sano con la tecnologia? Il coronavirus ha costretto all’isolamento milioni di bambini in tutto il mondo. Le chiusure hanno creato un picco superiore al 100% nel tempo trascorso davanti a videogiochi, schermi di computer, app di comunicazione e social media. Lo psichiatra infantile australiano Huu Kim Le, reduce da una esperienza come ex dipendente dai viogioghi, ha deciso di condividere la sua esperienza con una serie di consigli rivolti a genitori e figli.
Il Dr. Le ha raccontato in diversi podcast, ripresi da Tgcom24, di essere stato dipendente da Pokémon GO per più di un anno. Come studente universitario, ha giocato ai videogiochi così tanto da avere le vertigini e vomitare. La sua esperienza personale gli ha dato modo di sondare a fondo i modi in cui i dispositivi digitali, dalle console agli smartphone, possono plasmare o plagiare le vulnerabilità psicologiche dei più giovani.
Diventare consapevoli delle potenziali insidie sia un primo passo importante verso il recupero per poter utilizzare i videogiochi con cautela.
Lo psichiatra australiano sostiene che i genitori preoccupati per l’uso della tecnologia da parte dei loro figli dovrebbero prima guardare alle proprie abitudini. “Bisogna considerare le dinamiche familiari, quello che succede a casa, la vita quotidiana, sociale e scolastica”, dice. “Le persone che non hanno una vita familiare sicura sono più propense a fuggire nel mondo online dove si sentono protette“.
“Altro consiglio utile sarebbe quello di essere consapevoli che questi dispositivi sono creati per generare dipendenza, davanti ai quali siamo tutti vulnerabili“, prosegue. “Quando i giovani vengono in terapia da me, sono proprio i genitori a non voler ammettere di avere un problema. Comprendo appieno la sensazione che si prova a sentirsi gratificati dai videogiochi. Per cui i miei pazienti ascoltano davvero quello che ho loro da dire e mi danno la possibilità di aiutarli”.
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Fonte: amp.tgcom24.mediaset.it
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