Il direttore facente funzioni del Suem 118: “La macchina ha funzionato grazie ai protocolli”.
È scattata poco dopo le 9 la maxi emergenza per l’incidente avvenuto sull’A22 del Brennero, tra lo svincolo della A4, a Verona, e Nogarole Rocca, e ha interessato tutti gli operatori del Suem 118, i medici e gli infermieri degli ospedali cittadini e della provincia. Perché il bilancio è pesantissimo: un automobilista morto, portato alle celle mortuarie di Borgo Trento, e 35 persone trasportate d’urgenza nei vari pronto soccorso; 3 sono in gravissime condizioni, 10 con codice giallo e 21 con codice verde.
Non appena è stata chiara la portata dell’evento, con decine di auto coinvolte, la macchina dei soccorsi si è attivata, rendendo operativo il Piano di emergenza in caso di massiccio afflusso di feriti. Ad allertare i pronto soccorso e le direzioni sanitarie e mediche delle strutture ospedaliere è stato il personale della centrale operativa del Suem 118. Così sono partite le procedure previste dal protocollo.
«La centrale operativa è intervenuta con il mezzo di coordinamento, composto da un medico e tre infermieri, che hanno provveduto a coordinare i soccorsi – spiega Adriano Valerio, direttore facente funzioni del Suem 118 –. E per potenziare gli infermieri in turno sono stati anche attivati gli operatori reperibili della stessa centrale». Valerio, ieri mattina, ha partecipato in prima persona ai soccorsi: «A causa delle condizioni meteo, e in particolare della nebbia, l’elisoccorso non era operativo e la nostra equipe (medico, infermiere e tecnico del Soccorso alpino, ndr) è stata trasportata sul posto con un’ambulanza. Non è stato facile arrivare fino alla foce degli incidenti perché c’era un grande agglomerato di lamiere, con mezzi fermi anche diversi chilometri prima».
E ancora: «L’unico modo per muoversi era la corsia di emergenza, già percorsa dai mezzi della polizia e dei vigili del fuoco. Noi siamo stati tra i primi ad arrivare, e la situazione è apparsa subito particolarmente complessa, con due maxi tamponamenti nelle opposte direzioni, nord e sud, distinti e lontani l’uno dall’altro. Abbiamo creato un sistema per fare il triage, ovvero per individuare la classe d’urgenza dei feriti e stabilire in quale ospedale inviarli».
La difficoltà di movimento, però, era notevole, al punto che il guardrail centrale, in alcuni tratti, è stato svitato e rimosso per consentire ai mezzi di soccorso di invertire il senso di marcia e raggiungere prima possibile le strutture ospedaliere. Sul posto è arrivato subito anche il Coordinamento regionale per le maxi emergenze, con sede a Mestre, composto da due medici e un infermiere, più quattro mezzi di soccorso avanzato con medico all’interno, quattro di soccorso infermierizzato e altri otto mezzi con soccorritori, di cui tre messi a disposizione dalla centrale operativa di Mantova. Per lo spostamento dei feriti in codice verde sono stati anche utilizzati due pulmini dei vigili del fuoco di Verona.
«La macchina ha funzionato perché esistono protocolli per la gestione delle emergenze periodicamente rimodulati e provati a tavolino – continua Valerio –. La mobilitazione avviene sulla base di questi protocolli, che ci consentono di essere pronti a intervenire quando si verificano situazioni simili». Una volta stabilita la classe d’urgenza dei vari feriti, gli automobilisti sono stati trasportati nei vari ospedali di città e provincia: i cinque più gravi al pronto soccorso di Borgo Trento, cinque a Borgo Roma, sei all’ospedale di Villafranca, cinque a San Bonifacio, sette alla clinica Pederzoli di Peschiera, tre all’ospedale Don Calabria di Negrar e tre al Poma di Mantova.
Redazione Nurse Times
Fonte: L’Arena
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