Da tutti l’invito a non abbassare la guardia, ma anche acqua sul fuoco in attesa di dati più precisi.
In questi giorni tiene banco il dibattito sulla variante Omicron del coronavirus. Per Franco Locatelli, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico e presidente del Consiglio Superiore di Sanità, preoccuparsi “è eccessivo”. La nuova mutazione “è diventata velocemente e largamente preponderante in Sudafrica” e si ipotizza una sua “maggiore contagiosità”. Per questo va “tenuta sotto controllo”, ma “non bisogna drammatizzare”.
Aggiunge Locatelli: “Dobbiamo capire se ci sia una maggiore patogenicità, ma sembrerebbe di no, anche se la popolazione del Sudafrica è più giovane rispetto a quella italiana. A oggi nessuna variante si è dimostrata resistente all’effetto dei vaccini. La terza dose per contrastare anche la variante è necessaria”. E sull’ipotesi di una quarta dose vaccinale nel prossimo futuro dice che “non si può negare”.
Sulla stessa linea Matteo Bassetti, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova: “In pochi giorni ho sentito troppo allarmismo tra i colleghi e anche tra i politici. Evitiamo questo atteggiamento. I vaccini che stiamo usando ci stanno proteggendo dalla malattia grave e dal rischio di morte. E questa è l’unica cosa che ci interessa. Il nostro obiettivo primario è ridurre i ricoveri in ospedale e, al momento, chi è vaccinato con due dosi è protetto anche da Omicron. Si confermano ulteriormente due cose: che i Paesi più vaccinati hanno meno problemi rispetto a chi è più indietro, come il Sudafrica, e che i vaccini, nonostante tutto, funzionano”.
Per Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano “ci vorranno due settimane per sapere qualcosa in più” Aggiunge il virologo: “Secondo me la situazione non è così devastante ad oggi, ma possiamo preoccuparci, nel senso di prevedere lo scenario peggiore per attrezzarci al meglio dal punto di vista del tracciamento, dell’individuazione e dell’approfondimento. I dati ad oggi ci dicono che Omicron è più contagiosa, quello sì, ma forse i casi non sono anche tanto pesanti, stando a quelli individuati finora. Però sono casi di vaccinati, e questo è l’elemento che lascia qualche dubbio”.
Getta acqua sul fuoco anche Carlo Signorelli, ordinario di Igiene e direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: “L’allarme sulla variante Omicron è prematuro ed eccessivo. Sono necessari i dati per commentare o pronunciarsi. Al momento non ne sappiamo nulla, in particolare su come si comporta la variante rispetto ai vaccini. In questa situazione ‘scuotere’ con notizie forti i mercati è esagerato. L’atteggiamento corretto è attendere i dati, e il discrimine sarà, ovviamente, l’efficacia dei vaccini contro Omicron. Se risulterà inferiore, ma fino a oggi non è mai successo ed è improbabile, dovremo preoccuparci di più”.
Sulla questione è intervenuto pure Mario Clerici, docente di Immunologia dell’Università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi: “I dati sulla variante Omicron che arrivano dal Sudafrica sembrano suggerire che non ci sia una patogenicità più alta, una malattia più severa, e le mutazioni dovrebbero essere tutte coperte dalle varianti e dalle cellule T indotte dal vaccino. Quasi certamente non sarà in grado di bucare la protezione dei vaccini. Ovviamente tutta questa attenzione è utilissima per tenere alta la guardia, ma non credo che dal punto di vista dell’espressione della malattia ci sarà una differenza”.
Sempre Clerici: “La sensazione è che le 32 mutazioni sulla proteina Spike del virus non siano più pericolose e che non ci sarà una fuga dal vaccino, che sarà comunque in grado di proteggere. La vaccinazione induce contro tutta la proteina Spike, anche contro le porzioni mutate in Omicron, e probabilmente non servirà riaggiornare i vaccini che abbiamo a disposizione oggi. Il grandissimo vantaggio dei vaccini a mRna è che sono plastici e si cambiano nel giro di pochissimo tempo. Ma non credo servirà, anche perché il virus può mutare la Spike fino a un certo punto, poi basta. Quindi non abbassate la guardia, vaccinatevi. E col vaccino vi proteggete anche contro la Omicron al 99%”.
Così, poi, Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia: “E’ presto per preoccuparsi troppo della variante Omicron, ma è giusto tenere alta l’attenzione. Questo perché non abbiamo molte informazioni. Sappiamo, è vero, quali sono i cambiamenti che la caratterizzano, ma possiamo fare solo alcune ipotesi sulle conseguenze di questi cambiamenti, come per esempio la maggiore contagiosità. A volte quello che si riscontra quando il virus accumula molte mutazioni, come nel caso di questa variante, è che potrebbe rischiare di attenuare la sua capacità di stress sintomi. Questo perché, cambiando molte caratteristiche, il virus spesso diventa sì più contagioso, ma meno capace di dare forme acute”.
Prosegue Maga: “Non abbiamo molte informazioni sulle conseguenze dell’infezione da variante Omicron. Sappiamo che le persone contagiate in Sudafrica non hanno avuto necessità di ricovero e hanno tutte una sintomatologia lieve. Si tratta però di persone giovani, e questo elemento deve essere valutato. Quello che dobbiamo fare ora è aspettare un paio di settimane, il tempo necessario per avere i dati scientifici e verificare se questa variante è in grado di sfuggire al sistema immunitario o resistere ai vaccini. Al momento non ci sono prove che sia così”.
Infine l’infettivologo Massimo Galli: “Sembra che la variante Omicron non abbia provocato sintomi particolarmente gravi. Se il vaccino è un ombrello con qualche buco, quando piove lo uso comunque. Ci è stato detto che Omicron presenta 32 mutazioni, e una dozzina sono localizzate nel punto d’attacco delle nostre cellule. Per questo è diventata una variante preoccupante, ma non sembra che uccida le persone vaccinate. I sintomi sembrano lievi, ma abbiamo bisogno di tempo per valutare più dati. Va mantenuto il massimo dell’attenzione, ma non è il caso di prendere posizioni allarmiste. Non è la variante che buca tutto: potrebbe bucare in parte. E’ il caso che la gente si vaccini, e la terza dose dovrebbe aiutarci a mettere in sicurezza i cittadini. E se il vaccino sarà aggiornato, ne approfitteremo quando sarà disponibile”.
Redazione Nurse Times
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