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Vaccino Covid-19: vuole farlo solo il 40% degli infermieri in Alto Adige

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Vaccino Covid-19: vogliono farlo solo il 40% di infermieri e tecnici in Alto Adige
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Con oltre 2.800 mail inviate, l’Als dell’Alto Adige ha voluto sondare la volontà di sottoporsi all’imminente vaccino per il Covid-19 dei propri dipendenti.

I dati raccolti nel corso di un sondaggio rivolto ai professionisti della salute in servizio non sembrano essere particolarmente incoraggianti. Degli oltre 2.800 professionisti della salute, una percentuale che supera il 40% sembra non essere intenzionata ad effettuare la tanto attesa vaccinazione.

Anche l’interesse stesso nei confronti del sondaggio condotto non è stato dei migliori: solo il 30% dei destinatari ha difatti espresso la propria opinione. Questi dati parziali, per il dirigente sanitario Pierpaolo Bertoli sono però definiti «verosimili ed in grado di fornire un quadro più completo da inviare al Ministero della salute».

Ministero che ha chiesto, appunto, un’indicazione di massima di quanti fra i destinatari della prima tranche di vaccinazioni (il personale di ospedali e case di riposo e gli anziani residenti). E che nei giorni scorsi aveva annunciato che metterà a disposizione, per Bolzano, dosi per 27.521 persone. «Anche se l’adesione dichiarata ora sarà inferiore — sostiene Bertoli —, spero comunque ci venga garantito il contingente promesso. Ne avevamo chieste di più, prevedendo di vaccinare anche il personale delle strutture socio-sanitarie».

Adesione, ribadisce, per la quale «in questo momento non c’è alcuna disposizione vincolante». E che, stando ai primi risultati, sembra piuttosto bassa. «Se confermato — riconosce—il 40% è sicuramente poco, in rapporto, per esempio, all’antinfluenzale. Ma va considerato che non abbiamo ancora la scheda tecnica del vaccino, né l’autorizzazione definitiva. Probabilmente fra alcuni giorni ci sarebbero più elementi per valutare».

Parallelamente, si sono mossi anche i primari, per sondare la disponibilità fra i medici.

«Nel mio reparto — spiega Guido Mazzoleni, primario di Anatomia e istologia patologica al San Maurizio — il 95-96% dei medici ha dato la propria disponibilità». Edoardo Bonsante, segretario provinciale Anaao, mette le mani avanti: «Spero che le ordinazioni di vaccino non vadano in base alla risposta del sondaggio — osserva—ma siano molto più ampie, prevedendo dosi per tutti i sanitari anche se immagino non si vaccineranno tutti. Soprattutto chi si è già ammalato recentemente. Più passano i giorni, più avremo tempo di cercare e studiareidati del trial e vincere perplessità e diffidenze. Il messaggio che dobbiamo trasmettere, è naturalmente pro-vaccino, soprattutto per le persone più fragili e anziane».

Il direttore generale dell’Asl, Florian Zerzer, chiarisce che «non si potrà costringere il personale sanitario a vaccinarsi. Puntiamo sulla sensibilizzazione: si tratta di professionisti e confidiamo nel senso di responsabilità di tutti».

La macchina organizzativa è già in moto, con l’obiettivo di fare in modo che nessuna dose venga perduta. «Ogni flacone contiene cinque dosi di vaccino — spiega — e deve essere utilizzato nel giro di sei ore dallo scongelamento. Quindi, faremo delle azioni mirate in ogni ospedale e nelle case di riposo». Il piano iniziale prevedeva lo stoccaggio dei vaccini (a -70 gradi) a Trento, negli ultracongelatori ordinati dall’Asl per metà gennaio. Ma il doppio anticipo sulla consegna (prima dalla fine alla metà di gennaio, ora a inizio mese) ha imposto di trovare un «piano B»: «Abbiamo già sottoscritto un accordo con l’Eurac per conservare i vaccini nei loro frighi che arrivano fino a temperature di -80 gradi» rassicura.

Dott. Simone Gussoni

Fonte: corriere.it

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