Secondo il laboratorio italiano per l’analisi, l’innovazione e il cambiamento delle politiche sanitarie e sociali, servono più controllo del ministero della Salute sulle coperture vaccinali e un miglior coordinamento tra lo stresso ministero e le Regioni.
E’ partita, con velocità diverse nelle Regioni, la campagna vaccinale antinfluenzale, che dovrà riuscire a proteggere almeno il 75% degli over 65 e tendere all’obiettivo del 95% nelle categorie a rischio. Un obiettivo sfidante, se consideriamo che dal 2000 a oggi non è mai stato centrato al livello nazionale e che nella stagione 2020-2021 (prima campagna durante la pandemia Covid-19) si è registrata la percentuale di copertura più alta delle precedenti dieci campagne antinfluenzali (65,3% degli over 65). Percentuale che l’anno successivo si è ridotta di oltre 7 punti percentuali, arrivando al 58,1%. Questo è quanto emerge dal Report “Prevenzione per l’equità. Le campagne vaccinali antinfluenzali nelle persone anziane fragili”, realizzato da Salutequità con il contributo non condizionato di Sanofi.
“Vaccinare e vaccinarsi è doppiamente importante, sia per proteggere le persone, sia per evitare di sovraccaricare i Pronto Soccorso, già alle prese con enormi carenze di personale – dichiara Maria Pia Ruggieri, consigliera di Salutequità –. La vaccinazione, infatti potrebbe ridurre gli accessi in pronto soccorso per febbre e per complicanze in comorbilità/comorbidità di patologia infettiva, potrebbe evitare il riacutizzarsi di patologie croniche cardiologiche, broncopneumologiche, neurovascolari e dismetaboliche nei pazienti anziani già fragili, evitando loro il ricovero in ospedale per acuti; oggi si stima che i pazienti destinati al ricovero in attesa di un posto letto sono anche più di 800 al giorno, con oltre 600 di essi in attesa da più di 24 ore.”
Si devono proteggere quest’anno 14 milioni e 46mila over 65 (più di una persona su cinque presente nel Paese: 23,8% della popolazione totale). Di questi, 7 milioni hanno più di 75 anni, 3,8 milioni sono gli over 75 che hanno gravi limitazioni nel compiere le attività quotidiane della vita e 1 milione quelli che hanno bisogno di assistenza o ausili perché non autonomi nella cura della propria persona (dati Istat). In particolare, queste persone dovranno essere raggiunte e protette non solo dalle dosi booster del vaccino anti-Covid, ma anche dall’influenza stagionale.
Prendersi cura delle persone più fragili, proteggendole dalle conseguenze dell’influenza, è doveroso, anche perché sono proprio loro ad aver rinunciato di più a visite ed esami necessari. Parliamo del 17,8% con età superiore a 74 anni, rispetto alla media dell’11,0%. La rinuncia alle cure, inoltre, ha colpito di più chi vive in un comune centro di area metropolitana: si è passati dal 7,3% del 2019 al 12,8% nel 2021.
I tempi di avvio della campagna nelle Regioni – La circolare del 6 luglio del ministero della Salute raccomandava di anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale a partire dall’inizio di ottobre. Lazio (4 ottobre) e Puglia (5 ottobre), sono partite per prime con le campagne vaccinali, ultime Umbria e Sardegna. L’Umbria è partita a inizio novembre e che dal 10 novembre ha reso accessibile la vaccinazione anche nelle farmacie. La Sardegna è partita a novembre nelle case di riposo e strutture residenziali, e dal 14 ha aperto le vaccinazioni al resto della popolazione. La pubblicazione delle gare per acquisire i vaccini necessari sono state avviate ben prima della Circolare ministeriale e a partire da fine febbraio, altrimenti i tempi di approvvigionamento e i quantitativi necessari non si sarebbero potuti rispettare.
Gli acquisti dei vaccini – Disomogeneità nei quantitativi di vaccini acquistati. Anche se il ministero della Salute ha raccomandato di avviare gare su stime relative alla popolazione target, e non basandosi sulle coperture raggiunte nell’anno precedente, le regioni si sono regolate diversamente.
La Provincia autonoma di Trento dichiara di aver reso disponibili 90mila dosi di vaccino (il quantitativo somministrato alla popolazione target nella campagna antinfluenzale 2021), sottolineando che se necessarie, ci saranno altre 18mila dosi. Il quantitativo risulta ridotto rispetto a quello messo a gara lo scorso anno (130mila dosi con copertura del 70,2% della popolazione target). L’Emilia Romagna ha messo a disposizione un quantitativo quasi sovrapponibile a quello dello scorso anno, in grado di coprire più del 75% della popolazione target (1.150.000 dosi di vaccino, aumentabili fino a 1.380.000).
La Toscana ha acquistato per questa campagna antinfluenzale oltre 1 milione e 30mila dosi, un numero inferiore rispetto a quelle aggiudicate nella gara dello scorso anno (1.254.700 con copertura di oltre il 75% della popolazione target). Anche le Marche hanno ridotto le dosi a disposizione (347mila) per questa campagna, rispetto a quelle aggiudicate lo scorso anno (421.148), ma che potranno essere incrementate. Umbria e Abruzzo hanno incrementato il numero di dosi per la campagna antinfluenzale 2022-2023 rispetto alla campagna 2021-2022 (entrambe le Regioni avevano aggiudicato un numero di dosi che non coprivano il 75% della popolazione target, sebbene in proporzioni diverse): si è passati dalle 201.910 alle 228mila dosi dell’Umbria, alle 415mila vs le 228mila in Abruzzo.
Differenze, inoltre, nella tipologia di vaccino acquistato, anche se la “personalizzazione” del vaccino sembra essere una delle carte più spese dagli esperti per invitare alla vaccinazione, sia per i bambini, sia per gli anziani. Ad esempio il vaccino antinfluenzale che il Piemonte rivolge ad anziani fragili o ricoverati in Rsa (quadrivalente ad alto dosaggio) risulta messo a gara (in quantità diverse) solo in 18 tra Regioni e Provincie autonome. Restano escluse Abruzzo, Umbria e Friuli Venezia Giulia.
La facilità di accesso e la prossimità – La prossimità, e la conseguente capillarità, è la carta che si è scelto di giocare per questa campagna antinfluenzale: vaccinano non solo i centri vaccinali, ma soprattutto gli oltre 40mila medici di medicina generale e le farmacie aderenti, secondo gli accordi regionali, che però Federfarma ha segnalato non essere stati effettuati in tutte le regioni. Mancano all’appello Calabria, Puglia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Pa Trento.
La fiducia nei professionisti sanitari – Una carta da spendere è senz’altro la fiducia che le persone nutrono verso medici e altre professioni sanitarie, che è mediamente elevato: nel 2021 il voto medio è stato 7,3 per i medici e 7,2 per il personale sanitario. Valori simili a quelli espressi nei confronti delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco.
Oltre il 50% delle persone (dato più alto della media nazionale) ha dato un voto pari o superiore a 8 sia ai medici sia al resto dei professionisti sanitari. Le regioni dove la valutazione è più alta sono Pa Trento, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Umbria. Sono al di sotto della media nazionale nella fiducia della popolazione verso medici e altre professioni sanitarie: Molise (punteggi più bassi in assoluto), Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Marche. In Liguria la fiducia è nella media per quel che riguarda altri professionisti sanitari, più bassa per i medici.
Redazione Nurse Times
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