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Un’infermiera torinese Testimonial della campagna “Cure nel cuore dei conflitti”

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Un'infermiera torinese Testimonial
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Marina Castellano, infermiera torinese di 55 anni, è diventata testimonial del 45548 per Medici Senza Frontiere.

Per 14 anni della sua vita professionale ha svolto la professione di infermiera nei posti più disparati del mondo collaborando con le principali organizzazioni umanitarie. Ha portato aiuto alle persone più bisognose, colpite da carestie o vittime di disastri naturali o guerre.

Da un anno collabora con Medici Senza Frontiere (MSF), verso la quale ha un’opinione precisa:

«È un’organizzazione fantastica. Apprezzo la coerenza con cui difende e porta avanti i valori fondanti, cosa non sempre scontata per ogni organizzazione. Mi dispiace solo non averla incontrata prima perché ne avrei avuto molto».

Attualmente Marina si trova a casa, a Candiolo, perché, spiega «Ho bisogno di dare acqua alle mie radici e dedicare del tempo a me stessa e alle persone che amo».

Nonostante non si trovi all’estero, prosegue la propria attività di operatrice umanitaria con MSF. Il suo volto, le sue parole e la storia dei pazienti che ha incontrato sono stati utilizzati nella campagna nazionale di Medici Senza Frontiere “Cure nel cuore dei conflitti”, con cui si possono donare 2 o 5 euro via SMS, 5 o 10 euro con chiamata al numero 45548.

Un'infermiera torinese Testimonial della campagna "Cure nel cuore dei conflitti”La campagna riguarda le cure in contesti di guerra, uno dei settori in cui MSF è più attiva e di cui Marina Castellano ha avuto esperienza in Repubblica Centrafricana (CAR): «Lavorare in un contesto così difficile mi permette di toccare con mano i risultati concreti del mio lavoro e come possiamo fare la differenza per questa popolazione» e prosegue «Se penso che riusciamo a fare tutto questo soltanto grazie al sostegno di tanti donatori privati, la cosa mi emoziona ancora di più».

La storia del piccolo Philip, Repubblica Centrafricana, raccontata da Marina

Philip è un bambino di 7 anni affetto da drepanocitosi, una malattia del sangue che produce grave anemia e gravi infezioni batteriche con un ritardo nella crescita del bambino.

Un giorno è arrivato nel reparto di pediatria all’ospedale di Bangassou, città della Repubblica Centrafricana, divenuta un vero e proprio campo di battaglia, a causa degli intensi conflitti attualmente in corso soprattutto nella parte centrale e orientale del paese. Philip è stato accolto dallo staff medico di Medici Senza Frontiere (MSF), con febbre alta più di 40°C e una grave anemia. Era accompagnato dalla mamma e dalla sorellina più piccola.

Da molti giorni era in quelle condizioni, ma la madre che è sola a provvedere ai tre figli, non aveva i soldi per poterlo trasportare in ospedale. Ha cercato disperatamente qualche soldo per poter pagare un taxi e trasportarlo; alla fine lo ha caricato in spalla e attraversando la foresta lo ha portato lei stessa a piedi percorrendo 30 km in 2 giorni.

All’arrivo in Pronto Soccorso le condizioni del bambino erano disperate. Lo abbiamo sottoposto immediatamente a trasfusioni di sangue e alle terapie del caso. È stato ricoverato per quattro giorni in stanza di rianimazione, la mamma sempre con lui e la sorellina vicino.

Non ha mai smesso di sorridere e non si è mai lamentato per le dolorose cure che dovevamo fare. Dopo il terzo giorno le terapie hanno iniziato a dare risultati, la febbre è scesa e lui ha ripreso a mangiare. È arrivato all’ospedale anche l’altro fratello più grande di Philip, che da solo aveva percorso la stessa strada per poter raggiungere la sua famiglia. Sono rimasti insieme fino al giorno delle dimissioni.

Philip è una delle 400.000 persone cui MSF ha fornito consultazioni mediche dall’inizio del 2017 in Repubblica Centrafricana, e questa volta ce l’ha fatta a superare la crisi, perché grazie alla madre è riuscito ad arrivare in tempo in un ospedale attrezzato e preparato per poter trattare il suo problema. Ma sarà così le prossime volte che avrà una crisi?

Simone Gussoni

Fonte: Torinoggi

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