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Lettera ai cittadini dagli infermieri del 118:”Il nostro lavoro non è come una serie Tv. Anche noi abbiamo il cuore in gola ma non c’è spazio per l’ansia”

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Il personale della Centrale Operativa ha scritto una lettera rivolta a “mamme, papà, zii, nonni per raccontare “cosa significa essere un’infermiera, un infermiere o un medico di Trentino Emergenza 118”.

Sarà capitato a chiunque di chiamare il Numero Unico dell’Emergenza 112 in seguito ad un incidente stradale o una brutta caduta. A rispondere è sempre presente un operatore che, con voce ferma, pone domande ben precise per poi fornire istruzioni nelle manovre di primo soccorso. 

Ogni minuto trascorso al telefono può sembrare una perdita di tempo per le persone che hanno bisogno di aiuto. Per questo motivo medici e infermieri della Centrale Operativa di Trento hanno deciso di rivolgere una lettera alla popolazione.


Care mamme, papà, zii, nonni e trentini tutti,
abbiamo deciso di scrivere a voi tutti per raccontarvi cosa significa essere un’infermiera, un infermiere o un medico di Trentino Emergenza 118.

Lavoriamo quotidianamente nella Centrale operativa dell’emergenza sanitaria provinciale, la forse più nota Centrale operativa del 118. Siamo noi che vi rispondiamo presentandoci proprio con “pronto, emergenza sanitaria”. Siamo noi che vi poniamo una raffica di domande “… Cosa succede …È cosciente? …Respira?… È pallido? Ha male al petto, ha la febbre? In che settimana di gravidanza è? Ogni quanti minuti ha le contrazioni?” e così via, tanto che spesso, alcuni di voi, ci invitano a sbrigarci a mandare l’ambulanza invece che fare mille domande!

Ora cerchiamo di spiegarvi il perché noi facciamo certe cose, che a voi possono risultare incomprensibili. Il nostro lavoro è molto delicato e complesso e richiede preparazione professionale, conoscenza di procedure e protocolli condivisi e codificati oltre alla geografia del nostro territorio. Dobbiamo saper prendere decisioni difficili in un tempo brevissimo, gestendo più mezzi e risorse contemporaneamente. Dietro a ogni ambulanzaauto medica elicottero che si muove per prestare soccorso ci sono ragionamenti e responsabilità di cui noi siamo chiamati a rispondere in ogni momento.

Tutto inizia con una telefonata, la vostra. Voi che dall’altra parte chiamate preoccupati, agitati, spesso in preda al panico, a volte collaborativi a volte meno e in certi momenti anche verbalmente aggressivi. A prescindere dal vostro stato d’animo dobbiamo essere capaci di stabilire con voi una comunicazione empatica e ferma nel porvi le domande giuste, professionale e comprensibile per darvi aiuto immediato. Avete ragione. Sembrano spesso minuti interminabili in cui voi diventate i nostri occhi e le nostre mani e con la vostra collaborazione, insieme, possiamo far qualcosa di utile, a volte determinante, per evitare che la situazione peggiori in attesa dell’arrivo dei soccorsi.

Pensate che sia semplice insegnare al telefono come fare un massaggio cardiaco efficace, o una respirazione bocca a bocca o aiutare un genitore a far sputare quella maledetta nocciolina che sta soffocando suo figlio? No, non è per nulla semplice. Non è come guardare una serie televisiva dove tutto sembra scorrere verso il meglio senza intoppi. A volte anche noi abbiamo il cuore in gola ma non possiamo dimostrarci in ansia o vulnerabili.

Ora immaginatevi un neonato che in barba a calendari e fasi lunari, decide di venire al mondo in men che non si dica, in casa o per strada in automobile. È panico totale … e questa ambulanza che sembra non arrivare mai! E intanto che faccio? Intanto state al telefono con noi che vi spieghiamo cosa fare e cosa non fare, con parole semplici e chiare e non vi lasciamo fin quando non arriva la famosa ambulanza. Insieme aiutiamo questo bimbo che ha fretta di nascere, la sua mammail papà che non si aspettava di certo un parto “fai da te”. E quando in sottofondo lo si sente piangeretiriamo tutti un respiro di sollievo e in Centrale, tra colleghi, ci sentiamo tutti un po’ zii a distanza di quel bimbo nato in maniera precipitosa.

«È il loro lavoro, sono abituati!» Lo sentiamo dire spesso. E invece no, non siamo abituati, per noi ogni evento è diverso, a volte l’esito può non essere quello sperato, ma molte altre lo è. E allora non pretendiamo applausi né onorificenze. A volte basterebbe un semplice segnale a farci sentire orgogliosi e soddisfatti di quello che siamo e di quello che facciamo tutti i giorni con il cuore. Al sentirsi dire che siamo uguali a quelli che “danno istruzioni al telefono come montare i mobili dell’IKEA” noi rispondiamo semplicemente che bisognerebbe avere solo un po’ di rispetto verso il lavoro che ognuno cerca di svolgere nel migliore dei modi cercando sempre di fare il meglio possibile.

Il contenuto di certi articoli ci lascia amareggiati e delusi, viene spesso descritto il nostro e vostro Servizio di emergenza territoriale come un servizio fatto di inefficienze, di ritardi nei soccorsi, di mancata assistenza e di tragedie sfiorate. Ma non è questa la realtà. Non siamo perfetti e non pretendiamo di esserlo ma vi assicuriamo che il nostro impegno e la passione per la nostra professione è a vostra disposizione per darvi tutto l’aiuto di cui avete bisogno in qualsiasi situazione.
 

L.B. E.P. e il personale della Centrale operativa di Trentino emergenza 118

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