La stadiazione è un modo per descrivere in maniera schematica, rigorosa e standardizzata quanto è grande un tumore e quanto si è diffuso a partire dalla sede originale. Ne parliamo attraverso un approfondimento degli esperti Airc.
Le cellule tumorali hanno un comportamento molto diverso dalle cellule sane. Crescono e si moltiplicano in maniera incontrollata, senza terminare il proprio ciclo di vita come e quando dovrebbero. Formano così una massa tumorale che, a differenza di un tessuto sano, cresce senza limiti, senza riconoscere confini attorno a sé. Inoltre le cellule di un tumore possono staccarsi e migrare dalla massa iniziale, raggiungendo attraverso il sistema linfatico o il flusso sanguigno altre parti del corpo e dando origine a metastasi.
Lo sviluppo e la diffusione di un tumore possono richiedere un tempo anche piuttosto lungo, nel quale le cellule accumulano sempre più alterazioni e via via si differenziano da quelle di origine. La stadiazione aiuta a stabilire in quale fase di questo processo si trova il tumore, quanto è grande e diffuso; rappresenta quindi un aspetto fondamentale che permette di definire la diagnosi, poiché da queste caratteristiche può dipendere sia la prognosi della malattia sia i tipi di trattamento più appropriati da somministrare.
Se il tumore è, per esempio, localizzato in una sola sede ed è di piccole dimensioni, un trattamento locale come la chirurgia o la radioterapia può risultare curativo. Nei casi in cui, invece, sia esteso ad altre sedi, un intervento a livello locale normalmente non basta e può essere necessario ricorrere a trattamenti sistemici, in grado di produrre effetti in tutto l’organismo, come la chemioterapia, la terapia ormonale o altri trattamenti farmacologici più recenti (per esempio le terapie a bersaglio molecolare o l’immunoterapia).
Come si misura lo stadio di un tumore?
Esistono diversi sistemi con cui i clinici descrivono lo stadio di un tumore. Si tratta di metodi che evolvono nel tempo via via che crescono le conoscenze sulla malattia e migliorano le tecniche per la diagnostica strumentale.
Al di là di differenze e specificità, quasi tutti i sistemi di stadiazione rilevano:
- Le dimensioni del tumore primitivo;
- Il coinvolgimento metastatico dei linfonodi, quando cellule tumorali sono migrate ai linfonodi tramite il sistema linfatico;
- la presenza (e il numero) di metastasi a distanza, cioè di cellule tumorali migrate tramite il sangue dalla sede primaria in altri organi.
Dalla combinazione di questi elementi si può ricavare una descrizione dettagliata del tumore e della sua estensione.
Come interpretare la stadiazione?
Nella cartella clinica, la stadiazione di un tumore è indicata tramite una sigla composta il più delle volte da lettere e numeri, e inoltre specifica per il sistema di classificazione utilizzato.
Il più comune è il cosiddetto sistema TNM, acronimo inglese di “Tumor, Node, Metastasis”. A ciascuna lettera è in genere associato un numero.
La lettera T si riferisce alla dimensione del tumore primario e la scala va da 1, che identifica i tumori più piccoli, a 4 per quelli più grandi. Esiste anche la sigla T0, quando il tumore primario non è evidenziabile.
La lettera N indica se la neoplasia è estesa ai linfonodi. Può essere seguita da un numero che va da 0 (nessun linfonodo coinvolto) a 3 (molti linfonodi coinvolti). Questo parametro serve anche a comprendere, oltre alla quantità di linfonodi colpiti, anche alcune caratteristiche morfologiche della neoplasia e la distanza dal tumore primitivo.
La lettera M, che sta per metastasi, può avere valore 0 (se il tumore è rimasto circoscritto alla sua sede primaria) o 1 (quando il tumore si è diffuso ad altre parti del corpo).
È un sistema semplice ma articolato, che può essere integrato con l’aggiunta di ulteriori lettere e di relativi valori numerici.
Nel caso del tumore al polmone, per esempio, non è raro che per descrivere la presenza di metastasi si usino le sigle M1a e M1b. La prima indica che le metastasi sono presenti e localizzate solo nel polmone controlaterale, mentre la seconda denota che le metastasi sono diffuse in altre aree del corpo. Nel caso del cancro al colon-retto, la sigla M1 indica la metastasi in una singola area (oltre al tumore primario), mentre M1b la metastasi in due aree. Per le fasi iniziali di tumori epiteliali, la sigla Tis (dal latino in situ) viene usata per indicare un carcinoma ancora contenuto all’interno dell’epitelio, quindi non ancora invasivo e perciò potenzialmente curabile solo con l’asportazione completa.
Il sistema TNM non è l’unico a essere impiegato nella stadiazione del cancro. Ne esistono molti altri che, però, in genere vengono utilizzati soltanto per specifici tipi di tumori, come quelli cerebrali o del sangue.
Dalla combinazione dei tre fattori (T, N e M) e dei loro valori numerici si possono identificare anche gli stadi di diffusione e sviluppo: dallo zero, proprio del carcinoma in situ, fino al quarto, quando le metastatasi del tumore hanno raggiunto aree distanti dalla localizzazione primaria.
Quali esami rivelano lo stadio di un tumore?
Per giungere a una stadiazione affidabile possono essere necessari più esami, fra i quali:
- l’esame obiettivo, che, unito ai sintomi e a una anamnesi accurata, può fornire le prime indicazioni sulla sede del tumore primario;
- gli esami di diagnostica per immagini, tra cui l’ecografia, la radiografia, la TAC, la risonanza magnetica (RMN), la PET. Si tratta di metodi che consentono di rilevare l’estensione del tumore ed eventualmente la presenza di localizzazioni secondarie;
- gli esami di laboratorio possono fornire indicazioni su come il tumore stia alterando il normale funzionamento degli organi;
- le biopsie percutanee (in certi casi sotto controllo strumentale ecografico o TAC) ed endoscopiche permettono di rimuovere un piccolo campione di tessuto da sottoporre ad analisi al microscopio. In genere permettono di stabilire la natura del tumore attraverso l’analisi cito-istologica e di verificare l’eventuale estensione ad altri tessuti. Talvolta, per la difficile localizzazione della sede tumorale, si può ricorrere a una biopsia chirurgica.
Stadio e grado sono la stessa cosa?
Lo stadio di un tumore è diverso dal suo grado. Il primo indica quanto è grande un tumore e quanto si è diffuso nell’organismo, mentre il secondo descrive quanto sono anomale le caratteristiche delle cellule tumorali. Quanto più il grado è alto e tanto più le cellule tumorali sono diverse da quelle sane e sono destinate a crescere e diffondersi velocemente nell’organismo. Insieme alla stadiazione, il grado di un tumore può aiutare a stabilire la prognosi e i trattamenti da effettuare.Per conoscere il grado del tumore, ne viene prelevato un campione nel corso di una biopsia e lo si osserva al microscopio.
Esistono diversi sistemi di classificazione per definire il grado di un tumore, che possono variare da una forma tumorale all’altra. In generale si usa una scala da 1 a 4 a seconda della quantità di anomalie presenti nelle cellule tumorali.
I tumori di grado 1, anche indicato come basso grado o ben differenziato, hanno cellule molto simili a quelle sane e tendono a crescere lentamente. Nei tumori di grado 4, anche detto di alto grado o indifferenziato, le cellule si discostano molto per caratteristiche morfologiche da quelle dei tessuti normali e tendono a crescere e diffondersi rapidamente.
Negli anni, alla caratterizzazione istologica definita dal grado o da alcune classificazioni specifiche per malattia (per esempio il punteggio di Gleason, un parametro che indica l’aggressività nel carcinoma della prostata), si sono aggiunte specifiche molecolari e genetiche che permettono di distinguere meglio tumori apparentemente simili, e che permettono di affrontarli in maniera più mirata.
Redazione Nurse Times
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