È più efficace rianimare un paziente in arresto cardiocircolatorio utilizzando un pallone autorsoandibile con maschera facciale oppure procedere ad intubazione oro-tracheale?
A domandarselo sono stati i ricercatori Patricia Jabre, Andrea Penaloza e David Pinero.
Il quesito che si sono posti è stato il seguente: può considerarsi la ventilazione attraverso pallone rianimatore con maschera (BMV) sovrapponibile all’intubazione orotracheale (IOT) per la gestione iniziale delle vie aeree in caso di procedure di ACLS su paziente in arresto cardiaco in ambiente extra-ospedaliero?
In questo trial clinico randomizzato sono stati inclusi 2043 pazienti. Una funzionalità neurologica conservata a 28 giorni dall’evento è stata riscontrata nel 4,3% dei pazienti rianimati con BMV contro il 4,2% dei pazienti inclusi nel gruppo rianimato attraverso IOT.
I risultati emersi dallo studio sono inconcludenti a causa del non raggiungimento del margine di non inferiorità dell’1%.
La ventilazione mediante l’utilizzo di BMV risulta una tecnica meno complessa rispetto all’IOT per la gestione delle vie aeree durante le fasi di ACLS in pazienti in arresto cardiaco extraospedaliero. Dai risultati ottenuti è emerso come la sopravvivenza sia addirittura superiore in caso di utilizzo di pallone auto-espandibile.
L’obiettivo della ricerca è stato valutare la noninferiorità del BMV rispetto all’IOT per la gestione avanzata delle vie aeree in correlazione con la sopravvivenza e funzionalità neurologica conservata a 28 giorni dall’evento.
Un trial clinico multicentrico randomizzato ha confrontato BMV e IOT in 2043 pazienti che hanno manifestato arresto cardiorespiratorio in ambiente extra-ospedaliero in Francia e in Belgio.
L’arruolamento è avvenuto nel periodo compreso tra il 9 marzo 2015 ed il 2 gennaio 2017. Il periodo di follow up si è concluso il 26 gennaio 2017.
I partecipanti sono stati randomizzati in due gruppi a seconda della gestione iniziale delle vie aeree con BMV (n=1020) o IOT (n=1023).
L’outcome primario considerato è stato una performance cerebrale di categoria 1 o 2 a 28 giorni dall’evento.
Un margine di non inferiorità dell’1% è stato scelto.
I fattori secondari considerati sono stati il tasso di sopravvivenza al momento del ricovero ospedaliero, percentuale di sopravvivenza a 28 giorni dall’evento, casi di ripresa spontanea dell’attività cardiaca ed episodi di difficoltà nell’utilizzo dello IOT o del BMV.
Risultati
Tra i 2043 pazienti randomizzati (età media 64.7 anni, 665 donne [32%]), 2040 (99.8%) hanno completato il trial. Nella popolazione analizzata, una sopravvivenza con funzionalità neurologica favorevole a 28 giorni dall’evento è stata riscontrata in 44 (4,3%) dei 1018 pazienti trattati con BMV e in 43 (4,2%) dei 1022 pazienti trattati con IOT (difference, 0.11% [1-sided 97.5% CI, −1.64% to infinity]; P for noninferiority = .11).
La sopravvivenza al momento del ricovero ospedaliero è stata di 294/1018 [28.9%] nel gruppo trattato con BMV contro 333/1022 [32.6%] nel gruppo trattato con IOT.
A 28 giorni dall’evento invece sono sopravvissuti 55 (5,4%) pazienti trattati con BMV e 54 pazienti trattati con IOT (5,3%)
La differenza dello 0,1% non è risultata significativa.
Dal punto di vista delle gestione delle vie aeree sono emerse complicanze in 186 (18,1%) pazienti trattati con BMV. Minori le complicanze emerse nella gestione con IOT, avute con solo 134 (13,4%) pazienti.
Sono stati esaminati anche gli episodi di reflusso gastrico: 156 (15,2%) nei pazienti trattati con BMV contro 75 (7,5%) nel gruppo IOT.
Conclusioni
Tra i pazienti che hanno manifestato una condizione di arresto cardiocircolatorio in ambiente extraospedaliero, l’uso di BMV comparato a IOT ha dato risultati sovrapponibili in termini di sopravvivenza con funzionalità cerebrale a 28 giorni.
Per determinare quale di queste due tecniche sia più adatta in ambiente extraospedaliero, saranno necessari ulteriori approfondimenti.
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