Le parole chiave del futuro devono essere innovazione, prevenzione, territorio e valorizzazione dei professionisti sanitari
Pur nella buona gestione delle strutture, la pandemia Covid-19 sta palesando, anche in questa seconda ondata, tutta la fragilità delle RSA che; per modelli organizzativi e assistenziali anacronistici e personale sanitario sottodimensionato, in primis infermieristico, rischiano di non garantire standard assistenziali sicuri agli ospiti.
Gli ospiti ed i famigliari delle RSA hanno pagato tantissimo in termini di vite umane nella prima ondata epidemica; e ora si trovano ancora a fronteggiare il contagio che è rientrato in alcune strutture.
Purtroppo la tregua estiva non sembra essere stata sfruttata per prepararsi e adesso ci troviamo nuovamente a rincorrere la seconda ondata pandemica. Si sarebbe potuti intervenire con più forza per potenziare il personale sanitario; in primis gli infermieri garantendo loro un adeguato percorso di inserimento nei servizi a maggior complessità e criticità assistenziale; per rendere ancora più capillare l’assistenza sul territorio investendo sulla prevenzione per farsi trovare pronti.
Nelle RSA la situazione è grave già da prima della pandemia, con dotazioni
infermieristiche sottodimensionate, che mettono a rischio la sicurezza dell’assistenza ad ospiti con bisogni sanitari e assistenziali sempre più complessi e dove l’emergenza sanitaria ha ulteriormente palesato l’anacronismo dei modelli organizzativi e assistenziali.
L’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia Autonoma di Trento ha più volte espresso la forte preoccupazione per la carenza di infermieri e per la scarsa attrattività delle RSA e avanzato proposte all’Assessorato alla Salute e ad UPIPA a partire dall’attivazione di un tavolo dedicato per una riforma condivisa e complessiva delle RSA trentine.
Disponibilità a collaborare e proposte rimaste ad oggi inascoltate
(ultima lettera sul tema RSA inviata all’Assessore Segnana e al Presidente Fugatti il 21 luglio 2020).
L’Ordine, pur non volendo fare polemiche in questo momento difficile per tutti; rimane basito dalle dichiarazioni della Presidente UPIPA apparse sulla stampa odierna irrispettose della professione infermieristica.
Gli infermieri non sono merce di scambio fra un’istituzione e l’altra in una situazione di emergenza; gli studenti del corso di laurea in infermieristica non possono essere considerati forza lavoro.
Grave inoltre la dichiarazione che mette in discussione l’istituzione dell’Infermiere di comunità e famiglia perché mancano infermieri; dichiarazione che l’Ordine non accetta e respinge al mittente.
La figura dell’infermiere di famiglia e comunità non è un “surplus”,
è una figura istituita con legge dello Stato (cd. Decreto Rilancio), recepita e sostenuta dalla Provincia Autonoma di Trento, ora in fase iniziale di sperimentazione; e che avrà un ruolo determinante in integrazione con il MMG e l’assistenza domiciliare nella gestione dei bisogni emergenti della popolazione legati alle cronicità e non autosufficienza in un’ottica di prevenzione, iniziativa e prossimità.
Lungimiranza significa investire su modelli e figure innovative e specializzate per continuare a garantire risposte sanitarie coordinate e competenti ai bisogni sanitari dei cittadini che sono in costante evoluzione.
Pensare di non innovare il nostro sistema sanitario, ma limitarsi ad attribuire le colpe alla scarsa programmazione del sistema universitario, che si ricorda essere basata su un modello proposto da AGENAS e Ministero della Salute nell’ambito del progetto europeo Joint action on Health Workforce Planning and Forecasting; e a proporre di spostare risorse infermieristiche da una parte all’altra o di assegnarle secondo una logica di priorità, senza intervenire per tempo sulle cause della carenza di personale in RSA, è da considerarsi una visione miope.
Gli infermieri sono professionisti e non si prestano ad essere “vittime” e a
compensare l’assenza di decisioni che competono (e dovevano essere prese ancora prima dell’emergenza) ad altri livelli e sulle quali l’Ordine da tempo ha avanzato proposte, ad oggi ancora inascoltate.
Gli infermieri, come gli altri operatori sanitari, vogliono assistere e prendersi cura dei pazienti in sicurezza. Bisogna investire sugli infermieri, adeguando gli organici, sostenendo la loro formazione continua e universitaria post-laurea; valorizzando le loro competenze con percorsi di carriera e integrando altre strategie, non ultima l’omogeneizzazione del contratto con quello della sanità, per rendere attrattive le RSA.
Investire sugli infermieri e su modelli assistenziali innovativi necessita di volontà di farlo, di programmazione condivisa e di avere negli staff di governance delle RSA leadership infermieristica di direzione.
Questi problemi, per essere affrontati in modo efficace, necessitano di tempo, di condivisione, di competenze di governance sanitaria; mentre ancora una volta non si è riusciti a farlo e si deve rincorre l’emergenza.
In merito alla proposta di “utilizzare” gli studenti del terzo anno della Laurea in Infermieristica, fa riflettere il termine “utilizzare”; che potrebbe sottendere una richiesta finalizzata a compensare carenze di personale strutturato con possibili ricadute sulla sicurezza dei cittadini, dei professionisti e degli studenti stessi.
In questo momento di grande difficoltà l’Ordine condivide che il contributo di tutti e anche degli studenti, ha un valore e un senso che necessita tuttavia di essere caratterizzato.
La presenza degli studenti può essere significativa in supporto alle problematiche dei pazienti e ospiti non correlabili a COVID-19; e così favorire che i professionisti esperti possano concentrarsi sulle situazioni più critiche.
Pertanto, consapevoli della responsabilità di formare nuovi professionisti competenti per il nostro sistema sanitario, si ritiene interessante l’opportunità di ri-accogliere in tirocinio gli studenti in RSA selezionate; che possono garantire condizioni di apprendimento e di sicurezza per gli ospiti e per gli studenti stessi.
L’Ordine è pronto ad un confronto con la Provincia Autonoma di Trento, UPIPA, SPES, Ordine dei Medici e gli altri stakeholder, anche in previsione dell’elaborazione delle direttive RSA 2021; per proposte e per contribuire a disegnare nuovi modelli di assistenza che vadano in questo senso e che garantiscano, grazie all’uso appropriato e alla valorizzazione di tutte le professionalità, la miglior assistenza dei cittadini.
Il PRESIDENTE Dott. Daniel Pedrotti
Ultimi articoli pubblicati
- Batteri specchio, 38 scienziati chiedono di fermare le ricerche: perché?
- Manovra 2025: flat tax sugli straordinari degli infermieri e contributo per gli specializzandi non medici. Gimbe: “Soluzioni tampone”
- Aumenti da oltre 7.000 euro per ministri e sottosegretari: e gli stipendi di infermieri, oss e operatori sanitari?
- Concorso per 640 infermieri in Veneto
- Concorso oss in Campania, 1.274 posti disponibili: al via le domande
Lascia un commento