L’Aou di Pisa è stata accreditata come ospedale in possesso dei requisiti necessari per eseguire questa procedura.
Oggi c’è oggi un’arma in più per combattere le infezioni da Clostridium difficile: il trapianto di feci. L’Aou Pisana è stata infatti accreditata dal Centro nazionale trapianti come ospedale ad alta specializzazione, in possesso dei requisiti tecnico-organizzativi richiesti per poter partecipare al programma nazionale sul trapianto di microbiota fecale umano (FMT), una procedura mininvasiva dagli effetti benefici nell’eradicazione di questo germe patogeno, dimostrati in letteratura scientifica nei casi di recidiva.
Le infezioni da Clostridium difficile sono fra le maggiori problematiche in materia di resistenza antibiotica, specie in ambiente ospedaliero. In questi casi il trasferimento di materia fecale contenente microbiota intestinale da un donatore sano a un paziente con alterazione del suo microbiota consente di ripristinare una flora batterica equilibrata (diversità filogenetica), ricreando quindi il microbiota di un individuo sano. Negli ultimi anni questa terapia, dopo una serie di studi clinici, è entrata nell’era della medicina basata sull’evidenza, con tassi di guarigione che arrivano anche al 100%, pur non disponendo ancora di studi prospettici relativi all’influenza, sul lungo periodo, del microbiota donato sulla fisiologia dell’ospite. In ogni caso la procedura ha dimostrato di essere sicura, ben tollerata ed efficace, specie nei casi di infezioni da Clostridium difficile ricorrenti e con manifestazioni non comuni di eventi gravi.
La struttura individuata come Centro di FMT è l’Unità operativa di Gastroenterologia universitaria diretta dal professor Santino Marchi. Le altre strutture coinvolte sono le Sezioni di Microbiologia micologica e di Endoscopia digestiva e l’Unità operativa di Malattie infettive. Il programma è descritto in una procedura aziendale (PA 195 – “Trapianto di microbiota fecale umano: organizzazione delle attività dalla selezione del paziente, alla donazione, fino al follow up”, di prossima uscita), alla quale deve attenersi anche il personale medico delle strutture di Gastroenterologia e malattie del ricambio e di Igiene e Epidemiologia, ogniqualvolta sia necessario gestire un potenziale donatore di feci e i pazienti candidati e sottoposti a trapianto, che vengono selezionati fra quelli con infezioni multiple ricorrenti da Clostridium difficile, dopo un’attenta valutazione relativamente a eventuali controindicazioni a eseguire la colonscopia (in alternativa è possibile anche utilizzare il clistere per l’infusione di materiale fecale).
Il reclutamento del donatore avviene su base volontaria, innanzitutto fra consanguinei del paziente e poi su un campione di giovani in buona salute. Chi risulta idoneo viene sottoposto a esami gratuiti ematobiochimici e microbiologici su siero e feci e bioumorali. Quindio, una volta superate tutte le fasi di valutazione e controllo, si procede alla donazione. Il materiale fecale raccolto viene processato sia per l’esecuzione dei test molecolari rapidi per i principali patogeni enterici necessari all’idoneità definitiva alla donazione sia per la preparazione del microbiota fecale da trapiantare, che deve essere infuso entro sei ore dalla raccolta. Il donatore valutato idoneo, in assenza di eventi clinici di rilievo, mantiene l’idoneità per otto settimane dalla prima donazione. Dopo l’accreditamento, l’Aou pisana è in attesa di ricevere l’autorizzazione a istituire anche uno specifico centro di conservazione, avendo già una struttura dipartimentale Biobanche, in modo da poter utilizzare anche il tessuto crioconservato.
Redazione Nurse Times
Fonte: In Salute News
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