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Toscana, il patto per l’infermieristica regionale non è più procrastinabile

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Gufi o allodole? Le alterazioni del bioritmo negli infermieri turnisti
Midsection of nurse pointing at toy alarm clock isolated over white background
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Di seguito la lettera inviata all’assessorato alla Salute e alla terza commissione Sanità della Regione dagli Ordini provinciali delle professioni infermieristiche della Toscana.

Come ben noto, il 12 dicembre i medici in tutta Italia hanno scioperato e gli Ordini delle professioni infermieristiche (Ipasvi) della Regione Toscana accolgono le difficoltà espresse dalla classe dirigente medica, per altro in gran parte sovrapponibili a ogni professionista che opera in questo momento in sanità. Rimaniamo però perplessi da come la Regione Toscana non abbia avuto nessuna difficoltà a sottoscrivere un impegno formale per sostenere il rinnovo dei contratti in ambito medico e impegnarsi nel monitorare l’assetto organico sempre in esclusivo ambito medico. Davvero chiediamo il perché tali impegni non debbano essere trasversali, riguardando tutte le professioni e con quale criterio si va a dare un così importante segnale di supporto monoprofessionale.

Forse è bene quindi ribadire alcuni elementi per altro già noti alla politica regionale e chiedere se esiste o non esiste impegno analogo anche per gli altri pilastri della sanità regionale, gli infermieri, e come intende muoversi nei confronti della rappresentanza più numerosa del sistema sanitario tutto.

  • Dopo una serie di incontri con l’Assessorato, la richiesta di istituire alcuni tavoli tecnici per la valorizzazione delle competenze infermieristiche è rimasta inevasa. È pronta o non è pronta, la Regione Toscana, a dare seguito al Piano Nazionale Cronicità, al DM70/2015 e al patto della salute 2014/16, agendo con forza sullo sviluppo infermieristico in seno alle cure primarie ed intermedie? È pronta o non è pronta a lavorare sugli assetti qualitativi delle RSA e degli ambiti socio-assistenziali? O davvero ancora pensiamo che i minutaggi espressi dalla Legge Regionale Toscana n. 82/2009 e s.m.i. (Accreditamento delle strutture e dei servizi alla persona del sistema sociale integrato) e il DPGR n. 29/R/2010 (Regolamento di attuazione della L.R. n. 82/2009) siano espressione di garanzia? È a conoscenza, la Regione Toscana, delle condizioni di lavoro infermieristiche economicamente degradanti e del carico di lavoro infermieristico spropositato nelle residenze sanitarie, che non può, con tutta la volontà di questo mondo, garantire un’assistenza infermieristica degna di questo nome?
  • Ricordiamo alla Regione Toscana di aver promosso un accordo con la medicina generale per la sanità d’iniziativa degno di un ricorso al TAR e che, pur ampiamente riscritto, certo non ci vede entusiasti.
  • Mettiamo a conoscenza la Regione Toscana del documento OASI recentemente emesso, che continua a confermare un rapporto infermieri/medici tra i più bassi d’Europa (1,5/1) e, pur assumendo tutti gli infermieri in graduatoria Estar, arriveremmo a un rapporto di circa 2.6 (ben inferiore, ad esempio, a Bolzano, il territorio più virtuoso d’Italia, che ha un rapporto di 3.3 ed è ancora inferiore agli standard europei).
  • Mettiamo a conoscenza la Regione Toscana del Progetto Europeo Health Workforce Planning and Forecasting, secondo il quale in Italia mancano 60mila infermieri per rispondere ai fabbisogni di salute della popolazione in uno scenario “medio” e che gli ultimi dati della Ragioneria di Stato individuavano in Toscana 2.609 unità mancanti, che non potranno comunque essere raggiunte, pur esaurendo la graduatoria Estar per altro ancora ferma.
  • Ricordiamo alla Regione Toscana che in parlamento si approva un emendamento che implementa, sia pure per il prossimo contratto, le risorse, partendo dalla retribuzione individuale di anzianità (RIA), il solo contratto della dirigenza medico e sanitaria e non per il comparto, che costerebbe poche centinaia di migliaia di euro e non milioni (Ria e stabilizzazione dei ricercatori non riguardano il personale del comparto e non coinvolgono gli oltre 447mila infermieri).
  • Mettiamo a conoscenza la Regione Toscana che abbiamo un ricambio generazionale insufficiente (35% di infermieri con più di 50 anni in Toscana), con una quota di inidoneità al lavoro del 15% sul totale, secondo l’ultima ricerca Cergas/Bocconi.
  • Mettiamo a conoscenza la Regione Toscana che il più grande studio multicentrico sullo staffing infermieristico (RN4Cast) ha evidenziato come la letteratura internazionale indichi come ideale per garantire una ottimale assistenza infermieristica un rapporto infermiere/paziente nei reparti ospedalieri di 1 a 6, e che gli studi hanno dimostrato come un aumento di questo rapporto, aggiungendo un paziente a ogni infermiere (1 a 7) aumenti del 6%la mortalità e del 23% le cure mancate.
  • Infine, pur non avendo competenza diretta in merito, ma visto che si è già sbilanciata per i medici, chiediamo: la Regione Toscana conosce lo stipendio medio mensile di un infermiere e a quale anno risale l’ultimo aggiornamento sulle indennità?

Ci sono circa 28mila infermieri iscritti  agli Ordini toscani che piangono lacrime amare per CCNL indegni di una professione intellettuale, che ha sulle spalle l’operatività quotidiana del mondo sanitario e che, al limite, condivide lo stesso peso con gli amici medici pur su ambiti disciplinari diversi. Siamo ben curiosi di vedere i risultati del nuovo Piano Nazionale Esiti, che dal 2018 implementerà proprio l’assistenza infermieristica.

Ben vengano le istanze dei medici. Adesso chiediamo quali risposte si intende dare agli infermieri, a meno che non si voglia sottolineare con il silenzio altre evidenze che diventeranno parole chiare alle decine di migliaia di professionisti che vi stanno seguendo. Chiediamo formalmente un forte patto per l’infermieristica toscana, non più procrastinabile.

Gli Ordini delle professioni infermieristiche in Toscana
Il presidente di Grosseto, Nicola Draoli

 

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