Gli studenti del corso di laurea in Medicina sono scesi in piazza per rivendicare il loro diritto a imparare.
“Assurdo, siamo aspiranti medici e non possiamo entrare in ospedale. Neanche chi tra noi è vaccinato da febbraio”. Parola di Giulia, studentessa al quarto anno del corso di laurea in Medicina dell’Università di Torino, presente mercoledì scorso, insieme a un centinaio di colleghi di facoltà, in piazza Castello, cuore del capoluogo piemontese, per protestare perché da oltre un anno “ci sentiamo solo un peso, in balia della disorganizzazione, mentre noi vogliamo solo imparare”.
Il presidio di piazza Castello, denominato #curatevidichivicurerà, era promosso da Rappresenta.to, Medici senza bandiere, Udu Torino – scuola medicina e Obiettivo studenti – Medicina. Ogni studente aveva in mano un cartello recante la scritta “Ti posso visitare online?”, o anche “Non so fare un prelievo”, oppure “L’ho imparato online”. Come Lorena, che è dovuta tornare di corsa dalla Sicilia a Torino per un tirocinio al microscopio di un’ora e un quarto: “E mi considero anche privilegiata per essere riuscita a iscriveremi. Il problema è che mi sono dovuta organizzare, spendendo oltre 100 euro di viaggio per una giornata di pratica che si è ridotta a poco più di un’ora”.
Tra i manifestanti anche Gianluca, che rischia di dover spostare la laurea programmata a luglio perché non riesce a sostenere il tirocinio dello scorso anno, “che non si poteva fare per il lockdown ma ora è riservato agli studenti del quarto”. Ma anche Vinicio, che per due punti ha rischiato di non prendere la borsa di studio. E ancora Giacomo, 24 anni, studente fuori sede del quinto anno, che dalla Puglia, oltre all’alloggio di Torino con alcuni compagni, ne ha dovuto affittare un altro a Biella “pur di fare due settimane di tirocinio, e c’è chi, senza amici, ha dovuto pagare un hotel: non dimentichiamo che la maggior parte di noi ancora vive alle spalle della famiglia, a cui deve chiedere ulteriori sacrifici”.
La loro richiesta è che si riparta. “Crediamo ci siano gli estremi – spiega Davide, uno dei referenti del presidio –. Siamo oltre un migliaio di studenti solo nel triennio clinico (gli ultimi tre anni, ndr), che devono gareggiare per accaparrarsi posti per il tirocinio, fare a gara al dito o alla connessione più veloce, combattendo con le limitazioni tecnologiche dell’Università. E tutto questo per vedere riconosciuto un nostro diritto: imparare”.
È da oltre un anno, infatti, che i tirocini sono bloccati o con posti limitati, “Eppure ci siamo messi a disposizione per pagare mascherine e dispositivi di protezione, e non fa eccezione chi di noi è stato vaccinato – spiega ancora Davide –. All’inizio abbiamo accettato la situazione, ma oggi iniziamo ad avere paura. Che medici saremo?”.
Appello a cui si uniscono le matricole, mai entrate in aula. Miriam, 19 anni, è tra queste: “Hanno detto che avrebbero dato priorità agli studenti del primo anno, ma noi ancora aspettiamo indicazioni. Forse a ottobre potremo fare il primo tirocinio in presenza”.
Redazione Nurse Times
Fonte: la Repubblica
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