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Svizzera, l’Asi chiede alla politica di ridare valore alla professione infermieristica

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Svizzera, l’Asi chiede alla politica di ridare valore alla professione infermieristica
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La Camera del popolo non ha ancora trovato una sintesi che vada bene a tutti. Preoccupa la carenza di personale.

In Svizzera la Camera del popolo è chiamata a esprimersi sull’iniziativa popolare “Per cure infermieristiche forti”, lanciata dall’Associazione svizzera infermiere e infermieri (Asi), e sul relativo controprogetto indiretto, elaborato dalla Commissione della sicurezza sociale e della sanità. Due iniziative tese a ridare valore alla professione e a fornire una risposa alla carenza di personale.

La proposta di modifica costituzionale chiede che la Confederazione e i Cantoni investano nella formazione infermieristica, migliorino le condizioni quadro (tra cui orario di lavoro, servizi di picchetto e possibilità di formazioni continue) e riconoscano a livello di legge l’autonomia di lavoro degli infermieri. Secondo qualcuno, però, l’iniziativa ha un difetto fondamentale: inserisce per la prima volta nella Costituzione delle regole per un gruppo professionale. E da un punto di vista formale ciò non sarebbe ammissibile.

La stessa iniziativa, inoltre, rimette in discussione la ripartizione dei compiti tra Cantoni e Confederazione, ad esempio nel campo della formazione e della pianificazione ospedaliera. Per il parlamentare ticinese Lorenzo Quadri la proposta dell’Asi si riassume in “un insieme di rivendicazioni di tipo sindacale che al cittadino concretamente portano poco o niente. Le cure mediche di base sono infatti già menzionate nella Costituzione all’articolo 117a”.

La maggioranza di chi ha preso la parola ha tuttavia riconosciuto il rischio di una carenza di personale sanitario e la necessità di promuovere la formazione in Svizzera. La penuria di personale è già oggi una realtà: negli ultimi quattro anni è stato formato solo il 43% del personale necessario e si stima che attualmente sono 25mila i posti di lavoro liberi nel settore. Un problema che costringe la Confederazione a reclutare personale all’estero. Questa prassi, oltre a essere eticamente discutibile (la formazione viene infatti pagata da uno Stato che poi non può trarre beneficio dall’investimento), potrebbe diventare anche onerosa. L’Oms sta infatti pensando di introdurre una tassa per risarcire i Paesi formatori.

Essendo legislativo, il controprogetto permetterà di trovare soluzioni in modo molto più rapido dell’iniziativa popolare. I suoi contenuti, però, non mettono tutti d’accordo. Se quasi tutti sostengono la necessità di rafforzare la formazione e le competenze degli infermieri, non manca chi critica la possibilità offerta agli infermieri di farsi rimborsare le prestazioni direttamente dagli assicuratori. Ciò potrebbe generare aumenti dei costi indesiderati per le casse malattia. Inoltre spalancherebbe la porta a rivendicazioni di altre professioni sanitarie per avere gli stessi diritti.

La sinistra punta comunque a un doppio sì per iniziativa e controprogetto. Perché occorre valorizzare una professione che oggi soffre delle stesse ingiustizie di altri settori professionali, occupati essenzialmente da donne. La controproposta andrebbe completata prevedendo migliori condizioni lavorative, in particolare per quel che concerne la conciliabilità con i bisogni familiari. Oggi, infatti, circa metà delle infermiere svizzere abbandona la professione.

Redazione Nurse Times

Fonte: LaRegione.ch

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