L’Istituto Superiore di Sanità ha eseguito un’analisi in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione.
Eventi avversi, abusi, depressione post partum e misure restrittive di distanziamento sociale sono tra i fattori di rischio per il suicidio e per gli atti di autolesionismo più frequenti. E’ l’analisi eseguita dagli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, e basata sugli studi attualmente disponibili, in occasione della Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio, che ricorreva ieri, 10 settembre.
Molti studi, infatti, hanno documentato un’associazione tra abusi e violenze subite in età infantile, e ideazione suicidaria e tentativi di suicidio sia nel periodo dell’infanzia/adolescenza che nel corso della vita. L’abuso sessuale nell’infanzia sembra essere un fattore di rischio per suicidio persino più forte di quello rappresentato da una storia di comportamenti suicidari nella famiglia.
“Nonostante la prevenzione del suicidio sia stata individuata come obiettivo prioritario dai maggiori organismi internazionali – dice Monica Vichi (Iss) – solo pochi Paesi nel mondo hanno sviluppato una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio, e l’Italia non è ancora tra questi. Tuttavia l’Iss è da anni impegnato nello studio dell’epidemiologia e dei fattori di rischio con l’obiettivo di fornire informazioni di qualità per l’implementazione politiche di prevenzione efficaci, e interventi mirati anche a livello di comunità”.
Un esempio è la task force europea sul suicidio materno e la depressione post partum, di cui l’Iss è rappresentante italiano: l’obiettivo è quello di individuare non solo i fattori di rischio, ma anche gli strumenti di valutazione più adeguati per aiutare i clinici e gli operatori sanitari.
Secondo i dati Istat dell’Indagine sulle cause di morte, nel nostro Paese 3.780 persone si sono tolte la vita nel 2016, ma il suicidio si può prevenire se si riesce a intervenire sulla sofferenza psicologica. L’attuale crisi sanitaria, per esempio, con le conseguenze economiche e sociali che comporta, potrebbe essere un altro fattore di rischio suicidio. Tra i fattori di rischio che gli esperti hanno elencato, legati alla pandemia di Covid-19, vi sono al primo posto il distanziamento sociale, l’aumento del consumo di alcol, la violenza domestica, la paura del contagio, lo stress e burnout per medici e operatori sanitari.
Redazione Nurse Times
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