L’altra notte tre bambine di cinque e sei anni sono morte in seguito a un incendio scoppiato nel locale dove dormivano insieme a un’altra novantina di ragazze: le fiamme, con tutta probabilità, sono di origine dolosa e la tragica scomparsa delle tre piccole ha scatenato la rabbia della popolazione locale che venerdì ha minacciato di dare l’assalto al compound in cui Sacchi lavora come infermiere dalla fine dello scorso anno.
Tonj Project è un’associazione guidata da padre Omar Delasa, sacerdote salesiano di Castelfranco di Rogno, che è inserita all’interno di una missione salesiana già attiva nel Paese africano promuovendo diverse iniziative, prima fra tutte l’apertura di un ospedale in cui lavorano oggi una ventina di persone, tra dottori, infermieri e amministrativi. La sua attività è sostenuta da diversi benefattori.
Per supportarne il funzionamento partono spesso dalle province di Bergamo e della Lombardia diversi volontari. Uno di questi è proprio Edoardo Sacchi, laureato in Scienze infermieristiche e arrivato a Tonj a fine 2018. Le foto pubblicate sulla pagina Facebook dell’associazione lo ritraggono impegnato in molteplici attività. Da venerdì però il suo primo pensiero è stato quello di mettersi al riparo dalla furia della popolazione locale e di proteggere le persone che lavorano con lui.
Le comunicazioni sono oltremodo difficili, ma ieri sera (venerdì) il quadro sembrava essere delineato: «Da quello che abbiamo potuto capire – spiega padre Delasa – è scoppiata una faida tra due diverse tribù innescata da un furto di bestiame. Purtroppo, la scorsa notte, qualcuno è penetrato all’interno del compound della missione salesiana e, per vendetta, ha dato fuoco alla struttura dove dormivano 94 ragazze, affidate alle cure di alcune suore di una congregazione keniana.
Le tre ospiti più piccole non sono riuscite a scappare e sono state ritrovate morte». Appena la notizia si è diffusa, la popolazione ha circondato con bastoni e machete la missione, difesa prontamente dalla polizia e dalle forze dell’ordine del Sud Sudan. I militari hanno preso in consegna il volontario bergamasco e non lo hanno perso di vista neppure un istante.
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