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Smettere di mangiarsi le unghie o strapparsi la pelle si può: lo studio

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Smettere di mangiarsi le unghie o strapparsi la pelle si può: lo studio
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Un nuovo studio dimostra che la strategia chiamata “sostituzione delle abitudini”, può aiutare a ridurre il comportamento indesiderato.

Se non riuscite a smettere di mangiare le unghie, strappare la pelle o ciocche di capelli, soprattutto quando siete stressati, ecco una soluzione che potrebbe funzionare. Invece di mordicchiare, strappare o tirare, provate a toccare la pelle con delicatezza, ad esempio strofinando leggermente la punta delle dita, il palmo della mano o il dorso del braccio, almeno due volte al giorno.

Un nuovo studio di sei settimane dimostra che tale strategia, chiamata “sostituzione delle abitudini”, ha aiutato il 53% dei partecipanti a ridurre il comportamento indesiderato. I risultati sono stati pubblicati online il 19 luglio sulla rivista  JAMA Dermatology. Si ritiene che questi comportamenti ripetitivi incentrati sul corpo (body-focused repetitive behaviors, BFRB) colpiscano circa il 5% delle persone in tutto il mondo.

“La regola è solo toccare leggermente il corpo – ha affermato l’autore principale dello studio, Steffen Moritz, responsabile del gruppo di lavoro di Neuropsicologia clinica presso lo University Medical Center Hamburg-Eppendorf (Germania) -. Se siete sotto stress, potreste eseguire i movimenti più velocemente, ma non con una maggiore pressione applicata da soli”.

Il nuovo studio ha incluso 268 persone affette da tricotillomania, una condizione in cui le persone reagiscono allo stress o si calmano strappandosi i capelli, oppure mordendosi ripetutamente le unghie o l’interno della guancia. Ai membri del gruppo di controllo è stato detto che erano in lista d’attesa per il trattamento, che hanno ricevuto dopo la fine dello studio. Ad altri partecipanti è stato invece insegnato come formare un’abitudine sostitutiva attraverso un manuale e un video.

Coloro che nello studio si mordevano le unghie sembravano avere il maggior beneficio. Circa l’80% delle persone nel gruppo di trattamento ha dichiarato di essere soddisfatto della formazione e l’86% la consiglierebbe. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, questa strategia potrebbe affiancarsi alle tecniche comportamentali esistenti, come il disaccoppiamento e l’addestramento all’inversione delle abitudini, utilizzate per aiutare le persone affette da BFRB.

Nel disaccoppiamento, qualcuno potrebbe sostituire un comportamento come mordere le unghie con qualcosa che inizia in modo simile, come sollevare la mano sul viso, ma finisce toccando un lobo dell’orecchio, invece di mordicchiare le unghie. Nella formazione sull’inversione di abitudine,invece, qualcuno potrebbe adottare un comportamento diverso.

“Ad esempio si potrebbero stringere i pugni quando si ha bisogno di tirare i capelli o di strapparsi la pelle, oppure sedersi sulle mani”, ha detto Natasha Bailen, psicologa clinica del Center for OCD and Related Disorders presso il Massachusetts General Hospital e la Harvard Medical School.

Talvolta, farmaci come gli antidepressivi vengono prescritti alle persone con questi comportamenti e la terapia cognitivo-comportamentale può essere un’altra opzione terapeutica. Moritz ha stimato che da un terzo alla metà dei pazienti trae beneficio dal disaccoppiamento, ma il resto no. “E quindi l’idea dello studio era quella di trovare un’altra tecnica, forse più adatta a questi non rispondenti”, ha affermato.

John Piacentini, presidente del consiglio di amministrazione della TLC Foundation for Body-Focused Repetitive Behaviors, ha affermato che lo studio aumenta la consapevolezza su queste condizioni. “Ci sono trattamenti ragionevolmente buoni che la maggior parte dei medici non conosce o non pratica – ha dichiarato -. In questa popolazione stiamo davvero cercando trattamenti che abbiano un impatto reale o ridurcano davvero la gravità dei sintomi specifici”.

La ricerca proof-of-concept necessita di ulteriore conferma, ma gli esperti sono incoraggiati dai risultati. “Ero molto entusiasta per il fatto che ci fosse più lavoro da fare in questa area di auto-aiuto – ha affermato Bailen -. Oggi avere accesso ai servizi di salute mentale può essere una vera sfida, e le liste d’attesa possono essere incredibilmente lunghe, ma penso che più ricerca siamo in grado di fare, più siamo in grado di sviluppare questi materiali di auto-aiuto, e più possiamo aiutare a restringere quel divario di trattamento”.

Redazione Nurse Times

Fonte: Manuale MDS

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