Qualche doverosa riflessione in vista del rinnovo delle Rsu nelle aziende sanitarie pubbliche e alla luce della pre-intesa sul Ccnl.
A pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo delle Rsu nelle aziende sanitarie pubbliche e a oltre un mese dalla firma del pre-accordo sul rinnovo del Ccnl che ha scontentato tutti gli infermieri italiani, la situazione appare molto fluida e molte cose si stanno muovendo.
E’ di questi giorni la notizia che anche chi ha firmato la pre-intesa ora ne chiede a gran voce modifiche. Ma non uno o due aggiustamenti, bensì modifiche sostanziali e numerose, ben 34. Certamente dopo la rivolta degli infermieri e l’emorragia di tessere, e dopo le ulteriori 48 ore di sciopero proclamate per il 12 e 13 aprile, ora si teme fortemente per il risultato delle elezioni alle porte, e ciò spiega questi cambi radicali di rotta. Appare infatti difficile sostenere le ragioni di questa firma, tra l’altro avvenuta durante uno sciopero nazionale e una manifestazione nazionale sotto la pioggia battente, con migliaia di infermieri in piazza.
Detto questo, per completezza di informazione credo sia necessario fare un attimo il punto della situazione, al di là del fatto che questo accordo sia più o meno modificato in itinere o che sia anche sostanzialmente modificato almeno nella parte normativa, permettendo così anche ai sindacati infermieristici di firmarlo. Dobbiamo essere consci tutti quanti che questo contratto è un ponte verso il prossimo, che sarà discusso a partire dal 2019.
Fare il punto della situazione significa partire da un obiettivo irrinunciabile per la nostra professione: l’assoluta necessità di avere un contratto nostro al di fuori del comparto, proprio come per i medici; un contratto che comprenda magari, oltre agli infermieri, anche le altre professioni sanitarie che hanno un ordine e impegnate nell’assicurare assistenza ai pazienti, anche su turni.
Un obiettivo ambizioso, ma certamente realizzabile, a patto che la professione sia unita e che sia rappresentata da sindacati di categoria realmente rappresentativi. Il percorso da intraprendere è lo stesso che fecero i medici negli anni Ottanta. Dobbiamo necessariamente affrancarci da un’ottica contrattuale che ci considera operai, al pari di lavoratori che intellettuali non sono. In quel comparto gli infermieri ci stanno per far numero e portare a livello contrattuale soldi da spartire poi con tutti gli altri. Ciò è stato sempre evidente, ma in questa tornata contrattuale lo è ancora di più, tanto che ha sollevato le ire di tutti.
In tale ottica appare necessario che tutti noi infermieri in prima persona ci prendiamo la responsabilità di votare in massa alle elezioni delle Rsu, dando così la massima forza possibile ai sindacati di categoria, in modo da avere un peso preponderante all’interno della rappresentanza sindacale di comparto. Ogni singolo voto, in questa ottica, diventa prezioso e indispensabile. Certamente questo non basta, ma altrettanto certamente i numeri conteranno parecchio. Tuttavia, ma una volta acquisiti, saranno solamente il punto di partenza verso il vero obiettivo, che sarà quello di uscire dalle catene di questo comparto.
Per fare questo passo fondamentale, però, ci sarà bisogno che i sindacati infermieristici abbiano ben chiaro che si dovrà lavorare insieme. Si dovrà in un qualche modo unire le forze, parlare una sola lingua. Pertanto, subito dopo le elezioni Rsu e al di là del risultato, che ad oggi si prospetta più che soddisfacente, i sindacati degli infermieri dovranno trovarsi attorno a un tavolo per creare un unità di intenti e un organismo comune e paritetico.
Una sorta di federazione, in grado di lasciare a ognuno la sua autonomia, ma nello stesso tempo di seguire una linea e un linguaggio comuni. E questo anche in vista dell’impegno non facile di scrivere un contratto DEGLI INFERMIERI E PER GLI INFERMIERI. Un organismo in grado di dialogare e coinvolgere in questa battaglia epocale anche le rappresentanze professionali (Ordini), la cittadinanza, le forze politiche e sopratutto i colleghi, i professionisti. Perché questa è una battaglia da fare tutti insieme, e vedere i sindacati infermieristici uniti in questo è una garanzia e uno sprone per tutti.
Questo è un aspetto fondamentale, non solo dal punto di vista contrattuale, ma anche nell’ottica di una maggior prospettiva; che vede i professionisti infermieri doversi riappropriare del proprio futuro. Molte sono le sfide e molti sono i problemi da mettere sul tavolo, e solamente una forte e compatta rappresentanza può fare questo. Perché gli infermieri non hanno solamente bisogno di un contratto autonomo e premiante. Hanno bisogno di affrontare e risolvere problemi fondamentali per il nostro futuro.
E tra i vari problemi spicca quello del demansionamento, perché nessun contratto potrà mai renderci giustizia se saremo sempre relegati al ruolo di factotum della sanità.
Nessun contratto potrà risolvere la carenza di organici e la loro vetustà; che ci impediscono di esprimere al meglio le nostre potenzialità di professionisti e di completare i percorsi per le competenze avanzate. Perché queste debbono essere riconosciute si contrattualmente, ma poi declinate nella pratica quotidiana e il sistema finora proposto dell’incarico non va bene.
Le competenze avanzate devono essere inclusive per tutti tutti. Coloro che hanno master o magistrale devono essere SPECIALISTI; tutti coloro che hanno almeno cinque anni di esperienza in un determinato ambito o tre anni di esperienza e corsi di formazione riconosciuti in quell’ambito debbono essere ESPERTI. Infine, ma non da ultimo, si dovrà affrontare e risolvere la piaga dello sfruttamento delle P.I. con il lavoro in affitto. E guardate bene, io credo che quanto detto finora sia la strada giusta per risolvere questo annoso problema. Un ultimo accenno vorrei farlo al territorio e alla necessità di implementare l’infermieristica di comunità e di famiglia.
Come si intuisce facilmente, l’impegno è enorme ma indispensabile per la nostra professione. Proprio per questo, per affrontare un impegno così importante e oneroso, la professione deve essere compatta in tutte le sue articolazioni, che siano ordinistiche, sindacali o associative (vedi, ad esempio, le società scientifiche). I sindacati infermieristici, quindi, devono essere il più possibile unitari e percorrere insieme questa strada. Anche perché non vedo molte altre alternative; o si persegue convinti la strada dell’unità o per la nostra professione non ci saranno spazi di emancipazione, e il progetto è destinato a fallire.
Infine, un appello pressante, dunque, a iniziare proprio dai sindacati infermieristici.
Bisogna tentare tutte le strade possibili per essere una sola voce, per creare e diffondere unità nella professione. E questa fin dal 20 aprile dovrà per tutti essere una parola d’ordine, una specie di mantra da seguire attentamente. Solo così potremo mettere mano a quella che definisco la questione infermieristica, che dal profondo della professione chiede a tutti gli attori impegno e perseveranza per portarla a soluzione. Qui o si cresce tutti insieme o si muore. Non ci sono altre vie di uscita.
Angelo De Angelis
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