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Shock all’Umberto I: infermiere di 55 anni violenta studentessa del corso di laurea in Infermieristica

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Shock all'Umberto I: infermiere di 55 anni violenta una studentessa del corso di laurea in infermieristica
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Shock all’Umberto I: “Aiutatemi, mi hanno violentata in reparto”. La ragazza è stata attirata nello sgabuzzino del reparto Urologia. Dopo la denuncia il cinquantenne è stato fermato dalla polizia

Una tirocinante del corso di laurea in infermieristica, violentata da un infermiere, durante il turno di notte al Policlinico Umberto I.

La studentessa in Infermieristica stava svolgendo il tirocinio professionale nel reparto di Urologia: la donna ha denunciato di essere stata violentata da un infermiere di 55 anni, Mario, dipendente dell’ospedale, che è stato già individuato dalla polizia.

Tutto si consuma in pochi minuti, all’una del mattino di giovedì, tra le mura del Padiglione 29, al terzo piano, dove c’è il reparto di Urologia.

Nel cuore della notte, quando la maggioranza dei pazienti ricoverati riposa, il 55enne, con una scusa banale, la invitata a entrare nello sgabuzzino del reparto, chiude la porta a chiave e abusa di lei. Marta cerca di resistere, non ce la fa. Non ha vie di fuga, crolla.

Il 55enne l’ha violentata nello stanzino dove si conservano le scope, le lenzuola da spedire in lavanderia. Marta riesce a chiedere aiuto quando ormai ha già subito la violenza sessuale. Poi corre al pronto soccorso, dove i medici di turno attivano immediatamente il percorso rosa per le donne vittime di abusi.

Le reazioni

Sulla violenza choc, avvenuta nell’ospedale romano interviene l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato: “Non appena informato del gravissimo episodio ho chiesto all’azienda ospedaliera universitaria Policlinico Umberto I di adottare provvedimenti immediati e proporzionali alla gravità dell’accaduto”.

“Andrà coinvolto anche l’ordine professionale per assumere tutte le opportune iniziative. Si è tradito il codice deontologico ed è inaccettabile – conclude – Alla vittima deve essere dato tutto il sostegno di natura psicologica e di tutela legale. L’azienda deve costituirsi parte civile”.

“A seguito del gravissimo fatto accaduto all’interno di un reparto ai danni di una giovane tirocinante ho depositato questa mattina denuncia – querela” dichiara il dg del Policlinico Umberto I, Fabrizio d’Alba, spiegando che nella vicenda l’azienda è parte lesa. “Il responsabile, indicato dalla vittima è stato identificato e denunciato all’autorità giudiziaria mentre l’Azienda ha provveduto ad avviare il procedimento di sospensione immediata dal servizio – continua – Quanto accaduto è gravissimo ed intollerabile perché oltre ad aver colpito in modo ignobile una giovane donna in servizio perché tirocinante della sua futura professione, colpisce e diffama un’intera categoria di operatori”.

“Lavoratori della sanità che quotidianamente all’interno dei reparti del nostro ospedale si impegnano per la cura delle persone e non per atti di violenza contro le donne – sottolinea il direttore generale – L’immediata denuncia è solo il primo passo a tutela del nostro ospedale e soprattutto per la difesa e il sostegno della ragazza violentata che non sarà da sola ad affrontare un percorso giudiziario e personale molto difficile. A lei voglio esprimere la mia vicinanza, la mia solidarietà e l’affetto, condividendo questi momenti di dolore e sofferenza”.

Il presidio davanti al policlinico Umberto I

Un presidio davanti il Policlinico Umberto I da parte degli universitari tirocinanti. Almeno in 200 per “solidarietà alla nostra collega stuprata mentre stava lavorando”. “La nostra collega non è stata tutelata. Siamo di Medicina, operatori sanitari, infermieri. Tutti qui per lei”, dicono i tirocinanti.

Parole di denuncia e di condanna per “quella persona che era stata più volte segnalata”. I tirocinanti chiedono “tutela nel nostro posto di studio, esigiamo che sia un posto sicuro dove studentesse e studenti possano svolgere i propri studi. È chiaro che è già successo? Non deve più accadere”.

C’è anche, come Ilaria, racconta che “c’è timore di denunciare perché “un tutor è quello che può decidere quando e se ti laurei. E allora c’è chi rinuncia”.

Gli studenti hanno in mano cartelli di denuncia: “In divisa ero troppo provocante?”. E “Non posso aver paura anche in ospedale”.

Redazione NurseTimes

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