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”Se ti sono stato utile fino ad oggi, posso esserti utile a tempo indeterminato!”

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Asp Siracusa: stabilizzati 78 infermieri precari
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A scrivere è il gruppo dei PRECARI della sanità italiana, anzi mi correggo L’ESERCITO  dei precari di tutta Italia. Si, perché ormai i PRECARI in Italia sono un esercito e sono coloro che permettono a tutti gli ospedali italiani di garantire i LEA ed il regolare svolgimento delle cure e contribuiscono a tenere in vita tutto quello che è l’assetto  ospedaliero e il sistema sanitario. 

Nessun precario ha mai chiesto nulla, nessun precario ha mai chiesto in regalo il posto di lavoro o di essere agevolato in qualsivoglia modo particolare; I PRECARI  CHIEDONO SOLO RISPETTO E RICONOSCIMENTO DEI PROPRI DIRITTI LAVORATIVI E  ANCHE UMANI. 

La maggior parte dei precari italiani ha superato un avviso pubblico con prove scritte ed orali tra migliaia di candidati, i precari da anni in servizio si sono formati sul luogo di lavoro; hanno acquisito esperienza e hanno migliorato la propria preparazione praticamente sul campo, preparazione che sicuramente deve essere considerata un supplemento alla preparazione teorica e non un demerito solo perché si è stati  assunti tramite avviso pubblico. 

I precari non possono pagare le colpe di anni ed anni di turn over bloccati e di blocco  dei concorsi e di una politica che non bandiva concorsi pubblici ma solo avvisi pubblici, gli unici quindi a cui si poteva partecipare. 

Se il Governo ha offerto per anni solo avvisi pubblici, i sanitari in cerca di lavoro  hanno potuto partecipare solo a quelli; non è che hanno potuto scegliere altro. 

Per questo motivo negli anni si sono accumulati precari su precari, non per scelta di  quello che viene definito precario ma per un sistema di assunzioni deciso e gestito in questo modo DAL GOVERNO. 

Se c’è stata necessita di avere personale e soprattutto di averlo in tempi brevi, allo  stesso modo adesso questo personale deve essere preso in considerazione; rispettato, tutelato e messo nelle condizioni di poter lavorare per sempre perché deve essere ritenuto UNA RISORSA per la sanità e non un precario, quasi un appestato, una ciabatta usata che non piace più.

Non prorogare la legge MADIA, non consentire ai tanti precari di poter essere stabilizzati anche per gli anni a venire; significa non rendersi conto della situazione,  non assumersi la responsabilità delle scelte fatte in passato e significa essere un Governo distruttivo invece che costruttivo, soprattutto considerato il momento  storico che stiamo vivendo. 

E all’aspetto pratico della cosa va aggiunto l’aspetto MORALE ED UMANO, poiché i tanti precari sono esseri umani con una famiglia; con un cuore ed un’anima e se non si dà loro energia, stimoli, appoggio, credo che anche al migliore sanitario del mondo venga la voglia di mollare e di sentirsi inutile, usato e beffeggiato. 

Sono tantissimi i sanitari precari che hanno contratto il COVID 19, numerosissimi coloro che sono deceduti. 

Tutti i precari sono coinvolti in innumerevoli ore di straordinario, turni massacranti  e difficili in questo periodo; un periodo che va avanti già da un anno ormai. 

Un Governo che vuole il bene del suo popolo, non può chiudere gli occhi su tutto  questo e dare importanza ad altre cose come il bonus monopattino; il bonus  bicicletta e tante altre cose che non dovrebbero avere la precedenza rispetto a  tutto questo. 

Inoltre non prorogare la legge MADIA significa creare una grande discriminazione lavorativa dal momento che fino al 2020 tutti gli altri colleghi sono stati stabilizzati. 

Non crediamo possano sussistere motivazioni o giustificazioni per non continuare a  stabilizzare tutti gli altri precari. 

Siamo certi che questa lettera possa essere letta, compresa, analizzata e che possa smuovere le coscienze di chi al Governo ha il potere di far approvare la proroga della  legge Madia. 

Abbandonare ora i precari di tutta Italia significa condannare a morte la sanità  italiana e in questo momento significa mettere quindi a rischio la salute di tutti. 

A firma di tutti i precari d’Italia

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