Silviu è il nome dell’infermiere neo laureato da pochi giorni in infermieristica, 26 anni, originario della Romania
Oltre ai genitori, alla zia e alla fidanzata, al suo fianco c’erano Franco e Luciana Chianelli, fondatori del residence “Daniele Chianelli” che ospita gratuitamente bambini e adulti in cura per tumori, leucemie e linfomi all’ospedale di Perugia.
Silviu, infatti, anche se oggi sta bene, ha vissuto per mesi in quella struttura combattendo con coraggio la sua battaglia contro la leucemia.
Ha scoperto di essere malato a 17 anni, nel 2008, quando ha fatto la sua prima vacanza all’estero. Era approdato in Umbria per trascorrere la Pasqua con la madre, che faceva la badante a Città di Castello.
Dopo pochi giorni, i controlli a cui si era sottoposto avevano restituito la diagnosi del tutto inaspettata.
“Così è iniziato un percorso di cura lungo due anni”, racconta Silviu, che all’epoca non conosceva neppure l’italiano. “All’inizio è stato bruttissimo, ma mia madre, i medici e gli infermieri hanno saputo rassicurarmi”, prosegue.
Il momento più duro sono state “le notti in ospedale, quando ero ricoverato, facevo fatica a dormire”.
E’ andata meglio quando dall’ospedale è uscito per essere ospitato nel residence insieme al padre e alla madre.
“Non capivo una parola di italiano, ma tutti mi sorridevano, mi facevano l’occhiolino e mi sentivo accudito e rassicurato. Proprio durante la malattia ho visto quanto è importante il ruolo degli infermieri, ho capito la gratificazione nel vedere guarire le persone, quanta soddisfazione può dare il rapporto con i pazienti, la consapevolezza di aiutarli. È stato grazie a questa esperienza che ho deciso di diventare infermiere”.
Questo il suo pensiero sui coniugi Chianelli: “Sono una seconda famiglia. Il loro affetto, il calore che mi hanno trasmesso al residence, mi hanno dato la forza di reagire. I loro abbracci mi dicevano: tu sei importante per noi, per questo devi guarire. È incredibile come abbiano risposto al dolore più grande, la perdita di un figlio, aiutando gli altri, dando loro una casa. Per me il residence è casa. Ecco perché ho scelto di festeggiare qui il mio primo giorno con la laurea da infermiere in mano”.
Pazienti e volontari hanno contribuito realizzando le bomboniere. Per Silviu restano indelebili le giornate nella hall con gli altri malati, le attività con il musicoterapeuta, l’arteterapeuta, le psicologhe: “Li ascoltavo parlare e piano piano, anche grazie all’aiuto di mia madre, ho imparato l’italiano. Certe volte pensavo: sono morto e il residence è il paradiso”.
Oggi è sereno perché è riuscito a seguire un istinto che ha sempre avuto, quello di “aiutare gli altri” con la professione che intraprenderà. Un modo per “sdebitarsi” dell’aiuto ricevuto, che resterà alla base di un legame destinato a durare nel tempo.
Nella foto iI ventiseienne abbracciato ai coniugi Ghianelli e ai genitori nel giorno della laurea. Silviu è riuscito così a coronare un altro sogno dopo la guarigione.
Redazione NurseTimes
Fonte: CORRIERE DELL’UMBRIA
Lascia un commento