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Sanità Lazio, sindacati proclamano stato di agitazione e minacciano sciopero contro carenze di personale

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Calabria, "Necessario far rientrare gli oss fuori regione per sopperire alla carenza personale"
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Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio: “Non lasceremo che lavoratori e pazienti siano presi in giro da una politica che si fa beffe delle esigenze delle persone”.

“Nel bando di cui è capofila la Asl Roma 2 sono autorizzati meno del 20% dei posti da infermiere richiesti dalle aziende sanitarie. Del concorso per oss non c’è traccia, così come di quello per infermieri dell’emergenza. Niente nemmeno sulle altre figure necessarie, e neppure sulla stabilizzazione dei precari. Le carenze di personale stanno bloccando i servizi alla salute e la Regione Lazio continua a tenere fermi i concorsi, facendo di fatto saltare tutti gli accordi sottoscritti per colmare le voragini negli organici delle aziende. Non assisteremo inerti a questo tracollo ai danni di lavoratori e cittadini. Abbiamo proclamato lo stato di agitazione del personale e siamo pronti ad arrivare allo sciopero”. Così Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di categoria di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio.

“Dopo anni di promesse, attese, solleciti, accordi firmati, la risposta della Regione Lazio è uno schiaffo in faccia ai bisogni di un sistema sanitario in estrema sofferenza – proseguono -. Nella delibera per il concorso da infermieri in capo alla Asl Roma 2, appena pubblicata, su 1.534 unità di personale richieste dalle aziende ospedaliere e sanitarie del Lazio, ne sono stati autorizzati 261, oltre l’80% in meno. Basta scorrere i numeri per rendersene conto: all’Umberto I su 220 posti vacanti ne saranno coperti 30; alla Roma 4 e Roma 5 appena 25 su 120; a Rieti 22 su 95; al San Camillo Forlanini 30 su 200; dove va meglio, come a Frosinone o alla Roma 1, si arriva a malapena a un quarto”.

Aggiungono i sindacalisti: “E questo per parlare solo di infermieri. Nella sanità del Lazio mancano 7mila lavoratori, e solo nell’ultimo anno e mezzo ci sono stati 4.600 pensionamenti. Mancano figure di assistenza, tecnici, amministrativi, professionisti, ausiliari. Da mesi siamo in attesa del bando di concorso per oss, figura quasi sconosciuta nella nostra regione, di cui è capofila il Ptv, così come delle selezioni per infermieri di emergenza, capofila Ares 118, ma tutto è fermo. Insabbiato, come i bandi concordati per dare certezze ai 3.500 precari assunti durante la fase acuta della pandemia. Per primi in Italia abbiamo sottoscritto l’accordo per abbassare a 18 mesi il requisito di accesso alla stabilizzazione, come consentito dalla nuova normativa nazionale, ma senza concorsi anche questo rischia di rimanere lettera morta. Non non lasceremo che lavoratori e pazienti siano presi in giro da una politica che si fa beffe delle esigenze delle persone”.

E ancora: “Ormai è palese a tutti in quale stato drammatico versi la sanità laziale. Non c’è azienda in cui non si lavori sul filo del collasso. Le criticità stanno esplodendo, tanto più di fronte alla nuova crescita dei contagi Covid. La condizione del personale è ben oltre il limite della sostenibilità e, dopo due anni e mezzo di stato di emergenza e carichi di lavoro massacranti, in moltissime strutture si è costretti a ricorrere alle prestazioni aggiuntive, mentre si parla di rimaneggiamento delle ferie e di raddoppio dei turni del personale. Modalità di gestione inaccettabili e spesso incomprensibili. Come sta succedendo al Policlinico Tor Vergata, dove le selezioni per le progressioni verticali del personale deliberate ripropongono l’annoso problema dello status giuridico dei lavoratori, con il noto corollario di discriminazioni, illegittima applicazione dei contratti, mancato riconoscimento del diritto di rappresentanza ai danni del personale Ssr nei confronti di quello universitario. Ma soprattutto con gravi mancanze da parte della Regione riguardo l’imputazione dei costi del personale a carico del servizio sanitario nazionale e conseguentemente a carico del bilancio regionale. E’ anche in questo modo che vengono a mancare le coperture finanziarie che consentirebbero l’assunzione di personale, che invece si taglia. Ma non rimarremo fermi: siamo pronti a difendere i lavoratori con esposti, denunce e riscorsi alle vie legali, percorrendo anche l’ipotesi di danno erariale”.

Concludono Cenciarelli, Bernardini e Chierchia: “Per questi motivi abbiamo comunicato agli organi preposti, compresa la prefettura, la proclamazione dello stato di agitazione di tutto il personale della sanità pubblica regionale. Se dalla Regione e dalle aziende non verranno soluzioni concrete, metteremo in campo tutte le iniziative di protesta possibili. Arriveremo anche allo sciopero, se si dovesse rendere necessario per tutelare i lavoratori e salvare i servizi alla salute per i cittadini”.

Redazione Nurse Times

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