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Roma, San Camillo. Nursing Up: Direttiva europea su orario di lavoro non rispettata

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San Camillo, Roma. Molte irregolarità in Intramoenia, sospesi 58 medici
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Perviene a questa Redazione la denuncia di Laura Rita Santoro, Regionale Nursing Up Lazio che attraverso una nota rivolta al DG dott. Fabrizio D’Alba e al Direttore del Dipartimento Infermieristico Tecnico Riabilitativo Ostetrico, dott.ssa Militello dell’A.O. San Camillo Forlanini pone in evidenza un curioso ordine di servizio…  

La scrivente O.S. intende preservare nella sicurezza, il rischio clinico e la sicurezza dei pazienti cui potrebbero andare incontro gli infermieri della neurochirurgia.

  • La scrivente O.S. chiede il rispetto delle direttive Europee circa l’orario di lavoro, al momento fantasiosamente applicate ed imposto agli infermieri.
  • Nel reparto di Neurochirurgia e in tutto il nosocomio, stanno applicando un orario di lavoro, millantando principi di orario dettato da normative europee.

La legge europea, cui ci riferiamo è la direttiva 2003/88/CE, in Italia è il D.Lgs. 66/2003, che recepisce la direttiva europea. Lo scopo della nostra richiesta è quello di trovare un equilibrio tra la salute, la sicurezza delle infermiere e dei pazienti.

  • L’ufficio delle professioni sanitarie, al fine di compensare all’assenza di una collega, avrebbe prodotto un ordine di servizio. L’ordine di servizio, rivolto alla collega, le avrebbe imposto di abbandonare il reparto alle due di notte, lasciando due colleghi soli, in una terapia intensiva, quale è la Neurochirurgia.
  • La collega avrebbe dovuto smontare dal turno, da “sola”, quindi tornare a casa.
  • Tale ordine di servizio ha considerato la sicurezza della collega?
  • Sono sempre più frequenti le situazioni in cui professionisti sanitari vengono aggrediti. Quindi impostare uno smonto “solitario” alle due di notte è fortemente discutibile!
  • Si tenga presente che il 70% del personale infermieristico, secondo il collegio IPASVI di Roma, è donna.
  • Se la collega avesse smontato, come imposto, dall’ordine di servizio e fosse stata aggredita il sottoscrittore dell’ordine di servizio avrebbe avuto dei problemi seri.

Inoltre, l’ordine di servizio, imposto, non ha considerato le caratteristiche peculiari del reparto. La collega avrebbe dovuto abbandonare il reparto lasciando due colleghe sole in reparto. Incurante delle particolarità del pazienti. Tenendo presente che si tratta di una sub intensiva con 19 pazienti.

Inoltre, come sindacato siamo fortemente contrari “all’interpretazione” delle direttive Europee. La Comunità Europea avrebbe detto di far lavorare gli infermieri 12 ore di seguito e/l anche durante il turno di notte?  Nelle direttive Europee si legge, esplicitamente, che “(…) nessun datore di lavoro chieda ad un lavoratore di lavorare più di 48 ore nel corso di un periodo di 7 giorni (…)”.

La Comunità Europea scrive che: [i “lavoratori notturni” il cui lavoro comporta rischi particolari o rilevanti tensioni fisiche o mentali non lavorino più di 8 ore nel corso di un periodo di 24 ore durante il quale effettuano un lavoro notturno”]. Quindi secondo la Direzione in indirizzo, gli infermieri del San Camillo, gli infermieri del reparto di Neurochirurgia del San Camillo, non fanno un lavoro particolarmente rischioso, gravoso, privo di tensioni fisiche o mentali?

Le Direzioni in indirizzo dovrebbero evitare gli eventi avversi tra i lavoratori e tra lavorati e pazienti. Le origini degli eventi avversi possono essere: la stanchezza dell’operatore e/o l’inidoneità di locali ed attrezzature.
Comunque, la ricerca ha messo molto chiaramente in luce che gli incidenti che capitano in sanità “solo molto” raramente possono essere attribuiti esclusivamente ad un errore commesso da “una persona”: nella maggioranza dei casi ogni evento avverso, oltre a delle cause “attive” ha delle cause latenti all’interno dell’organizzazione, come ad esempio errori nella progettazione o nella gestione del processo lavorativo che indeboliscono le difese dell’organizzazione contro gli errori e permettono il verificarsi dell’evento non voluto.

Inoltre, si chiede che l’orario di lavoro degli infermieri venga strutturato nell’ottica delle Direttive Europee. L’orario di lavoro deve essere organizzato in modo che le colleghe non debbano corrispondere un debito d’orario.

Il debito orario è foriero di lavoro extra, ordinario, durante giornate che dovrebbero essere dedicate al riposo psicofisico.  La legge definisce con orario di lavoro, periodo durante il quale il lavoratore è al lavoro, a disposizione del datore di lavoro e nell’esercizio della sua attività ovvero delle sue funzioni, in conformità delle legislazioni e/o delle prassi nazionali.

L’eventuale debito orario del dipendente a chiusura d’anno darà luogo al ….. straordinari con unità esterne alla U.O. di appartenenza: Il referente infermieristico.

Direttiva 2003/88/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 novembre 2003, concernente taluni aspetti dell’organizzazione dell’orario di lavoro

  • La scrivente O.S. chiede l’immediato ripristino dell’orario di lavoro del personale Infermieristico, come prima della “sperimentazione” proposta, perché funzionale all’assistenza e nell’interesse della salute e la sicurezza dei lavoratori.

La legge definisce con orario di lavoro, periodo durante il quale il lavoratore è al lavoro, a disposizione del datore di lavoro e nell’esercizio della sua attività ovvero delle sue funzioni, in conformità delle legislazioni e/o delle prassi nazionali.

La sperimentazione dell’orario in Day Hospital è stato fallimentare e demotivante per le infermiere. La nostra O.S. chiede il ripristino tempestivo, perché sei mesi di sperimentazione improduttiva debbono considerarsi soddisfacenti per una prova. La nostra richiesta ha  il fine di evitare che i lavoratori non si feriscano o feriscano i loro colleghi o altre persone, nonché per evitare che non vi siano conseguenze nocive per la loro salute a breve o a più lungo termine, determinate dalla fatica o da altri ritmi irregolari di lavoro.

La legge europea, cui ci riferiamo è la direttiva 2003/88/CE, in Italia è il D.Lgs. 66/2003, che recepisce la direttiva europea. Lo scopo della nostra richiesta è quello di trovare un equilibrio tra la salute, la sicurezza delle infermiere e dei pazienti.

Le Infermiere, pur non comprendendo le scelte strategiche dell’IFO, la mission della Direzione, hanno partecipato con abnegazione alla sperimentazione.

L’orario di lavoro, infatti, è uno dei fattori che più influenza la salute del lavoratore, in quanto ha una forte incidenza su tutte le attività quotidiane, senza considerare le peculiarità della somministrazione di chemioterapici. Un numero eccessivo di ore lavorate può portare a fenomeni quali lo stress da lavoro correlato, problemi cardiaci, diabete, aumento della glicemia a digiuno, della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.

Il blocco del turnover non è un fattore che può essere sottovalutato! Le colleghe in servizio presso il Day Hospital potrebbero già avere défaillance legate alla salute. Si sta chiedendo molto a colleghe già provate.

Si chiede pertanto che le colleghe riprendano la loro attività, come prima della sperimentazione,  con il precedente orario, vale a dire: mattina di 7.30 – 14.42; pomeriggio 12.00 – 19.12.

Chiediamo il ripristino del citato orario di lavoro, perché funzionale all’assistenza. Codesta O.S. vigilerà al fine di evitare un organizzazione del lavoro che preveda debiti orario. 

La salute delle colleghe ed il tipo di lavoro non è propedeutico ad un attività superiore alle sette ore di lavoro. Il debito orario costringerebbe le colleghe a lavorare oltre le sette ore per almeno 3 volte al mese, con i rischi professionali del caso.

Inoltre, ci risulta che le colleghe, nonostante l’impegno profuso, l’alta professionalità dimostrata, sono state punite con la sottrazione di default della pausa pranzo. 

La nostra struttura ospedaliera sostiene che la pausa mensa sia obbligatoria e non si può non fare, quindi la nostra struttura, si preoccupa puntualmente di rimuovere la pausa mensa, ma, non si preoccupa se la pausa mensa viene realmente  usufruita!

Le colleghe, può succedere che si procurino uno spuntino, pur rimanendo vicino al paziente. Le colleghe rimanendo in reparto, per il frugale pasto, sono sempre vigili ed operative. Nel caso di necessità dei pazienti sono in grado di intervenire prontamente e con abnegazione.

La nostra struttura si preoccupa di togliere la pausa mensa dall’orario lavorato, poi non si cura se e come viene svolta la pausa, tutto ciò è denunciabile alle autorità competenti come i resto di quanto trascritto perché originalmente interpretato dalla normativa vigente e citata.

Redazione NurseTimes

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