Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Salvatore Damiano, infermiere dell’Asl Salerno.
Lo scorso 4 febbraio la Regione Campania ha emanato una circolare della Direzione generale per la Tutela della salute e il Coordinamento del SSR – UOD Personale SSR – per la ricognizione dei precari aventi diritto per le procedure D.lgs 75/2017 (Legge Madia 36 mesi) e per la ricognizione previsionale del personale del ruolo sanitario e gli operatori socio-sanitari (Legge 234/2021 18 mesi). Di conseguenza tutti gli enti del SSR Campania, tra i quali l’Asl Salerno, hanno dato esecuzione all’avvio della ricognizione dei precari.
Finalmente, dopo tanti sacrifici da parte dei lavoratori sanitari impiegati in questo periodo di pandemia, si apre una porta che, seppur piccola, potrebbe permettere la stabilizzazione dei tanti precari utilizzati per fronteggiare l’emergenza Covid attraverso una domanda di partecipazione. Purtroppo sul fac-simile di domanda che hanno utilizzato all’Asl Salerno, che si presume sia lo stesso inoltrato dalla Regione Campania ai direttori generali, nella clausola dei periodi di lavoro da specificare per conteggiare i 36 mesi, sono considerati solo i contratti a tempo determinato, senza specificare gli eventuali servizi resi a tempo indeterminato, ma cessati per dimissioni volontarie.
A tal proposito la circolare 3/2017, emanata dopo la Legge Madia per consentire la corretta applicazione della norma stessa, non specifica i tipi di contratti da conteggiare. Anzi, prevede che gli anni utili da conteggiare comprendono tutti i rapporti di lavoro prestati direttamente con l’amministrazione e che il requisito del periodo di tre anni di lavoro può essere conseguito anche presso diverse amministrazioni del SSN. Quindi si parla di tutti i rapporti di lavoro e di periodi di servizi, e non di contratti. A mio avviso, il resto va interpretato. Si spera che prendano in considerazione anche i rapporti a tempo indeterminato.
Inoltre vorrei porre una particolare attenzione alle due procedure e al risultato finale che produrebbero sui lavoratori. Ritengo che dare la precedenza alla procedura di stabilizzazione dei 18 mesi potrebbe dare un vero senso di gratitudine ai lavoratori, valorizzando l’esperienza professionale acquisita durante la pandemia. Onorare il loro servizio con la stabilizzazione è una delle finalità per cui la norma e stata creata.
Preferendo la stabilizzazione dei 18 mesi è possibile stabilizzare anche i dirigenti medici esclusi dalla Legge Madia, e vi rientrerebbero tutti i lavoratori con i requisiti della stessa Legge Madia, visto che fra i 36 mesi di servizio svolti finora sono compresi anche i periodi necessari per ottenere il requisito dei 18 mesi. Dal punto di vista dei fondi necessari per ottenere le stabilizzazioni delle due procedure, non essendo competente in materia, ma per una riflessione personale, ritengo che i due fondi economici siano stanziati da risorse diverse. Ciò perché le stabilizzazioni dei 36 mesi sono stabilizzazioni generali di tutte le pubbliche amministrazioni, compresi gli enti del SSN, e quindi con un fondo economico specifico. Invece le stabilizzazioni dei 18 mesi, sono mirate al settore Sanità per i lavoratori e gli enti del SSN, e quindi con un altro fondo economico specifico.
In base a tali riflessioni mi auguro che ci siano più risorse economiche per le stabilizzazioni dei 18 mesi. Altrimenti non si darebbe il giusto riconoscimento agli “eroi del Covid”. La Regione Campania, e di conseguenza gli enti del SSR, dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di dare priorità alle stabilizzazioni dei 18 mesi per tutti i lavoratori del settore sanità.
Salvatore Damiano
Infermiere Asl Salerno
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