Peculato, falso ideologico e corruzione sono le accuse a carico del 64enne Mauro Passarini, ora sospeso dall’Ausl Romagna e dall’Ordine di appartenenza.
Vaccini anti-Covid prelevati a conservati di proposito a temperatura ambiente per fare in modo che “scadessero” e fossero di fatto inutilizzabili. Certificazioni falsificate tramite l’applicativo Soleweb, utile a compilare il fascicolo sanitario e di fatto ingannando il sistema in uso dal ministero della Salute, che in automatico rilasciava un Green Pass falso. Con “finti” vaccinati che lo chiamavano da tutta Italia per ottenere un certificato che, secondo gli inquirenti, era quotato circa 500 euro.
Tutto a opera di Mauro Passarini, medico di base di Ravenna, 64 anni, convenzionato con l’Ausl Romagna, arrestato dalla Polizia di Stato con l’accusa di peculato, falso ideologico e corruzione. Il medico, residente a Marina di Ravenna, dove ha uno studio (un altro ce l’ha nel quartiere Darsena di città, a ridosso della stazione), si è laureato a Bologna nel 1983 e ha la specializzazione in Ginecologia e ostetricia. Ma, al di là del codice penale, è un vaso di pandora, quello scoperchiato dalla Procura romagnola. In sostanza il medico prelevava i flaconi di siero, ma non vaccinava i cittadini, che si rivolgevano a lui solo per ottenere un Green Pass fasullo: almeno dieci i casi testati. Per comprendere la portata dell’indagine è sufficiente pensare ai tanti test sierologici effettuati e necessari a verificare che i pazienti in possesso del Green Pass falso risultassero negativi e quindi privi di anticorpi.
Sono in totale oltre 400 le dosi di vaccino in teoria somministrate dal medico arrestato a Ravenna, per un totale di circa 290 pazienti. Su questi potrebbero presto muoversi le Ausl di residenza per capire quanti di loro siano stati affettivamente vaccinati con sviluppo di anticorpi e quanti no. Tra i pazienti sono circa 60 quelli risultati residenti in province diverse da Ravenna, in taluni casi distanti anche centinaia di chilometri dalla città romagnola (in particolare risulta un gruppo di persone da Belluno). Nel dato sono compresi sia quelli che per lavoro si trovavano magari già sul territorio ravennate sia quelli che hanno scelto apposta di servirsi del medico di Ravenna. Molti dei pazienti registrati come vaccinati, del resto, non erano suoi mutuati.
Secondo l’accusa, il medico operativo in qualità di vaccinatore avrebbe ritirato nei primi giorni di ottobre 15 flaconi di vaccino Pfizer-Biontech. Che non equivalgono allo stesso numero di iniezioni, come è noto, ma a ben 90 dosi. Tredici di questi flaconi sono stati conservati a temperatura ambiente di proposito e per questo sono da buttare. Sono in vece 79 le certificazioni verdi false rilasciate ad altrettanti cittadini, ora sequestrate dalla polizia. Alcuni – ed è indice della portata dell’indagine – sono stati sottoposti a test sierologico e sono risultati negativi. Nella vicenda risulterebbero coinvolte altre persone, tra cui un poliziotto.
L’indagine era stata avviata dalla Procura di Belluno, che aveva accertato che un paziente no vax residente nella città veneta avrebbe in precedenza condotto la figlia minorenne a Ravenna per sottoporla nello studio medico dell’indagato a una vaccinazione simulata al solo fine di farle ottenere il Green Pass. Ma dagli accertamenti sierologici disposti dal pubblico ministero è emerso che la ragazza non aveva sviluppato alcuna protezione anticorpale. Al contrario, appariva inserita come soggetto vaccinato con prima dose nel sistema informatico sanitario della regione di residenza.
Sulla vicenda è intervenuto anche l’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini: «Se le accuse fossero confermate, saremmo di fronte a una vicenda gravissima, che offende l’intera comunità dell’Emilia Romagna. C’è da essere sdegnati per questo comportamento irresponsabile, sprezzante nei confronti di una popolazione che da quasi due anni, tra lutti, dolori familiari, enormi sacrifici economici sta faticosamente risalendo la china per ritrovare la normalità».
Nel frattempo il medico in questione è stato sospeso. Lo fanno sapere, in una nota congiunta, l’Azienda Usl Romagna e l’Ordine dei medici di Ravenna. L’Usl ha collaborato con la polizia, attivandosi con la Regione per annullare i Green Pass emessi in seguito alle false vaccinazioni. Appena saputo dell’accaduto, è stata sospesa la convenzione fra l’Azienda e il medico. Sono già stati individuati i sostituti per i due ambulatori dove esercitava la professione. Con una delibera d’urgenza dell’Ordine dei medici è stato anche sospeso dall’esercizio. L’Usl sta inviando in queste ore una comunicazione a tutti quelli che risultano essere stati vaccinati contro il Covid dal medico in questione, nella quale si invitano a fare un prelievo di sangue per determinare gli anticorpi, valutare l’effettiva protezione e, eventualmente, definire la necessità di un’ulteriore vaccinazione.
È stato fissato per lunedì, davanti alla gip Sabrina Bosi, che ha emesso la misura richiesta dalla pm Angela Scorsa, l’interrogatorio di garanzia per Passarini. Tra i Green Pass sequestrati figurano quelli di persone residenti in varie parti d’Italia. Ci sono anche quelli della bambina di 12 anni e del padre che dalla provincia di Belluno l’aveva accompagnata a Marina di Ravenna, facendo poi scattare l’inchiesta.
L’ipotesi degli inquirenti ravennati è che un falso green pass sia quotato circa 500 euro. Nelle tasche di Passarini, infatti, il 17 ottobre scorso, subito dopo una presunta seconda dose a una minorenne, il medico fu perquisito e la polizia trovò 1.550 euro in contanti. Secondo l’accusa sono i soldi ricevuti dal padre bellunese che aveva accompagnato la figlia minorenne – l’unica, per la Procura, totalmente inconsapevole di quanto stava accadendo – e l’attuale compagna. Tutti e tre risultano da lui vaccinati.
Redazione Nurse Times
Fonte: Corriere della Sera
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