Vi riportiamo il racconto di Claudia Gargano, infermiera impegnata nell’emergenza sanitaria che sta piegando i sistemi sanitari di tutto il mondo. Mandateci la vostra esperienza dal fronte Covid a [email protected]
BOLOGNA, Ospedale Bellaria, Padiglione A2.
Questa è il panorama che si vede dal mio reparto Unità Operativa di malattie infettive Covid.
Ho iniziato a lavorare lì esattamente dal 10 aprile 2020. Sono entrata in questo posto ignara, di tutto, spaventata, con mille ansie e paure, non sapevo esattamente a cosa sarei andata incontro.
Mi sono tuffata in questo mare, inconsapevole del viaggio che avrei fatto.
Sì, lo definirei esattamente un viaggio, tortuoso e a tratti faticoso.
Ci trovavamo tutti in piena tempesta, ma insieme ai miei colleghi infermieri, medici, OSS, ci siamo presi per mano e cercato di ancorare una barca che pensavamo stesse affondando.
Insieme ci siamo capiti, aiutati confortati, anche arrabbiati. Ci siamo aperti, ascoltati, abbiamo riso, gioito, ci siamo presi per mano: ma tutto questo sempre insieme, il che non è del tutto scontato.
Le forze si sono unite, il confronto è stato fondamentale. Tutti aiutavano tutti; non c’era differenza di categorie, di ruoli e posizioni.
Quello che non dimenticherò mai è il conforto che i pazienti cercavano in noi, il bisogno di affetto, di contatto, la voglia di capire com’era fatto il nostro volto; di riuscire a sentire la nostra voce e scambiare quattro chiacchiere quando era possibile, imprigionati in quelle mura senza aver commesso nessun crimine.
Sentire la responsabilità di essere l’unico contatto con il mondo esterno, essere, non più una semplice figura sanitaria, ma diventare la nipote di una nonna/o, la figlia di una mamma o la sorella di una ragazza e a volte semplicemente un’amica per tutti.
Questo è stato in viaggio strano, a tratti sconfortante ma indubbiamente mi ha lasciato tanto e ad oggi posso dire sicuramente che tutto ciò non lo dimenticherò mai.
È andato tutto bene?
Ultima notte covid.
FINE.
Claudia Gargano
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