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Quattro infermieri assenteisti licenziati dall’Asl di Lecce

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Medici e infermieri uscivano in orario di lavoro per fare una passeggiata o gite al mare: 90 gli indagati a Roma 
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Proseguono i licenziamenti per i furbetti del cartellino. Questa volta a farne le spese sono stati 6 dipendenti dell’Asl leccese.

Tre infermieri e due operatori socio sanitari prestavano servizio al pronto soccorso di Scorrano mentre un altro infermiere era in forze al Punto di primo intervento di Nardò.

La direzione generale ha pubblicato ieri sera le delibere sul proprio sito istituzionale e la motivazione del licenziamento è uguale per tutti e sei i dipendenti: “Assenza ingiustificata dal servizio per dieci giorni, nonché mancato rispetto del regolare orario di servizio, in entrata e in uscita, senza alcuna autorizzazione” (VEDI DELIBERE).

Ogni dipendente aveva accumulato almeno 10 giorni di assenza dal lavoro e qualcuno ha raggiunto addirittura i 15 giorni di assenza ingiustificata.

È molto probabile che i sei dipendenti licenziati decidano di fare ricorso al giudice del lavoro, ma attualmente la parola fine è scritta nero su bianco sulle loro lettere di licenziamento. C’è solo un passaggio tecnico da rispettare: i “professionisti” rimarranno in servizio fino a settembre poiché in servizio da più di dieci anni pertanto il loro contratto prevede un preavviso di quattro mesi.

Per i cinque di Scorrano tutto ha avuto inizio con un esposto approdato lo scorso novembre sui tavoli della direzione generale dell’Asl di Lecce. “Nel pronto soccorso di Scorrano accadono cose strane”, veniva precisato nell’esposto con tanto di descrizione di un “gioco” di destrezza nella timbratura del cartellino. Così l’Ufficio procedimenti disciplinari aprì l’iter per accertare i fatti e capire se questo caso rientrasse nella casistica dei furbetti del cartellino. Alla chiusura dell’accertamento l’Ufficio procedimenti disciplinari decise la sanzione del licenziamento e sanzionò anche il direttore del pronto soccorso e il coordinatore infermieristico con una sospensione di tre mesi dal lavoro, per mancata vigilanza. La partita per il direttore del pronto soccorso e per il coordinatore infermieristico è sub judice, quindi al momento sospesa in attesa della sentenza. Licenziato anche un infermiere in servizio al Punto di primo intervento a Nardò: una misura drastica dopo una lunga serie di controlli.

In campo anche i sindacati che condividono la linea dura dell’Asl di Lecce. “Quello che emerge dai provvedimenti in questione – spiega Antonio Tarantino, segretario generale della Uil-Fpl – è che le regole ci sono, c’erano, e quando la Asl ha deciso di farle rispettare lo ha fatto. Al netto delle situazioni personali che hanno portato all’adozione di questi provvedimenti, di cui non conosco gli atti, sono d’accordo che questi casi siano perseguiti secondo le norme perché il danno di immagine per la Pubblica Amministrazione e per le centinaia di migliaia di colleghi che diligentemente ogni giorno svolgono il loro lavoro, è enorme. Voglio sperare che questi lavoratori siano in grado di dimostrare la loro non colpevolezza circa i fatti contestati. Ce lo auguriamo nel loro interesse e per quello della Pubblica amministrazione. Mi auguro che la Asl usi lo stesso metro di misura per tutti i casi”.

Sferzante anche Francesco Perrone, segretario provinciale della Fsi: “Chi sbaglia paga. Bisogna vedere fino in fondo quali sono le accuse, ma è chiaro che anche chi è preposto al controllo deve fare la sua parte perché non è concepibile che il personale possa organizzarsi a suo piacimento. C’è chi lavora più del dovuto e non riesce neppure a fare le ferie e poi c’è chi – stando alla decisione dell’Ufficio procedimenti disciplinari – falsifica la propria presenza in servizio. Se questi lavoratori hanno commesso effettivamente questi reati, come organizzazione sindacale non siamo teneri. Noi difendiamo i lavoratori, non chi non dà il dovuto contributo all’azienda in cui presta servizio”.

Considerata la situazione critica nella quale riversa la nostra professione e la crisi occupazionale attuale eliminare i dipendenti pubblici che preferiscono trascorrere il tempo dopo la timbratura lontano dal posto di lavoro non può che fare bene dando ancora speranza a migliaia di infermieri disoccupati e a tutti coloro i quali ancora credono in questa professione .

Simone Gussoni

Fonti: Quotidiano di Puglia

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