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Può un presidente Opi e membro del comitato centrale Fnopi schierarsi politicamente?

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Coronavirus, Bonaccini: "Parere sul Dpcm condizionato all’accoglimento di alcune osservazioni"
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Non è sfuggita agli sguardi più attenti la presenza dei presidenti Opi e Tsrm di Bologna all’incontro politico del Pd a Roma, domenica 5 febbraio, in favore di Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna.

Vorremmo vedere del buono…”, hanno esclamato coloro i quali sono eletti per rappresentare la professione infermieristica. Mi spiego. Il potenziamento della rete politica e della rappresentanza infermieristica alla vita politica può senza dubbio essere un cavallo di battaglia per generare un proficuo varco propositivo nell’interesse della famiglia professionale. Iniziando dal riportare e risolvere tutte quelle innate problematiche della professione che ormai si susseguono da oltre un ventennio.

Nel periodo storico in cui viviamo c’è una scarsa attrattività della professione, tant’è vero che molti ne declinano la scelta in favore di altri per corsi di studio. Dunque una professione, quella infermieristica, purtroppo poco appetibile, che probabilmente giustifica la partecipazione (nelle more della casualità?) di rappresentanza istituzionale a convivio politico.

Pur vero che un elemento non genera prova, ma a ben vedere la partecipazione sia al comizio di partito che al lunch potrebbe non generare un giustificato motivo di inquietudine in chi crede che i rappresentanti della professione debbano essere apolitici, mediatori di trasparenza e unione, nonché portavoce di diritti collettivi che uniformino le diverse strategie di intervento professionale.

Il fatto si è consumato domenica scora, 5 febbraio, davanti agli occhi di centinaia di partecipanti e successivamente dell’intera comunità social Facebook (Vedi). Protagonista, un noto rappresentante del Comitato centrale Fnopi, per giunta presidente di un Opi.

Per le vie brevi, sono stati diversi i commenti degli infermieri infastiditi dalla condotta, che a noi piacerebbe tanto definire sobria.

Infatti è pur vero che l’art. 52 (ORDINI PROFESSIONALI E ALTRI RUOLI PUBBLICI) stabilisce che “L’Ordine professionale non interviene nei confronti dell’infermiere impegnato in incarichi politico-istituzionali nell’esercizio delle relative funzioni”, e ci si chiede: era là per qualsivoglia carica politica extra Opi e Fnopi di cui non siamo a conoscenza?

Chi la pensa in maniera diversa dal presidente #semprepronto come deve comportarsi?

Ergo, per coerenza, vi sarà una futura e nutrita partecipazione, con tanto di attestata presenza anche a incontri di altre matrici politiche per soddisfare il criterio della par condicio?

L’auspicio è un sonoro SI’. In alternativa, se è pur vero il concetto di liberà nell’esprimere le proprie idee, chi vuol perpetuarlo, violando imparzialità e orientamento, dovrebbe dimettersi dalle succitate cariche istituzionali e inseguire la propria aspirazione politica.

Appare, agli occhi dei tantissimi infermieri, assolutamente fuori luogo che il presidente di un Opi, nonché componente del Comitato centrale Fnopi intervenga pubblicamente a sostegno dell’uno o dell’altro candidato o di un partito politico, rappresentando invece la totalità dei propri iscritti sia a livello locale che, in questo caso, a livello nazionale. Poiché la professione ha bisogno di rappresentanti forti e motivati al cambiamento, che si facciano carico dei dicotomici contesti, e non di sterili rappresentanze che instillano dubbi!

Si ricorda che all’articolo 29 del medesimo Codice viene sottolineato come l’infermiere, anche attraverso l’utilizzo dei mezzi informatici e dei social media, comunica in modo scientifico ed etico, ricercando il dialogo e il confronto al fine di contribuire a un dibattito costruttivo. Vale forse per il #sempreverde presidente (buono per ogni stagione politica) l’adagio del marchese del Grillo “Mi dispiace, ma io so’ io. E voi non siete un…”?

Redazione NurseTimes

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