Per placche, protesi e lenti oculari si pagano somme doppie o triple rispetto alla media nazionale. La Regione cerca di correre ai ripari.
La Giunta regionale della Puglia ha da poco approvato un piano di razionalizzazione degli acquisti per quanto riguarda i dispositivi medici. Aspettando il completamento delle gare uniche, le aziende sanitarie dovranno aderire alle convenzioni Consip, ricorrere ad appalti-ponte o, in casi estremi, rinegoziare direttamente i prezzi con le ditte fornitrici.
Ne parlava già nel 2014 l’ex governatore Nichi Vendola. L’attuale governatore, Michele Emiliano, ha subito dato nuovo impulso all’iniziativa, ipotizzando un risparmio di 300 milioni di euro l’anno, il 10% della spesa per servizi e forniture. Un piano lanciato nel 2016, che resta tuttavia in standby proprio per la lentezza nell’aggiudicazione delle gare uniche.
Motivo del provvedimento? Semplice, la Puglia paga prezzi mediamente doppi o addirittura tripli rispetto a quelli del resto d’Italia. A fronte di un tetto spesa pari a 326 milioni nel 2018 (il 4,4% del fondo sanitario), lo scorso anno le aziende sanitarie pugliesi hanno speso circa 463 milioni. E il 2018 chiuderà più o meno in linea con tale somma. Stando all’esame dei dati 2017, il problema sta soprattutto nelle protesi impiantabili e nei dispositivi per l’osteosintesi. Insomma, parliamo di un mercato che vale 5,5 milioni soltanto per viti, placche e chiodi, arrivando a 13,3 milioni per l’intero comparto dei dispositivi. Solo per una categoria, ossia le protesi vascolari e cardiache (che pesano per il 28%), la Puglia risulta in linea con le medie nazionali.
I dispositivi utilizzati per ridurre le fratture producono ogni anno una spesa che sfiora i 10 milioni di euro. Una placca per osteosintesi, ad esempio, è pagata in media 446 euro (contro i 179 della media nazionale), mentre un chiodo e un fissatore esterno costano rispettivamente 380 (contro 205) e 306 euro (contro 128). Salvo rari casi, questi dispositivi ortopedici hanno caratteristiche e prestazioni simili. Uno vale l’altro, quindi, e la legge già impone di acquistare quello meno costoso. Ciononostante, la maggior parte degli ospedali pugliesi utilizza listini molto vecchi, che non tengono conto del ribasso dei prezzi. Un altro esempio è costituito dalle lenti intraoculari per la cataratta: in Puglia si spendono 4 milioni di euro l’anno, a un costo medio di 138 euro a pezzo (contro i 108 della media nazionale). L’allineamento comporterebbe un risparmio di 800mila euro l’anno.
Sono trascorsi oltre dieci dallo scandalo sanità in Puglia, che coinvolse le stesse forniture tra il 2007 e il 2009. All’epoca, medici particolarmente “sensibili” alle promesse di regali e favori acquistavano i prodotti commercializzati dalle società della famiglia di Gianpaolo Tarantini (ricordato anche per un famoso giro di escort). Dopo i primi arresti, si corse ai ripari, intervenendo sulle tariffe, ma i dati del nuovo monitoraggio dicono che ben poco è cambiato.
Redazione Nurse Times
Fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it
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