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Puglia, “la buona sanità che non c’è (senza infermieri)”

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Puglia, "la buona sanità che non c'è (senza infermieri)"
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Rilanciamo l’editoriale a firma di Saverio Andreula, presidente di Opi Bari, pubblicato sul periodico dell’Ordine.

In Puglia il dibattito sullo stato di salute del sistema sanitario, amplificato in questo periodo dalla pandemia di Covid-19, è destinato ad accendere “focolai” di interesse sempre più accentuati a causa delle imminenti elezioni amministrative. Michele Emiliano, il governatore pugliese uscente, dovrà temere il giudizio dei pugliesi e, perché no?, anche degli infermieri, che a mio avviso, durante il suo mandato, hanno subito un significativo “arretramento” della propria situazione professionale in ogni dove.

Descrivere e motivare la precaria situazione professionale infermieristica pugliese è cosa abbastanza semplice. Per farlo, basta scorrere, declinare e allineare il programma politico presentato da Emiliano prima della sua investitura a governatore della Puglia per la sanità e fare una giravolta su se stessi, contestualizzando ciò che si vede e si tocca con mano. Gli elementi di forza del programma politico in sanità per la Puglia, chiamato “Sistema Puglia”, presentato e firmato da Michele Emiliano e dalla sua coalizione politica ai cittadini prima della scorsa competizione elettorale, coccolava l’idea di un sistema ispirato ad alcune parole chiave: trasparenza e partecipazione.

Innovativa e ispirata la “dichiarazione di intenti” di Michele Emiliano sul tema della partecipazione attiva, che si leggeva nel programma di governo della sanità. Infatti, nella stesura del suo progetto politico per la sanità, prevedeva la costituzione di ciò che egli definiva “Il Consiglio superiore della sanità pugliese”. Un organismo composto dalle professioni sanitarie con ambiti di competenze delineate e strutturate in un regolamento a corpo di legge, finalizzate a momenti di ascolto e di proposta sulla politica sanitaria coerenti con il programma politico, e utili a promuovere la sanità di iniziativa, ovvero quella che egli ha sempre definito la “buona sanità” per i cittadini pugliesi.

La realtà, a tutti tristemente nota e motivo di imbarazzo per l’intero Consiglio regionale della Puglia, è l’aver varato una legge che istituisce la “Consulta delle professioni sanitarie” in cui gli infermieri non ci sono. É uno dei tanti esempi, rappresentativo delle “buoni intenzioni” espresse comodamente, che evidenzia la mancata attuazione del progetto politico del governatore, scimmiottato agli infermieri pugliesi. Ancora oggi ho difficoltà, stante il modus operandi del governatore, a comprendere il reale valore politico della enfatizzata legge sulla partecipazione dei cittadini nelle scelte politiche della Regione.

La legge, presentata come un metodo di governo del sistema puglia da Emiliano, al pari della Consulta delle professioni, è nei fatti un’altra delle tante “buone intenzioni”. La legge, nei propositi di Emiliano e del Consiglio regionale pugliese, si basa su valori etici e sociali di fare politica, poiché si pone l’obbiettivo (si legge nei comunicati istituzionali) … omissis … di coinvolgere in modo permanente cittadini, amministratori e attori sociali, culturali, economici, politici, scientifici, ad aver “voce” sulla programmazione regionale e sull’attuazione del programma di governo, nonché sulla sua verifica nell’arco della legislatura.

Il 3 luglio 2017 un comunicato stampa della G.R. della Puglia che campeggiava su tutti i media così recitava: “Da oggi, in Puglia, i cittadini potranno usufruire, oltre che del diritto al voto, anche del diritto alla partecipazione. Lo sancisce il disegno di legge approvato in Giunta e presentato questa mattina alla stampa dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano”. Un altro esempio del disinteresse del governatore Emiliano per la professione infermieristica è nel non aver risposto per via diretta o attraverso il Dipartimento salute o l’Agenzia regionale per i servizi sanitari a nessuna delle richieste di chiarimento e di proposte che l’Opi ha formulato nella sua attività istituzionale, pur sottoscrivendo in sede di Conferenza Stato-Regioni un protocollo di rapporti con specifici argomenti di rappresentanza professionale. A mero titolo di esempio:

• Proposta di attivazione dei protocolli infermieristici nel servizio di emergenza urgenza 118 e revisione delle procedure operative;
• Proposta di definizione e calcolo per modelli di assistenza del fabbisogno di personale infermieristico (modello A.M.B.R.A), depauperato anche nel contingente numerico per la Puglia, come testimonia la ragioneria generale dello Stato;
• Chiarimenti e proposte sull’attivazione del progetto sperimentale di assistenza domiciliare ai pazienti cronici in attuazione delle linee guida nazionali sulle cronicità definito CARE 3.0, che trasferisce dagli infermieri ai MMG il ruolo di care manager;
• Sollecitazioni per la modifica dei “protocolli d’Intesa” in vigenza tra Regione, UNIBA e aziende ospedaliere per i corsi di laurea in Infermieristica fermi all’anno 2008 (per i corsi di laurea di medicina il protocollo è stato revisionato e aggiornato);
• Invito e sollecito a definire un modello di integrazione del profilo dell’operatore socio-sanitario con i modelli (si fa per dire) in uso di assistenza infermieristica;
• Invito e sollecito a definire programmi di formazione e sviluppo delle competenze professionali infermieristiche coerenti con il piano operativo di sviluppo del sistema sanitario pugliese;
• Invito e sollecito ad attuare piano per l’attribuzione degli incarichi di funzione nella rete dei servizi sanitari della Puglia in coerenza con il CCNL;
• Silenzio alle innumerevoli richieste di ascolto su una infinità di argomenti di interesse specifico, ultimo in ordine di tempo quello di proposta per un modello di assistenza infermieristica di famiglia e comunità.

Assordante il silenzio che ci è stato consegnato. Forse abbiamo sbagliato strategia? Per ogni evenienza avremmo dovuto lasciare la linea di condotta istituzionale e usare il cellulare per chiamare sistematicamente il presidente-assessore? Bene, se ci porta frutti, ci adeguiamo, a partire da questo editoriale che molti, a giusta ragione, interpreteranno come “poco istituzionale” per un organo sussidiario dello Stato.

Evidentemente, la situazione reale della sanità Pugliese, come già evidenziato in precedenti miei editoriali, non è quella che raccontano le tabelline numeriche dei LEA, che vedono la Puglia in ripresa sui dati al di sotto della media e che “soddisfano” il presidente. La realtà, oltre che per il pessimo “Stato di salute professionale degli infermieri”, va detto che il “Sistema Puglia” auspicato nel programma politico di Emiliano, non solo non c’è, ma è in un’evidente condizione di
disagio.

Insomma, una Regione, la Puglia, che ritiene gli infermieri una professione
Fantasma, e si barcamena con improvvidi “modelli” che la inchiodano agli ultimi posti in Italia per la spesa farmaceutica, con liste di attesa infinite e strutture in chiusura e con un significativo arretramento della spesa pubblica a beneficio di quella privata. Ovvero, quando le istituzioni pubbliche proprio non ce la fanno a garantire il diritto alla salute si “costringe” direttamente i cittadini, incredibile ma vero, a mettere mano al portafogli e finanziare di tasca propria la sanità, favorendo quindi il riequilibrio dei parametri LEA, che si declinano anche sull’appropriatezza e sostenibilità economica delle spese sanitarie. Emiliano deve farsene una ragione: non può esserci una “buona sanità” senza infermieri e senza la loro voce.

Redazione Nurse Times

Fonte: Filodiretto – Periodico di Opi Bari

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