L’okay è arrivato da una delibera della Giunta regionale. Ma serve una soluzione definitiva.
La Regione Basilicata prova a raschiare il fondo del barile o, se vogliamo, del bilancio. È stata approvata la delibera con la quale ieri Giunta regionale ha disposto che i 74 infermieri e i circa 50 oss dell’ospedale San Carlo a rischio licenziamento a partire da oggi (6 dicembre) potranno continuare a lavorare, almeno fino alla scadenza del periodo contrattuale, che – va ricordato – è di 36 mesi.
Gli infermieri e gli operatori socio-sanitari hanno un contratto a tempo determinato in scadenza il 31 dicembre, che però, stante l’endemica assenza di fondi nelle casse aziendali (risorse che la Regione avrebbe dovuto girare al San Carlo), aveva determinato la chiusura anticipata del rapporto di lavoro. Con tanto di lettere di licenziamento praticamente già recapitate ai diretti interessati. Inevitabili le ripercussioni sull’attività, con reparti in sofferenza che hanno più volte segnalato l’impossibilità di accettare nuovi ricoveri.
«La Giunta – ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità, Rocco Leone – ha deciso di approvare questa delibera per impedire ai lavoratori di andare a casa anticipatamente rispetto al previsto e al San Carlo di andare in crisi di personale. Per farlo, però, abbiamo dovuto cercare fondi disponibili e, una volta trovati, si è deciso di dirottarli tutti sul nosocomio potentino, proprio per impedire che infermieri e operatori socio-sanitari potessero veder cessato in anticipo il loro rapporto di lavoro. Peraltro la delibera di Giunta è stata preceduta da una missiva del direttore generale del San Carlo, Massimo Barresi, che in qualche modo non solo anticipava ai lavoratori la decisione della Giunta, ma impediva anche la vacatio a partire da domani».
Insomma, problema risolto. Ma solo per un periodo di tempo più o meno limitato. E dopo cosa accadrà? «In primis – ha aggiunto Leone – precisiamo che questi lavoratori non possono andare in proroga o in rinnovo per una legge dello Stato. In secondo luogo tutti cesseranno dal loro rapporto di lavoro a scaglioni. Infine è evidente che bisogna risolvere il problema una volta per tutte. Proprio per questo, cioè per non incorrere più in situazioni come quella di questi giorni, e quindi con personale assunto con contratti a 36 mesi, vanno implementati i concorsi».
Insomma, la linea sembra tracciata. Bisognerà verificare dove trovare i soldi necessari per coprire i posti a concorso e quanto tempo ci vorrà, tra pubblicazione di bandi e tutto quello che ne deriva. Senza mai perdere di vista un dato conclamato: la salute dei cittadini non può attendere.
Redazione Nurse Times
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno
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