Nei paesi industrializzati, gli esseri umani passano fino al 90% della loro vita in ambienti che dispongono di un’enorme varietà di micro habitat; colonizzati da una grande varietà di specie microbiche, che si sono evolute adattandosi proprio come hanno fatto gli stessi esseri umani
A causa di continue reciproche interazioni, il microbioma ambientale è sospettato di avere un impatto significativo sulla salute e sul benessere degli occupanti umani, che probabilmente supera per le possibili conseguenze le malattie infettive classiche; tuttavia, i meccanismi per cui accade ciò, sono ben lungi dall’essere compresi completamente.
All’interno di un ambiente domestico, le cucine e i bagni possono fungere da veri “incubatori microbici”, a causa della continua inoculazione di nuove cellule microbiche, derivanti ad esempio dalla manipolazione degli alimenti e dal contatto diretto del corpo con le superfici domestiche.
Il successo della colonizzazione di questi microbi dipende, dunque, dalle condizioni ambientali, come l’umidità e la disponibilità di nutrienti. Nonostante il comune sentire, (errato), che identifica nella cucina il luogo più pulito della casa, è stato dimostrato che l’ambiente della cucina ospita più microbi rispetto ai bagni.
Ciò è dovuto principalmente al contributo dato dalle spugne da cucina, che rappresentano i più grandi serbatoi di batteri attivi in tutta la casa. Ojima e colleghi, già nel lontano 2002, hanno mostrato che le spugne da cucina avevano il carico più alto di coliformi di tutta la casa, secondo solo alle tubature di scarico del bagno.
Ulteriori studi hanno dimostrato la presenza di batteri patogeni specifici nelle spugne da cucina; tra cui il Campylobacter spp., Enterobacter cloacae, Escherichia coli, Klebsiella spp., Proteus spp., Salmonella spp., Staphylococcus spp. e Moraxella osloensis. Germi responsabili di polmoniti o meningiti.
Le spugne da cucina non solo agiscono come serbatoio di microrganismi, ma anche come disseminatori sulle superfici domestiche.
Esse possono portare alla contaminazione incrociata delle mani e del cibo, considerata una causa principale di focolai di malattie alimentari.
Gli studi condotti finora sulle spugne da cucina hanno utilizzato in gran parte approcci colturali, spesso incentrati su specifici gruppi di microbi.
La ricerca condotta dall’équipe guidata da Sylvia Schnell, dell’università di Giessen, e Markus Egert, dell’università Furtwangen, di cui fa parte anche l’italiano Massimiliano Cardinale, pubblicata su Scientific Reports, riportata sul sito di Science e ripresa da molte testate giornalistiche, ha il merito di aver ricercato tutti i patogeni presenti e non soltanto alcuni.
In passato, infatti, molti altri studi si erano occupati del problema dell’igiene dei materiali presenti nelle nostre cucine; ma nessuna prima d’ora lo aveva fatto analizzando il microbioma batterico di ben 14 tipi di spugne usate.
Il lavoro dei ricercatori tedeschi ha dimostrato, inoltre, che i comuni metodi per la loro pulizia sono inefficaci e la cosa è tanto più inquietante se si pensa che in un centimetro quadrato di spugna vivono 50 miliardi di microrganismi.
In particolare uno dei microbi presenti sulle spugne, la Moraxella osloensis, è il germe responsabile dell’odore fetido che talvolta alberga nei nostri lavandini.
I ricercatori hanno scoperto che non basta bollire o mettere la spugnetta nel microonde per eliminare i germi, che ripopolano la superficie della spugna in maniera ancora più rapida rispetto alle spugnette non sottoposte a questo trattamento.
Cosa fare allora? Sostituirla, almeno, una volta a settimana.
Rosaria Palermo
https://www.nature.com/articles/s41598-017-06055-9#Fig1
https://Scientific Reports 7, Article number: 5791(2017) doi:10.1038/s41598-017-06055-9
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