Continua lo scambio di colpi tra il Collegio Ipasvi di Pisa e la FNC Ipasvi
Tra una stoccata ed un’altra, è da qualche settimana continua lo scambio di messaggi tra il livello centrale e quello periferico della nostra rappresentanza professionale. Al centro della partita, vi è quello che da un po’ di tempo sta spaccando in due la famiglia professionale: l’art. 49 del Codice deontologico varato nel 2009.
Come recita l’art 49 “L’infermiere, nell’interesse primario degli assistiti, compensa le carenze e i disservizi che possono eccezionalmente verificarsi nella struttura in cui opera. Rifiuta la compensazione, documentandone le ragioni, quando sia abituale o ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente il suo mandato professionale”. Ed è proprio questo al centro della discussione.
Ripercorrendo un po’ le tappe, tutto ha avuto inizio, quando qualche giorno fa il Collegio di Pisa ha preso le distanze dalla Federazione (Vedi: Gli infermieri e la schiavitù deontologica) spiegando le motivazioni per cui il Collegio di Pisa non applicherà l’art. 49 del codice deontologico infermieristico.
Secondo il Presidente del Collegio di Pisa Carlotti: “La domanda che ci siamo posti, come Consiglio Provinciale del Collegio IPASVI di Pisa, è se i soggetti ed il contesto per cui è stato redatto il Codice Deontologico attualmente in uso siano ancora gli stessi. In questi ultimi anni, a nostro avviso, v’è stata una profonda evoluzione dei Cittadini e della professione Infermieristica accompagnata da una profonda mutazione, e per certi versi involuzione, del contesto sociale Italiano” ed per questo motivo che, continua il Presidente: “nell’attesa di adottare un nuovo Codice Deontologico, questo consiglio ha deciso di portare alla prossima assemblea degli iscritti la mozione di disapplicazione dell’articolo 49 per gli iscritti al Collegio IPASVI di Pisa”.
La risposta della Presidente della Federazione, Barbara Mangiacavalli non si è fatta attendere.
La stessa Presidente con una nota indirizzata al Collegio di Pisa (Prot. 2720, 14/04/2016) ha controbattuto non lasciando al Collegio di Pisa possibilità di rispondere:
“Il Codice deontologico fissa le norme dell’agire professionale e definisce i principi guida che strutturano il sistema etico in cui si svolge la relazione con la persona assistita ed è alla base dell’attribuzione data ai Collegi provinciali dall’art. 3 lett. f) del DLCPS 233/46 ovvero “esercitare il potere disciplinare” in quanto ha funzione di parametro normativo generale alla stregua del quale valutare la condotta dei professionisti iscritti.
La Corte di Cassazione ha definito le norme del codice disciplinare quali fonti normative integrative di precetto legislativo” …. “Di conseguenza il Codice deontologico non può che essere uno strumento a valenza nazionale soggetto a specifici percorsi regolamentari il cui esito è sottoposto al Consiglio nazionale, organo esponenziale di espressione della professione infermieristica, e al relativo ministero vigilante”
... concludendo
“Solo quando verranno posti in essere i percorsi richiesti per una modifica del Codice Deontologico il su intestato Collegio potrà presentare le sue argomentazioni e/o proposte che saranno vagliate e sottoposte all’assemblea del Consiglio Nazionale, fino ad allora il Codice deontologico vigente è quello emanato a suo tempo da questa Federazione”.
Sembrava fosse tutto finito, invece oggi ecco arrivare la stoccata del Collegio di Pisa (Prot n° 475-2016-c_i25o)
Gentile Presidente della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI Dott.ssa Barbara Mangiacavalli,
nel prendere atto, con rammarico, della Sua del 14 u.s., questo consiglio direttivo ha deciso di continuare nella stesura di un Codice Deontologico da proporre, non imporre, ai Collegi Provinciali ed alla Federazione Nazionale.
Per quanto riguarda il democratico percorso di disapplicazione dell’articolo 49 per gli iscritti al Collegio IPASVI di Pisa siamo a chiedere:
- Se, come afferma, non è possibile modificare in alcuna parte, per un Collegio Provinciale, il Codice Deontologico varato dalla Federazione, com’è possibile che un gruppo di Infermieri Dirigenti (ché d’infermieri si tratta), trasversale a tutti i Collegi Provinciali, abbia potuto varare un proprio Codice Deontologico, alternativo e non surrogato, (che allego alla presente) senza il necessario passaggio dalla Federazione Nazionale e con il tacito consenso del Comitato Centrale?
- In quale articolo delle leggi da Lei citate, o di altre, si afferma che la titolarità della stesura e la potestà sul Codice Deontologico è in seno alle Federazione Nazionale?
- Quali sono le ripercussioni medico/legali che una disapplicazione di detto articolo causerebbe agli iscritti?
- Immaginiamo che Lei sia al corrente che alcuni ordini provinciali dei medici applicano il codice di deontologia previgente (Fnomceo 2006 anziché Fnomceo 2014). Perché questo non è possibile per IPASVI?
Nell’attesa di un Suo cortese riscontro il Direttivo del Collegio IPASVI di Pisa coglie l’occasione per porgerLe cordiali saluti.
Aspettiamo ora la risposta della Presidente. Riuscirà a parare o sarà un affondo portato dal Collegio di Pisa?
A cura di
Gianluca Pucciarelli
Riferimenti
- Biondino A. Gli infermieri e la schiavitù deontologica. Avaible su www.nursetimes.org
- Federazione Ipasvi. Codice deontologico 2009. Avaible su www.ipasvi.roma.it
Allegati
- Il codice italiano di etica e deontologia per i dirigenti infermieristici Approvato dall’assemblea dei soci a Roma il 23/10/2015
- Lettera Ipasvi Pisa
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