In libreria, ma anche in formato e-book, la fatica letteraria di una nostra apprezzata collaboratrice. Ne abbiamo parlato proprio con lei.
Ha vissuto la drammatica esperienza della pandemia in un contesto già di per sè complicato come quello dell’ospedale Cardarelli di Napoli. Ora lavora all’Aou Federico II, sempre nel capoluogo campano, e ha voluto raccogliere in un libro, disponibile anche in formato e-book, le testimonianze di altre persone che il Covid l’hanno guardato in faccia, e non possono dimenticare quei momenti drammatici. Lei è Anna Arnone, infermiera, collaboratrice di Nurse Times, e la sua fatica letteraria si intiola Pillole di cura – Racconti di rinascite (Tau Editrice).
“Si tratta di un’antologia sanitaria – spiega Anna -, una raccolta di testimonianze fornite da infermieri, medici, pazienti, farmacisti, logopedisti, tecnici di laboratorio, ma anche insegnanti e studenti provati dal lockdown e dalla didattica a distanza. Il mio è un tributo alla relazione di cura, che non è mai venuta meno, neppure nei periodi più difficili, quando tutti ci sentivamo fragili sia in ospedale che fuori. Ed è proprio questo risvolto positivo che ho voluto sottolineare e che emerge dal titolo. Sì, perché i momenti di crisi non sono mancati, ma sono stati superati e si sono trasformati in rinascita”.
L’obiettivo del libro è dunque quello di restituire dignità al lavoro svolto da infermieri e altri operatori della sanità impegnati nella durissima lotta contro un nemico terribile. “Un lavoro che non ha ricevuto il giusto riconoscimento – prosegue l’autrice -. Durante la pandemia si è parlato tanto di noi. Siamo stati definiti ‘angeli’, oppure ‘eroi’, ma spesso impropriamente. Noi siamo professionisti, e abbiamo dato il nostro contributo nella battaglia contro il Covid, così come ci imponeva la nostra scelta professionale. Solo che il nostro impegno è stato presto dimenticato, così come le nostre competenze sono state sminuite. E lo sono tuttora”.
La prima testimonianza della raccolta è proprio quella della stessa Anna: “La mia esperienza diretta è stata caratterizzata dalla difficoltà di svolgere al meglio il mio lavoro per vari motivi, anche di natura strutturale. Ma anche dalla capacità di andare oltre quelle difficoltà, tirando fuori la mia resilienza, la mia capacità di reagire ai problemi che mi circondavano”.
Il peggio, almeno per quanto riguarda la pandemia, sembra ora essere alle spalle, ma permangono le criticità della professione infermieristica.
Una di queste è il vincolo di esclusività, che per fortuna dovrebbe venir meno dopo l’approvazione del cosiddetto Decreto Energia da parte del Consiglio dei ministri. “Si tratta sicuramente di un passo avanti – commenta Anna -. Per gli infermieri si apriranno nuove opportunità, ma non è sufficiente. Credo che sia necessario incentivare il lavoro da dipendenti pubblici, sia aumentando gli stipendi sia dando risalto ai sacrifici che la nostra professione comporta. Non dimentichiamo che il Covid ha mietuto molte vittime anche tra gli infermieri. Eppure, dopo gli elogi iniziali, qualcuno ci ha trattati come untori, alimentando in noi il senso di colpa, di abbandono, di frustrazione, sfociato spesso in sindrome da burnout”.
Per non parlare delle aggressioni subite in corsia, fenomeno che il Decreto Energia intende contrastare attraverso un inasprimento delle pene. Anna ne sa qualcosa, perché Napoli è una delle realtà maggiormente colpita dalla piaga della violenza contro il personale sanitario, e perché a lei stessa è capitato di essere aggredita, sia pur verbalmente: “Ben vengano le sanzioni più svere – conclude -, ma anche in questo caso non basta. Bisogna sensibilizzare maggiormente i cittadini su un tema così delicato. Bisogna aumentare i presidi di polizia negli ospedali. E bisogna formare il personale affinché sappia affrontare la violenza, magari promuovendo corsi di autodifesa”.
Redazione Nurse Times
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