“Ora il Governo non può ignorare la nostra richiesta”, dice Emanuele Monti, presidente della Commissione Sanità. E Pasqualino D’Aloia, presidente di Opi Milano – Lodi – Monza e Brianza, rivendica un ruolo chiave: “Abbiamo lavorato sottotraccia per questo primo risultato”.
Via libera all’unanimità alla mozione bipartisan in Consiglio regionale della Lombardia con cui si chiede alla Giunta di intervenire presso la Conferenza Stato-Regioni al fine di disegnare un reale piano di assunzioni e adeguare gli stipendi del personale infermieristico e delle professioni sanitarie a quelli europei.
Il documento chiede inoltre l’attivazione della Giunta regionale presso il Governo affinché sia valutato il superamento del vincolo di esclusività per la professione infermieristica, in un percorso di valorizzazione complessiva della figura infermieristica, con particolare attenzione alla medicina territoriale e alla didattica universitaria, al fine di sviluppare opportunità di crescita professionale e di carriera, in funzione di un accresciuto ruolo dell’infermiere specializzato.
«In Lombardia mancano 9.500 figure professionali, di cui 3.500 nelle Rsa, 4.500 nelle strutture sanitarie e 1.500 infermieri di famiglia. Questo deficit è oramai cronico sia per il numero insufficiente annuale di posti disponibili nei corsi universitari sia perché questa professione è poco attrattiva per i giovani. Ora il Governo non può ignorare la nostra richiesta». Così Emanuele Monti, presidente della Commissione Sanità e politiche sociali, in merito alla mozione urgente approvata al Pirellone.
«Secondo un’analisi della Fondazione Gimbe – continua –, almeno il 50% dei tagli è stato scaricato sul personale dipendente. In particolar modo si è compiuta una riduzione radicale di medici e infermieri (-42.800 dipendenti a tempo indeterminato). La situazione emergenziale ha ulteriormente acuito le difficoltà di un sistema già in crisi. Con la quarta ondata di Covid, ancora una volta, gli operatori sanitari sono stati travolti: infermieri in corsia da ormai due anni incessantemente, con scarsi presidi, ferie sospese, spostamenti improvvisi di reparti, sovraccarico di lavoro».
E ancora: «In Italia un infermiere guadagna mediamente 27.382 euro l’anno, contro i 32.092 della Francia, i 34.212 della Spagna, gli oltre 45mila della Germania, i 48.167 dell’Irlanda e i 91.290 mila del Lussemburgo. Gli ultimi dati Ocse, relativi al 2019, evidenziano una forte disomogeneità tra gli stipendi di infermieri in Europa, ma anche oltreoceano, e vedono l’Italia agli ultimi posti della classifica. Dopo di noi ci sono solo Grecia (19.067 euro) ed Estonia (16.653 euro)».
Conclude Monti: «Chiediamo che vi sia un’attivazione istituzionale risolutiva per stabilizzare il personale precario, aumentare gli stipendi degli operatori e valorizzare la figura dell’infermiere. Come presidente della Commissione Sanità, ho assunto l’impegno di affrontare il problema per definire un percorso che individui forme di incentivazione economica regionale per il personale infermieristico e delle professioni sanitarie, al fine di una reale e meritoria valorizzazione salariale e professionale».
Sul tema abbiamo raccolto anche un commento di Pasqualino D’Aloia, presidente di Opi Milano – Lodi – Monza e Brianza, che rivendica un ruolo chiave nell’iter che ha portato all’approvazione della mozione: «Come Ordine, abbiamo lavorato sottotraccia, ma in modo importante, affinché si raggiungesse questo riusultato. Un lavoro, il nostro, svolto a stretto contatto con il presidente della III Commissione Sanità in Regione Lombardia, Emanuele Monti, e con la vicepresidente Simona Tironi, che ringraziamo. Ci tengo a precisarlo, perché ho già letto rivendicazioni da parte di alcune organizzazioni sindacali. Certo, si tratta di un primo step. Poi è da vedere se dalle parole si passerà ai fatti».
Redazione Nurse Times
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