Arriva dall’Emilia la bella storia di Paola e Maurizio Gualmini. I genitori: “Orgogliosi di loro”.
Una donna che decide di donare un rene al fratello per evitargli il ritorno alla dialisi dopo tante sofferenze patite. E un gesto d’amore straordinario che porta a Pavullo, e a due persone molto conosciute in paese: Paola e Maurizio Gualmini. Quando per Maurizio, 48 anni, si sono riaffacciati problemi di salute, lei, 46 anni il 6 dicembre, non ci ha pensato due volte per risparmiargli un altro calvario. Infatti era già stato sottoposto a 14 anni all’asportazione del primo rene, e poi a 23 a quella del secondo con un primo trapianto, da una persona deceduta. A 25 anni da allora, ormai anche il rene trapiantato dava problemi, e lei ha voluto evitargli l’attesa e le incognite di un altro donatore esterno.
A gennaio sono iniziati gli esami, e quando si è riscontrata una compatibilità al 100%, piuttosto rara da trovare anche tra fratelli, lei gli ha detto senza indugio: «Andiamo avanti». E così lunedì alle 7 è entrata in sala operatoria a Baggiovara per il prelievo effettuato con l’avveniristica tecnica robotica che abbrevia la convalescenza. La scorsa settimana è stata effettuata la prima operazione di questo tipo in Emilia Romagna. Questa è la seconda. In sala è rimasta nove ore, dopo che l’ultimissimo accertamento delle 13 ha confermato la piena compatibilità.
Da Baggiovara il rene è stato portato di corsa al Policlinico di Modena, dove Maurizio è entrato in sala alle 16 (sotto gli occhi della compagna Gabriela) per uscirne poco dopo le 19 con il rene della sorella impiantato (dalle mani dei medici in questo caso), e con esso la speranza di un futuro normale. Lui ieri era ancora in fase post-sedazione. Lei già nel pomeriggio ha potuto alzarsi da letto e fare i primi passi, sotto lo sguardo del compagno Antonio, che non l’ha lasciata un attimo dalle 5, quando l’ha accompagnata in sala operatoria.
«Io e mio fratello siamo sempre stati legatissimi – dice Paola –. Ho voluto fargli questo dono per non vederlo ricominciare a fare dialisi, dopo che dagli esami è risultata una compatibilità pari a quella dei fratelli gemelli, una sorpresa anche per i medici. Sono state per me nove ore di sala operatoria, è vero, ma quando al risveglio mi hanno detto che lui dopo tre ore aveva un rene funzionante che lo faceva già stare molto meglio, sono stata ripagata di tutto. È una cosa che si fa nella vita, per chi si ha a cuore».
«Mi ha detto che voleva farlo con una tale convinzione che io ho potuto solo risponderle: “Fai quello che ritieni giusto, perché un fratello è un fratello” – racconta Antonio –. Certo che la preoccupazione c’è stata, ma abbiamo avuto un supporto medico eccezionale. All’inizio del cammino e poi adesso. Anche oggi, ogni due ore, c’è sempre stato un medico a visitare, controllare e incoraggiare: equipe fantastica, per cui possiamo solo ringraziare, compresi gli infermieri, il trasporto… Tutto da vera eccellenza». In ospedale (Paola è stata poi trasferita al Policlinico) anche i genitori Ugo ed Ebe. «Non è semplice vedere i tuoi due figli operati insieme – dicono –, ma è stata una cosa grande. Siamo orgogliosi di loro».
Redazione Nurse Times
Fonte: Gazzetta di Modena
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