Proponiamo un contributo di Marisa Brancaccio, infermiera che lavora in Inghilterra ed è specializzata nell’area respiratoria.
Chi ha detto che curare una patologia non possa essere divertente? Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia del canto durante la riabilitazione respiratoria per patologie polmonari di tipo ostruttivo, in particolare per broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e asma.
In entrambi i casi il paziente presenta una broncocostrizione dovuta a infiammazione e secrezioni. L’ostruzione impedisce all’aria inspirata di ossigenare l’intero polmone, sicché questi pazienti soffrono spesso d’affanno e tendono a fare respiri più corti e frequenti per sopperire alla “fame d’aria”. La spirometria, che risulta essere il test più adatto a valutare la pervietà delle vie aeree, mostra infatti un volume espiratorio forzato ridotto nei soggetti asmatici o con BPCO.
Il volume espiratorio forzato è il volume di aria emessa nel primo secondo di una espirazione forzata. La terapia del canto riabilita i pazienti che soffrono di patologie polmonari, aiutandoli sfruttando l’intero polmone per respirare, invitandoli a concentrarsi su ogni respiro e facendo in modo che inspirazione ed espirazione siano totalmente efficaci, con l’obiettivo di avere un maggiore controllo su tutto l’atto respiratorio.
Durante il canto si è portati a sfruttare l’intero polmone, facendo grandi respiri costanti e mantenendo basso il diaframma in quella che viene definita respirazione orizzontale o costo-diaframmatica. Un corretto respiro orizzontale prevede infatti la capacità di immettere nei polmoni una gran quantità di aria, facendo attenzione a non gonfiare troppo la cassa toracica e senza alzare le spalle. L’aria inspirata viene spinta verso l’addome e va quindi a ossigenare completamente anche la parte bassa dei polmoni.
Si dice che per valutare l’efficacia di questo tipo di respiro basta provare a emettere un lungo soffio sulla fiamma di una candela: se si osservano un flusso e una direzione della fiamma costante, l’esercizio è stato eseguito correttamente. Il canto non solo promuove l’attività respiratoria, ma aumenta anche il rilascio nel corpo di alcune importanti sostanze, come endorfine e ossitocina, che agiscono riducendo sensazioni di ansia o stress, in particolare durante lo svolgimento di attività sociali. Ciò migliora la qualità di vita dei pazienti, giocando un ruolo fondamentale anche sulla loro psiche. Frequentemente queste perone si trovano per l’appunto a sperimentare periodi più o meno lunghi di depressione, in particolare dopo la diagnosi. In questo quadro i gruppi di canto permettono di non sentirsi soli, ma parte di una comunità con cui condividere esperienze ed emozioni.
Alcuni ospedali, come il Guy’s and St Thomas’ Foundation Trust di Londra, hanno istituito regolari corsi di cantoterapia per i loro pazienti. L’università svedese di Goteborg ha condotto un approfondito studio che ha dimostrato gli effetti positivi del canto non solo sul sistema respiratorio, ma anche sul sistema cardiaco. Lo studio ha provato infatti che i battiti cardiaci dei coristi si sincronizzano durante il canto di gruppo. Rilassante e divertente, cantare rende felici e aiuta a far fronte a diversi disturbi psicofisici. Non resta che provare.
Marisa Brancaccio
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