Consentivano ai conoscenti di eseguire analisi senza pagare il ticket. Le accuse sono di truffa ai danni dello Stato e falso.
Con l’accusa di aver permesso ad amici e parenti di sottrarsi al pagamento del ticket per fare analisi di sangue, urine e radiografie, sono indagati cento dipendenti tra medici, infermieri e impiegati dell’ospedale “Grassi” di Ostia. Le ipotesi di reato: truffa ai danni dello Stato e falso. Sono coinvolti tutti i reparti, esclusa Chirurgia, per cui sono già stati disposti in precedenza dei rinvii a giudizio. È escluso, almeno per adesso, che ci sia corruzione dietro lo scambio di favori tra dipendenti e pazienti.
L’inchiesta evidenzia un malcostume radicato all’interno della struttura. Gli episodi sono circoscritti al biennio 2017-2018. L’indagine smaschera l’esistenza di una corsia preferenziale occulta, riservata a una categoria di pazienti privi dei requisiti necessari per godere delle esenzioni dal ticket. L’unico titolo per accedere a quest’area di privilegiati sarebbe il legame di sangue o una stretta amicizia. Così funzionerebbe il meccanismo, secondo dall’accusa, attraverso il quale i dipendenti sotto inchiesta avrebbero aiutato chi ha bussato alla loro porta per un favore.
Con la password personale gli indagati hanno effettuato l’accesso alla sezione delle prenotazioni. A quel punto, il medico, l’infermiere o l’amministrativo ha dovuto solo digitare nel sistema il nome dell’amico o del parente, registrandolo come soggetto avente diritto all’esenzione del pagamento del ticket sanitario. Una volta adempiuta quest’operazione burocratica, l’amico o il parente hanno potuto svolgere un controllo completo della salute senza sborsare un euro: dalla visita oculistica alla lastra, all’esame del sangue fino a quello delle urine, passando per l’elettrocardiogramma.
La certezza di dribblare i controlli, gli indagati l’avrebbero fornita ai loro amici e parenti con l’aggiramento del Cup del laboratorio analisi, il centro unico di prenotazione. In pratica l’unico obbligo dei pazienti sarebbe stato quello di recarsi al “Grassi”. L’inchiesta è ai primi passi e pertanto è ancora indeterminato il numero di persone che avrebbero goduto della corsia privilegiata.
«La situazione è complessa – dicono gli avvocati Valerio Vitale e Anna Roscino, che difendono quindici infermieri iscritti al sindacato Nursind –. Nella prima tranche dell’inchiesta il numero degli accusati, inizialmente alto, si è ridotto in modo sostanziale. Ogni accusa va contestualizzata».
A consentire di scoperchiare il vaso di Pandora è stata la denuncia dell’ex marito di un’infermiera che, durante la causa di divorzio, si è vendicato svelando l’esistenza di un’estesa rete di dipendenti, tra cui la moglie, propensi a beffare il sistema a benefìcio di pochi privilegiati.
Redazione Nurse Times
Fonte: Corriere della Sera
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