La classifica è basata sulle performance di 53 ospedali pubblici presenti sul territorio nazionale.
Milena Gabanelli, con il suo Dataroom per il Corriere della Sera, ha reso note le pagelle delle migliori e peggiori aziende ospedaliere in Italia. È possibile stabilire indicatori di funzionamento, requisiti imprescindibili che determinano l’alto funzionamento o il malfunzionamento dell’ospedale. Tra questi, il funzionamento del pronto soccorso, il numero di medici e infermieri per posti letto, la presenza di apparecchiature obsolete e i tempi di attesa per gli interventi chirurgici e le visite.
Grazie agli indicatori di base è stato possibile stabilire una classifica basata sulle performance di 53 ospedali pubblici, di cui 30 universitari, presenti sul territorio italiano. La classifica setta il livello della performance degli ospedali sulla media, con nove considerati di alto livello e 12 di basso livello.
Gli ospedali migliori
Su 53 ospedali esaminati, nove sono considerati di alto livello in base agli indicatori presi in esame ovvero: pronto soccorso con cure entro le 8 ore; tempi di attesa indicati per legge; pochi ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza (come l’artrodesi); rapporto medici e infermieri adeguato per posti letto; esami diagnostici con apparecchiature non obsolete (non più di dieci anni); conti in ordine.
I risultati delle analisi delle performance nel 2021 ha evidenziato i problemi creati dalla gestione Covid-19, a partire dal numero in peggioramento per la classifica del 2019: la classifica del 2021 vede gi ospedali migliori passare da 17 a 9. Il calo di ospedali migliori ha lasciato in classifica le strutture ospedaliere universitarie di: Senese (Siena), Careggi (Firenze); Pisana (Pisa), Padova, Integrata Verona e Policlinico Sant’Orsola (Bologna); e gli ospedali S. Croce e Carle (Cuneo), Riuniti Marche Nord e Ordine Mauriziano (Torino).
Gli ospedali peggiori
Al contrario della top, le strutture da bollino rosso sono passate da 15 a 12, in miglioramento rispetto al 2019. Nella classifica degli ospedali con le performance più basse troviamo: Cosenza, San Pio (Benevento), Sant’Anna e San Sebastiano (Caserta), Riuniti Villa Sofia Cervello (Palermo) Ospedali Civico Di Cristina Benfratelli (Palermo), Cannizzaro (Catania), San Giovanni Addolorata (Roma), San Camillo Forlanini (Roma); e gli universitari: Luigi Vanvitelli (Napoli), San Giovanni di Dio Ruggi d’Aragona (Salerno), Mater Domini (Catanzaro) e Policlinico Umberto I (Roma).
La classifica tiene conto anche dei tempi di attesa per gli interventi oncologici, e in questo caso ospedali peggiori risultano essere: Senese, Padova, Pisana, Policlinico Umberto I di Roma e diversi altri. La classifica quindi tratta una media degli indicatori essenziali, ma nello specifico alcuni ospedali (anche nella top dei migliori ospedali di Italia) possono risultare bassi in classifica per quanto riguarda singoli settori. Discorso simile può essere fatto per la presenza di macchinari obsoleti, che spesso corrispondono a statistiche peggiori su tempi di diagnosi e risultati convincenti delle stesse.
Quanto di questa classifica deriva dall’esperienza dei medici e degli infermieri e quanto invece dalla politica? Dal 2012 le Regioni nominano i direttori generali dall’albo nazionale, ma alla fine è il presidente della Regione a valutare il nome, e quindi la responsabilità della posizione in classifica, è anche politica.
Redazione Nurse Times
Fonte: Money.it
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