Riceviamo e pubblichiamo la nota della segreteria regionale Sicilia FSI – CNI, firmata da Calogero Coniglio, Segretario Regionale di Coordinamento FSI-CNI e Maurizio Cirignotta, Direttivo regionale CNI sulle modalità di assunzione attivate dall’Arnas “Garibaldi” di Catania (VEDI BANDO).
In riferimento alla nota inviata agli organi di stampa e pubblicata sul quotidiano LA SICILIA il 3 marzo 2016, a pag. 28 dal titolo “Santonocito: ‘Le assunzioni degli infermieri legate a qualificazione strategica”, il sindacato Fsi-Cni replica:
Catania. Ringraziamo il direttore generale dott. Santonocito dell’attenzione mostrata nei riguardi della nostra organizzazione sindacale e spiace avere colpito il suo orgoglio. Riteniamo che le dichiarazioni del direttore confermano la sua difficoltà nel reperire personale infermieristico e sanitario ma gli si potrebbero rivoltare contro. Sono decine e decine, gli atti e i documenti che, in questi ultimi anni, provano le carenze e i disagi per i cittadini presso l’ospedale Garibaldi. Situazione da noi già denunciata al Prefetto, al Questore, in VI commissione regionale sanità, in assessorato regionale e alla Procura.
Noi rispettiamo il suo ruolo e il suo incarico, che comporta notevoli responsabilità, ma non può pensare di non averne verso i sindacati. Noi non vogliamo ne’ meriti ne’ medaglie, i sindacati non sono dei nemici ma degli alleati nell’opera di miglioramento dei servizi sanitari dell’azienda.
Sui contratti di libera professione ci trovano in disaccordo come già espresso alla regione, contesteremo questi contratti in tutte le sedi, non si può creare ulteriore precariato, gli ospedali hanno necessità di personale assunto con contratto a tempo indeterminato, il direttore si faccia portavoce delle criticità dell’azienda Garibaldi con l’assessore regionale della salute Baldo Gucciardi.
I contratti di libera professione sono una precaria fonte di reddito. Contestiamo fortemente questi contratti, devono essere utilizzati solo provvisoriamente, bisogna assumere a tempo indeterminato.
Gli infermieri si ritrovano a fare un lavoro che è esattamente lo stesso dei colleghi assunti a tempo indeterminato, soggetto alle stesse responsabilità, agli stessi controlli, alla stessa pianificazione e rilevazione della produttività. Con qualche piccola differenza: possono lavorare solo un numero determinato ore mensili inferiori alle ore dei dipendenti, se si ammalano non sono retribuiti, se vanno in ferie non guadagnano, le donne in gravidanza potrebbero solo stare a casa senza percepire nulla, devono emettere fattura ogni mese (soggetta a Iva,), pagano una salata assicurazione, non si sa se verranno pagati regolarmente ogni mese e dovranno anche anticipare l’iva, devo versare i contributi, Irpef, Irap, ecc. e se provano a lamentarsi possono rischiare di restare senza lavoro. Chiaramente in tutta questa situazione come si fa a “mettere su famiglia”? Le banche chiudono la porta per un prestito, un mutuo o un fido.
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