Non v’è chi in questi pochi giorni trascorsi dal 27 dicembre, non abbia avuto notizia dell’infermiera che per prima si è sottoposta a vaccino anti-covid il cui volto, o meglio i suoi occhi e la parte visibile con la mascherina, sono diventati il simbolo della campagna di vaccinazione in Italia, sia perché è stata la prima operatrice sanitaria, rectius, professionista sanitaria a sottoporsi al vaccino e sia perché divenuta bersaglio, con ingiurie e minacce da parte di soggetti che ben sono stati definiti “il prodotto di una subcultura pericolosa che antepone surreali teorie complottiste ai progressi scientifici che sono alla base dello sviluppo delle nostre società.”
Infatti Claudia Alivernini, questo il nome della professionista, è stata fatta segno di gravi minacce, anche di morte e di una pioggia di insulti da parte dei no vax.
“E ora vediamo quando muori”, è un esempio di quello che le hanno scritto sul web i negazionisti e i contrari alla vaccinazione per sconfiggere il virus del Covid, talché la giovane ha scelto di cancellare i suoi profili social per tutelare la propria sicurezza; anche se ciò non è bastato: sono stati creati due profili social falsi col suo nome e la sua immagine.
Questi i fatti che non hanno minimamente influito sul convincimento dell’interessata che nel giorno in cui si era sottoposta all’inoculazione del farmaco aveva detto:” vaccinarsi è un atto d’amore e di responsabilità nei confronti della collettività. Con orgoglio rappresento tutti gli operatori sanitari che come me sono stati in prima linea durante questa pandemia” e che, per tutelare la sua privacy ed evitare prevedibili pressioni o sgraditi intrusioni, aveva preventivamente bloccato tutti i suoi profili social già alla vigilia del V-day.
La vicenda ha scatenato, è il caso di dire, tutta una discussione sulla validità del vaccino, in ragione del limitato tempo di sperimentazione e, conseguentemente, sulla bontà degli effetti nonché; sotto un altro aspetto, della obbligatorietà nei confronti di tutti i cittadini, di sottoporsi alla vaccinazione.
Lo scrivente, n.q. di Presidente dell’OPI – Ordine delle Professioni infermieristiche- di Salerno nella convinzione che la scelta operata dall’infermiera va considerato, come è stato detto, atto d’amore per sé, per i suoi cari, per i pazienti, per il Paese.
E mio convincimento che il vaccino stesso rappresenta un atto di solidarietà se solo si pensi all’impegno che hanno profuso, in così breve tempo, i ricercatori e gli scienziati della materia, per giungere al positivo risultato di contrasto alla pandemia.
E’ atto di solidarietà anche nei confronti di tanti che si sono spesi per combattere il virus e che oggi di esso non possono beneficiare.
Per questo, a nome dell’intera categoria professionale che mi onoro di rappresentare, unisco alle tante, la mia voce per esprimere tutta la solidarietà ed il sostegno alla collega oggetto di un’aggressione inaccettabile perché le gravissime minacce di morte che le sono state rivolte nulla hanno a che vedere con la libertà di opinione o di critica ma rappresentano solo atti ignobili e vili.
Di contro, ritengo, a ragione, che vada emulata quale esempio di come gli operatori sanitari tutti siano stati, siano e saranno, in prima linea nell’affrontare l’emergenza pandemica e che se gli operatori sanitari siano tra i primi destinatari del vaccino è segno della centralità e dell’importanza riconosciuta a chi lavora al servizio della salute di tutti.
E’ stato giustamente detto che il vaccino è un requisito pre-sanitario e chi sta in corsia non lo può rifiutare.
L’OPI di Salerno non entra nel dibattito, per molti versi, surreale sulla obbligatorietà o meno della vaccinazione e se ne allontana non senza aver benevolmente stigmatizzato il grande senso di responsabilità di chi si sottopone a vaccinazione in quanto sì piccolo gesto ma fondamentale per tutta la comunità.
Rappresenta anche un modo di fidarsi della ricerca e credere nella scienza.
Ciò deve valere principalmente per quelli, gli infermieri ne sono il simbolo, sono stati in prima linea sin dall’inizio dell’emergenza ed hanno assistito, inermi, alle sconfitte che questo virus ha causato.
Il vaccino deve costituire la consapevolezza che la scienza e la medicina sono l’unico mezzo, insieme al senso civico di ognuno di noi, per vincere questa battaglia così dura.
SCIENZA E MEDICINA UNICO MEZZO PER USCIRE VINCITORI: LO DICO COL CUORE!
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