Riceviamo e pubblichiamo un comunicato dell’Ordine interprovinciale toscano.
“Infermieri demansionati, competenze e responsabilità fra oss e infermieri scambiate, ruoli e mansioni assegnate a figure non deputate a quei ruoli”. È per queste motivazioni che l’Opi Firenze-Pistoia ha richiesto di annullare o sospendere a tempo indeterminato la gara di appalto (prevista per il 22 febbraio) per la fornitura di servizi di assistenza integrati per l’Opera Pia “Leopoldo e Giovanni Vanni”, azienda pubblica di servizi alla persona di Impruneta (Firenze).
L’Ordine interprovinciale, analizzando il testo della gara, ha riscontrato infatti “confusione nella definizione delle linee di attività e responsabilità dei vari profili (nello specifico oss e infermieri) e profili di evidente demansionamento soprattutto per quanto attiene al profilo di responsabilità dell’infermiere, che viene privato della sua specifica autonomia a vantaggio di altre figure (oss, educatore)”. Tale squilibrio “si traduce in un’evidente compromissione della qualità delle cure erogate, andando ad affidare funzioni che attengono esclusivamente alla figura dell’infermiere a personale oss”.
La richiesta di annullamento della gara di appalto è al centro di una lettera inviata dall’Opi al direttore dell’Opera Pia “Leopoldo e Giovanni Vanni”, mettendo in copia, ciascuna per il proprio ruolo di supervisione e controllo, le principali autorità nazionali competenti in relazione ai contenuti della gara, affinché valutino le condotte da tenere: l’Autorità nazionale anticorruzione, la direzione generale della vigilanza sugli enti e della sicurezza della cure del ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità.
“Abbiamo voluto evidenziare e dall’altro stigmatizzare criticità e anomalie contenute all’interno della gara – spiegano dall’Opi Firenze-Pistoia – che contrastano con i capisaldi che reggono l’esercizio della professione infermieristica. Sin da una prima lettura del capitolato, emerge una distorta concezione del ruolo e delle prerogative della figura dell’infermiere, la cui collocazione all’interno dell’organizzazione designata dall’appaltante non lo mette in condizione di esercitare correttamente e appieno le proprie funzioni, a danno dell’utenza interessata. Questo emerge chiaramente dalla confusione nella definizione delle linee di attività e responsabilità delle varie figure professionali coinvolte, più nello specifico di infermieri e operatori socio sanitari (oss) che vengono confuse e interscambiate, come se l’una equivalesse all’altra o la sostituisse addirittura (è il caso degli oss sugli infermieri), creando così una mescolanza di ruoli, mansioni e competenze che altro non fanno che porre a serio rischio e pericolo l’incolumità dei pazienti. Grave risultante di ciò sono i profili di evidente demansionamento e inversione paradigmatica del concetto di assistenza, soprattutto per quanto afferisce al profilo di responsabilità dell’infermiere, che viene privato della propria specifica autonomia e ‘consegnata’ ad altre figure (oss, educatore) per ragioni che nulla hanno a che vedere con l’interesse generale alla salute e la corretta erogazione delle prestazioni di cura a favore dei pazienti, ma che invece sottendono, è il caso di pensarlo, a equilibri interni nella gestione dell’attuale personale”.
Entrando nel dettaglio, la lettera di Opi cita e contesta diversi punti della gara di appalto. “Scrivere che ‘l’OSS eserciti tutte le funzioni di carattere amministrativo, assistenziale e sanitario. […] secondo i Pai’, oltre che errato, è di estrema gravità, in quanto non sono certamente funzioni dell’oss, ma di più figure aggregate (amministrativo, infermiere, medico). Inoltre viene fatto costante uso della definizione di infermiere professionale, ormai non più in uso dall’entrata in vigore del DM 739 del 1994. La figura va definita infermiere. Ciò denota l’assoluta mancanza di conoscenza delle norme in materia che costituiscono dei cardini normativi”.
Il punto in cui si dice che gli infermieri: “ove invitati partecipano alle riunioni di equipe per l’elaborazione e attuazione dei PAI” è quindi ritenuto da Opi errato e di estrema gravità: “Innanzitutto si deve parlare di Pap (Piano di assistenza personalizzato) e non di Pai (termine ancora una volta obsoleto), uno strumento di pianificazione dell’assistenza infermieristica dell’infermiere che, nella fase della sua elaborazione, si confronta con le altre figure dell’equipe per stabile gli obiettivi assistenziali. Non può essere concepito che l’infermiere, nella fase di programmazione dell’assistenza, deleghi tale funzione all’oss o all’educatore».
Infine la questione del ruolo dell’infermiere: “Di tutta evidenza una inversione di ruoli e prerogative di infermieri e oss. È bene ricordare che è l’oss che, attuando quanto stabilito dall’infermiere, collabora con lui e non certo viceversa. È illegittimo e inaccettabile per il nostro Ordine che si scriva che ‘l’infermiere deve effettuare qualsiasi altra prestazione contemplata in altre parti del capitolato […]’. È lesivo della figura dell’infermiere, il quale ha compiti e responsabilità ben definite dall’ordinamento, che non possono soffrire di rimandi ‘residuali’ ad attività avulse alla funzione infermieristica”.
Ulteriori riflessioni riguardano il Coordinatore generale dei servizi, una figura non sanitaria alla quale si attribuisce ogni responsabilità sul coordinamento generale dei servizi, inclusa la funzione di rendicontazione, controllo ed elaborazione di tutti i dati statistici derivanti dalle attività assistenziali e riportate sulla cartella informatizzata. “Ciò pone evidenti implicazioni con la normativa sulla privacy e le conseguenti responsabilità sul trattamento dei dati – spiegano da Opi -. Posto, come detto, che tale figura non è sanitaria, esiste una problematica di gestione di dati sanitari legata anche alla violazione del segreto professionale, in conflitto certamente con la normativa in materia di trattamento dei dati personali”.
Ancora, passando a considerare il ruolo dell’infermiere coordinatore, Opi ritiene “inaccettabile che le ore dedicate a questa funzione (oggetto dell’appalto è una struttura con oltre 120 ospiti anche ad alta complessità) non debbano essere previste nei costi, bensì effettuate o dall’infermiere in turno (non prospettabile), o da imputare a costo per l’organizzazione. Fra l’altro non si fa riferimento alcuno alla normativa cogente, che identifica precisamente la figura dell’infermiere coordinatore. In questo modo chiunque, per assurdo, può assolvere a tale compito, senza avere la formazione specifica (master di 1° livello in Coordinamento e/o management delle professioni sanitarie)”.
Infine, relativamente agli interventi rivolti all’anziano, Opi rileva “un’ulteriore grave irregolarità: l’accoglienza del nuovo ospite in struttura è demandata al referente del servizio di animazione e non alla figura infermieristica, come invece dovrebbe essere visto, che è da quel momento che si avvia il processo di presa in carico della persona”.
Concludendo: “Alla luce di quanto esposto, emerge chiaramente che i contenuti dell’appalto si pongono in totale disaccordo con i cardini della professione infermieristica, ovvero professionalità, formazione e codice deontologico, che ne garantiscono il continuo sviluppo e ne tutelano e promuovono l’autonomia, ma soprattutto che sono posti a garanzia e tutela della salute. Per questo chiediamo di procedere all’annullamento o a una sospensione indeterminata della procedura di gara, in modo da avere modo di rendere l’appalto conforme alle prescrizioni legislative per la professione infermieristica”.
Redazione Nurse Times
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