Il presidente dell’Ordine toscano, Giovanni Grasso, interviene sulla vicenda dei maltrattamenti agli anziani nella locale casa di riposo.
Lo scandalo dei maltrattamenti agli anziani nella casa di riposo di Castel San Niccolò (Arezzo) ha destato molto clamore mediatico. Un’ordinanza applicativa del divieto di esercizio della professione sanitaria, è stata emessa dal gip di Arezzo nei confronti di sei dipendenti della struttura. Molte testate giornalistiche nazionali hanno parlato di infermieri coinvolti. Giovanni Grassi (foto), presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Arezzo, ha voluto chiarire come ciò non corrisponda al vero.
“La vicenda della casa di riposo di Castel San Niccolò, dove sono stati picchiati, minacciati e insultati anziani assistiti, al di là dell’atto in se deteriore e umanamente impossibile da accettare, non solo va condannato, ma richiede che i responsabili ricevano la giusta punizione”, afferma Grasso.
E aggiunge: “I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura interdittiva del divieto dell’esercizio della professione sanitaria nei confronti di sei dipendenti della struttura. Come Ordine di Arezzo, abbiamo subito preso provvedimenti per accertare l’eventuale presenza tra questi di nostri iscritti che si siano resi responsabili di simili atti. Al momento non risulta che, tra le persone colpite dal provvedimento del giudice, vi siano iscritti all’Ordine e appartenenti alla categoria professionale infermieristica, ma siamo comunque pronti eventualmente a prendere tutte le misure del caso”.
Il presidente di Opi Arezzo, quindi, sottolinea: “Quel che inorridisce gli infermieri aretini e l’intera categoria è un atteggiamento che, se fossero stati messi in atto da nostri iscritti, contravvengono alle principali regole della professione, su cui l’Ordine vigila. Responsabilità ancora più abiette e ripugnanti, in quanto perpetrate ai danni di persone fragili e indifese, con un quadro clinico segnato da patologie gravi e croniche. La nostra comunità infermieristica non può accettare che l’eventuale comportamento criminale di qualcuno offuschi l’impegno di tanti che, con coscienza e umanità, svolgono ogni giorno un lavoro difficile nel rispetto della deontologia, della vocazione professionale e dell’umanità”.
Grasso conclude così: “Non vogliamo che la nostra professione sia associata a situazioni che con essa non hanno nulla a che fare. Anzi, che ne sono l’esatto opposto: l’infermiere assiste e difende il malato, se ne prende cura, non gli reca mai danno. Per questo prendiamo le distanze da ogni comportamento che configuri un reato e sia una trasgressione a questi principi, rivendicando l’interesse primario a difendere la reputazione dell’intera categoria degli infermieri. I nostri iscritti e i cittadini devono sapere che Federazione e Ordini non lasceranno mai solo chi tiene alto il nome della professione. La sua tutela va garantita e la professionalità e la deontologia degli infermieri non possono essere messe in dubbio”.
Simone Gussoni
Lascia un commento