Nel seguente comunicato stampa le riflessioni di Antonio De Palma, presidente nazionale Nursing Up.
La qualità della vita degli infermieri italiani è alle prese con un crollo drammatico. La disorganizzazione, il pressappochismo di politiche sanitarie inconcludenti, la palese insoddisfazione per una valorizzazione economica lontana anni luce, con il conseguente sgretolarsi della fiducia in una soluzione a breve termine, rappresentano solo la punta dell’iceberg.
Sono proprio i turni massacranti all’ordine del giorno e l’aumento dei carichi di lavoro a minare sempre di più la serenità fisica e psicologica dei nostri infermieri. Come sindacato, portiamo avanti da tempo denunce e battaglie per raccontare alla collettività la realtà di una professione usurante, che paradossalmente non viene ancora considerata come tale.
Oggi autorevoli report nazionali ci pongono davanti contenuti e statistiche allarmanti sulle conseguenze che molti tra i professionisti dell’assistenza pagano già da tempo sulla propria pelle. Stiamo parlando di quelli che evidenziano apertamente come la professione infermieristica sia, in assoluto, la professione più vulnerabile del sistema sanitario italiano, e certamente tra quelle maggiormente esposte a cosiddetti rischi lavorativi.
Tutto questo si traduce in un pericoloso aumento delle malattie professionali, che derivano da carichi di lavoro assolutamente iniqui, legati soprattutto all’irrisolta carenza di personale, che sfocia non solo in turni ai limiti della tollerabilità umana, ma anche in quei demansionamenti che obbligano infermieri e ostetriche, vedi il caso Brotzu in Sardegna, che ci ha portato a proclamare due giorni di sciopero, a svolgere, ad esempio, non solo funzioni proprie, ma anche le incombenze degli oss, totalmente assenti negli orari notturni.
Gli open data Inail del 2023 non mentono: le denunce di malattia professionale protocollate presso l’Ente nel 2023 sono state 72.754, circa 12mila in più rispetto allo stesso periodo del 2022 (+19,7%). L’incremento è del 31,6% rispetto al 2021, del 61,6% sul 2020 e del 18,7% rispetto al 2019. Si tratta di dati davvero allarmanti.
Naturalmente ai primi posti, tra i settori lavorativi, c’è la sanità, e in un contesto caratterizzato da deficit strutturali come il nostro, sono in assoluto gli infermieri la professione più a rischio, con il 75% dei professionisti dell’assistenza che riferisce di soffrire di almeno una patologia lavoro-correlata. Al primo posto ci sono disturbi muscolo-scheletrici, seguiti da malattie della pelle e problemi gastrointestinali. Queste patologie sono seguite poi dai tumori, dalle affezioni del sistema respiratorio e dai disturbi psichici e comportamentali.
E’ palese, vista la natura delle malattie professionali maggiormente incidenti, e cioè le patologie muscolo-scheletriche, che siamo di fronte all’amara realtà di infermieri sottoposti a carichi fisici diventati insostenibili.
Ma oltre all’orario di lavoro e ai carichi fisici, ci sono le condizioni dell’ambiente e le caratteristiche delle specifiche responsabilità assistenziali che incidono sulle performance. Ad esempio nell’ambiente lavorativo, la carenza di stimoli, lo stress, la monotonia di talune attività ricorrenti o la scarsa autonomia professionale dal punto di vista organizzativo.
Nel caso dei turnisti, poi, il prolungamento del turno lavorativo e i carichi fisici sottesi, producono non solo accumulo di fatica e rischi per la salute dei professionisti con il possibile insorgere di malattie, ma possono esporre al rischio anche gli stessi pazienti, dal momento che stress, stanchezza e insorgere di patologie fisiche dei professionisti sanitari minano la qualità del lavoro e aumentano l’insorgere di potenziali errori.
Insomma, ruolo e responsabilità infermieristica, ma questo vale anche per i colleghi della professione ostetrica, rivestono un’importanza vitale nei delicati equilibri del nostro sistema sanitario. La politica comprenda, una volta per tutte, che la salute di questi professionisti va maggiormente tutelata, visto che dalla qualità del loro lavoro dipende la qualità stessa dei servizi sanitari offerti alla collettività.
Redazione Nurse Times
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