Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato, a firma della dottoressa Laura Rita Santoro.
In questo Paese siamo ormai abituati alla manfrina dei soliti sindacati, quelli che quando governa la sinistra perdono la lingua e anche la bussola. Siamo abituati a vederli apparire in televisione come agguerriti difensori dei lavoratori, ma poi, dietro le quinte, sui tavoli contrattuali, sono così confusi che finiscono col trovarsi seduti dalla parte datoriale! L’abbiamo visto con l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, l’abbiamo visto con la legge Fornero e l’abbiamo visto con il job act.
Quello che ancora non è completamente chiaro è se sono loro a pensarla come il Governo o il Governo a dire loro cosa fare. Una confusione di ruoli che si palesa anche nelle diversità di trattamento circa gli attuali rinnovi contrattuali dei diversi comparti del pubblico impiego. Senza volere intaccare i diritti di nessuno, vogliamo fare un parallelo tra alcune diverse tipologie contrattuali dei dipendenti pubblici.
Vogliamo iniziare parlando di noi, del contratto degli infermieri e delle professioni sanitarie non mediche, ingiustamente collocate in un comparto generalista, aspecifico come quello attualmente previsto per la sanità. Lo definiamo aspecifico e generalista perché un dipendente amministrativo, un operaio, un ausiliario, un elettricista, un cuoco…, anche se lavorano nelle aziende sanitarie o ospedaliere, nulla hanno a che vedere né con la formazione, né con le responsabilità di un professionista sanitario. Che siamo diversi, non lo diciamo noi, ma lo dicono i giudici di cassazione con le loro sentenze, lo dice la legge che regolamenta l’esercizio delle professioni ordinistiche, lo dice la legge sul nostro profilo professionale, sulla nostra formazione di base e su quella ECM obbligatoria…, lo dice il mondo!
L’evoluzione normativa e professionale degli infermieri italiani, iniziata in chiave moderna nel 1994 con il “nuovo” profilo professionale, è proseguita con altre numerose importanti riforme, quali ad esempio il raggiungimento dell’autonomia professionale, la formazione esclusivamente universitaria a tutti i livelli, fino ad arrivare all’istituzione di una propria dirigenza e alla trasformazione del collegio professionale ad ordine. Ebbene, tutte queste innovazioni circa lo status degli infermieri, in circa 25 anni, non hanno sortito alcun reale cambiamento nell’ambito dell’organizzazione del lavoro e dei riconoscimenti contrattuali.
Solo a titolo esemplificativo, OGGI CHIEDIAMO A GRAN VOCE:
– Inquadramento nella categoria Ds per tutti gli infermieri;
– di riconoscere la libera professione;
– di valorizzare l’anzianità di servizio;
– di sostenere presso il Governo il riconoscimento del lavoro infermieristico come attività usurante;
– di istituire il profilo di infermiere esperto e quello di infermiere specialista, quali posizioni fisse e strutturate negli organici degli enti;
– di valorizzare ed implementare il ruolo e il riconoscimento economico delle funzioni di coordinamento;
– di valorizzare e implementare il ruolo delle professioni sanitarie non mediche nell’attribuzione ed esercizio degli incarichi relativi alle posizioni organizzative;
– di ridurre l’orario settimanale di lavoro per i colleghi turnisti ad almeno 35 ore;
– di riconoscere almeno 2 ore settimanali di servizio degli infermieri come tempo da dedicare esclusivamente alla formazione ECM, con esclusione, in tali fasce orarie, dell’assistenza diretta;
– di aumentare il valore economico delle indennità che percepisce il personale sanitario non medico, ferme ormai da decenni a valori risibili;
– di prevedere un adeguato indennizzo risarcitorie per il disagio creato dalle amministrazioni a quelli infermieri e al personale interessato, quando gli stessi vengono richiamati in servizio con interruzione di ferie o di riposi programmati;
– di non attuare deroghe che riducano i periodi minimi di riposo degli infermieri indicati dalla UE;
– di istituire l’area separata di contrattazione per gli infermieri.
Sintetizzando, stiamo chiedendo quello che è stato già concesso, ad esempio, ai militari, alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco. Per queste categorie non si è trattato semplicemente di rinnovare il contratto, ma di riformare anche le loro carriere. Per le forze armate e quelle dell’ordine, oggi si è rinnovato il contratto, ma nel 2017 sono state oggetto dell’ennesimo riordino delle carriere. Per i vigili del fuoco lo si è fatto oggi su entrambi i fronti.
Cosa vogliono dirci Governo e sindacati confederali? Che noi, pur essendo passati in circa 25 anni da una formazione poco superiore alla scuola dell’obbligo alle lauree, ai master, ai dottorati di ricerca, non meritiamo, al pari di altri, una riforma delle nostre carriere? Noi rappresentiamo la categoria di professionisti che in Italia si è evoluta di più rispetto a tutte le altre! LO RIVENDICHIAMO!!!
Cosa vogliono dirci Governo e sindacati confederali? Che noi con il nostro lavoro salviamo meno vite di un poliziotto o di un vigile del fuoco? Oppure che corriamo meno rischi? PARLINO CHIARO!!! La nostra pazienza è finita!!!
Passando dalle carriere ai soldi e facendo un parallelo tra noi professionisti sanitari e i dipendenti dei comparti succitati, il Governo e i sindacati confederali hanno concordato un incremento economico sia per la riforma delle carriere che per il rinnovo contrattuale. Per i vigili del fuoco, ad esempio, parliamo di aumento medio mensile di oltre 257 euro lordi.
E noi infermieri? Vogliono liquidarci con un incremento medio di 85 euro lordi mensili! Come se non bastasse, il Governo, che vuole la medaglia del rinnovo del contratto del pubblico impiego, ha approvato una manovra finanziaria che finanzia in toto tutti i comparti delle funzioni centrali e solo al 50% i comparti delle Regioni, enti locali e aziende sanitarie.
Un atteggiamento vergognoso e truffaldino! I contratti collettivi nazionali devono (e diciamo devono) trovare copertura nella finanza pubblica a livello centrale e non loco-regionale. Non stiamo contrattando emolumenti accessori, ma il contratto nazionale!
Noi infermieri italiani, questo contratto vergognoso e truffaldino, come chi lo ha partorito, NON LO VOGLIAMO! Il nostro sapere scientifico-disciplinare e le nostre competenze sono tra i più avanzati del mondo e i più richiesti in Europa. VOGLIAMO CIÒ CHE CI SPETTA E LOTTEREMO A OLTRANZA PER PRENDERCELO.
Dott.ssa Laura Rita Santoro
Coordinamento regionale Nursing Up Lazio
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