Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa firmato dalla coordinatrice regionale del sindacacto infermieristico, Laura Rita Santoro.
Abbiamo scritto numerose lettere, come Nursing Up, sulla struttura di Palestrina (Roma). La situazione di tale struttura era già disastrosa prima della pandemia. Oggi mi sono arrivate le fotografie degli spogliatoi e dei bagni appena ristrutturati e rinnovati, ma la trasformazione in centro COVID era già stata posta in essere.
Non è un problema se gli spogliatoi dell’ospedale sono inadeguati, angusti e sovraffollati. Le docce, dal momento che in fase di ristrutturazione, non erano utilizzabili, anche se i lavori appena terminati non hanno potuto ampliare gli spazi, che erano comunque ristretti. Quindi ci suonano piuttosto strane le parole del direttore generale, secondo il quale non sarebbe possibile aumentare i posti letto COVID a causa degli operatori sanitari.
La struttura è in uno stato imbarazzante, recentemente documentato con fotografie (vedi, ndr). La struttura dispone di un solo ascensore, dove passano salme, vitti, divise, ma anche il personale che va nei reparti e quello che ne torna dopo aver lavorato con pazienti COVID. Ci sarebbe un altro ascensore, ma è rotto da più di un anno. La trasformazione in ospedale COVID non ha generato il miracolo della riparazione dell’ascensore, che avrebbe potuto essere d’aiuto nella costituzione di percorsi distinti al fine di evitare promiscuità e contagi.
Noi stessi di Nursing Up, abbiamo chiesto la correzione delle carenze strutturali, come anche l’integrazione del personale sanitario, già fortemente carente e di età avanzata. Abbiamo inoltrato diffide, anche con l’aiuto dell’avvocato, ma a nulla è servito. Già nel 2017 segnalammo problemi di avvallamenti sul pavimento e la mancanza di lavapadelle, nonché di docce per le cure igieniche. Faticosamente alcune cose sono state corrette, ma molte sono state “toppe”: nulla ci faceva pensare a una struttura idonea per la trasformazione in un ospedale COVID.
Una risposta (mai ricevuta) alle nostre missive avrebbe potuto avere un effetto rassicurante sul personale, ai minimi termini da sempre. Il direttore generale avrebbe trovato solo ora il personale irritato? Non mi risulta che sia la prima volta che si reca nella struttura e parla con il personale… Il dirigente sembra sottovalutare l’età media del personale, che com’è noto rappresenta l’età più pericolosa, se esposta a pazienti positivi al COVID.
Mi riferiscono, tra l’altro, che prima della trasformazione in ospedale COVID nessuno degli operatori sanitari è stato sottoposto a visita presso la medicina del lavoro. Anche tra i nostri iscritti mi risultano colleghi con L. 104 a causa di parenti. Altri sono immunodepressi o hanno fatto cure mediche importanti. Il direttore generale non si è preoccupato della struttura, dei percorsi puliti e sporchi, ma è pronto a denunciare gli operatori sanitari, a suo dire assenteisti.
Ci dicono che, prima dell’avvio dell’ospedale COVID, anche il sindaco Mario Moretti aveva preteso dalla Asl la sistemazione dei percorsi di sicurezza e la fornitura di dispositivi individuali di protezione per tutti gli operatori. Siamo fortemente convinti che dove c’è un operatore sanitario contagiato ci sono un azienda sanitaria e una Regione che non hanno fatto le cose come dovevano.
Ora sappiamo che sono numerosi gli operatori sanitari positivi e sintomatici al COVID, i quali avrebbero dovuto essere protetti. Non sarà il direttore generale a denunciare i lavoratori, ma i lavoratori stessi (e noi con loro) a denunciare la struttura per mancanza di adeguamenti strutturali, al fine di tutelare lavoratori e pazienti. Qualcuno risponderà nelle sedi opportune.
Redazione Nurse Times
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