Come professionisti, ora più che mai ci aspettiamo che la FNOPI, che rappresenta la professione in qualità di Ente sussidiario dello Stato, colga il proprio decantato ruolo di interlocutore privilegiato di Governo e Regioni, per promuovere e costruire, finalmente, una solida e reale progettualità che veda gli infermieri come protagonisti».
«I 4 miliardi di aumento del nuovo PNRR, da utilizzare nell’assistenza domiciliare e non solo, sono, lo ribadiamo da tempo, una occasione da non perdere. Le parole chiave di chi ci rappresenta ai vari livelli istituzionali siano valorizzazione della categoria, concretezza e sinergia con le parti in causa»
ROMA 7 LUG 2021 – «Lo abbiamo detto, e lo ribadiamo con forza ancora una volta: il futuro della sanità italiana passa inevitabilmente attraverso un concreto piano di rilancio della sanità territoriale, con la costruzione, passo dopo passo, di una concreta progettualità all’interno della quale l’infermiere, a tutti i livelli, possa e debba essere protagonista assoluto, alla luce della sua indiscutibile professionalità.
Ma tutto questo certo non basta, se la crescita contrattuale e con essa le legittime aspirazioni economiche degli infermieri italiani restano inesorabilmente ferme al palo. Così come il fin qui disatteso piano di valorizzazione della nostra categoria.
Lo confermano i dati della Ragioneria dello Stato, con gli infermieri che vedono aumentare la disparità retributiva con i medici, che invece “veleggiano” verso ben altri traguardi. Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Abbiamo letto e abbiamo avuto modo di riflettere sulle recenti dichiarazioni della Presidente della FNOPI Barbara Mangiacavalli, che fa riferimento al ruolo chiave che l’infermiere del presente e del futuro deve ricoprire, nell’ambito della riforma della sanità territoriale, anche nell’ambito del nuovo Piano di Resilienza.
Non c’è dubbio alcuno che noi infermieri siamo pronti. Abbiamo le qualità necessarie, nonostante le carenze strutturali con cui siamo alle prese da tempo, per assumere la responsabilità degli Ospedali di Comunità e delle altre strutture a gestione infermieristica, ed è chiaro che tutto questo non può prescindere da un tempestivo e sistematico inserimento degli infermieri di famiglia.
Certo non bastano 9600 assunzioni, per di più promesse e rimaste quasi utopia, nell’ambito di un piano che doveva portare i suoi effetti sperati già in tempo di Covid. E invece il Governo ha come al solito lanciato la palla della responsabilità alle Regioni, che fin qui hanno utilizzato solo il 20% delle risorse a disposizione, quindi parliamo di un progetto che non è mai decollato.
Ma come si fronteggiano le carenze di personale e come si rimedia in modo radicale agli errori fin qui commessi?
Quale è il ruolo chiave, noi ci chiediamo, che deve rivestire chi, sulla base delle proprie funzioni di Ente sussidiario dello Stato, si confronta quotidianamente con le istituzioni ai vari livelli?
Certo non quello di limitarsi alle belle parole e alle riflessioni, che senza il pragmatismo dei fatti, seppur veritiere e sacrosante, finirebbero con il diventare mero fumo, se non seguite da una concreta politica dei fatti.
Adesso gli infermieri si aspettano che la loro Federazione punti i piedi, ed usi tutti gli strumenti che ha per sensibilizzare Governo e Regioni ad abbandonare una volta per tutte la politica del pressapochismo.
Siamo stufi delle belle parole, da qualunque parte esse provengono. Le carenze sono sotto gli occhi di tutti: non è mai palesemente decollato il radicale piano di assunzioni capillari che avrebbe dovuto rafforzare la sanità pubblica nel momento cruciale dell’emergenza e nel contempo permettere agli infermieri dipendenti, liberati dai lacci del vincolo di esclusività, di poter sostenere con le loro forze una sanità privata che continua a boccheggiare, con malati cronici, anziani e soggetti fragili abbandonati a loro stessi.
Il nuovo PNRR del Governo Draghi, l’atteso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovrebbe prevedere, la nostra speranza è questa, una concreta riforma della sanità territoriale, un salto di qualità indispensabile da mettere in atto, alla luce di un aumento consistente delle risorse, con la dote per l’assistenza domiciliare che sale ufficialmente fino a 4 miliardi di euro.
Chiediamo che le maggiori risorse a disposizione per la sanità italiana non diventino solo foraggio per gli appetiti di 21 voraci Regioni, e di altrettanti sistemi sanitari affamati.
Siamo di fronte ad una occasione da non perdere per il futuro del nostro Sistema Sanitario, ora che finalmente ci sono maggiori risorse economiche. Governo e Regioni incedano di pari passo, e pianifichino sin da subito un piano strategico che si traduca, finalmente, in quell’ambita e tanto decantata missione di rilancio che non può e non deve conoscere tentennamenti di alcun genere.
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